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I segreti della Via Lattea

La galassia Andromeda ha la stessa struttura a spirale della Via Lattea. astrosurf.com

Quali misteri nasconde il passato della nostra galassia?

Astronomi svizzeri completano il campione di stelle necessario a comprenderlo.

Se gettiamo uno sguardo verso la costellazione di Andromeda, possiamo vedervi brillare debolmente un batuffolo chiaro: è la galassia M31, più nota come Galassia di Andromeda, l’oggetto più lontano visibile a occhio nudo.

La Via Lattea: ci viviamo dentro ma la conosciamo poco



Nelle splendide fotografie raccolte dai grandi telescopi si presenta come un disco appiattito di stelle, con un grosso rigonfiamento centrale. Ecco, se vogliamo farci un’idea di come potrebbe apparire la Via Lattea, ovvero la nostra galassia, vista dall’esterno, è proprio a M31 che dobbiamo guardare.

La Via Lattea, invece, osservata dall’interno ci appare come una brillante striscia che attraversa l’intero firmamento e che può essere uno spettacolo mozzafiato nelle limpide notti di montagna, lontano dalle luci parassite.

Un’intuizione ingenua potrebbe farci credere che, proprio perché ci viviamo dentro, la Via Lattea sia ben conosciuta dagli astrofisici. Invece non è così. Sono numerosi i modelli che ne descrivono l’evoluzione fin dall’epoca della sua formazione, poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang. Ma si scontrano con la scarsità di misure raccolte, che potrebbero confermarli o smentirli. Non che le stelle siano poco conosciute, sia chiaro. Ma quelle meglio studiate sono peculiari e anomale.

La maggioranza degli astri, simili al nostro Sole e per questo così comuni da essere considerati poco interessanti, è stata finora studiata poco. Con il risultato di avere un campione statistico limitato.

Più di 14.000 stelle



La lacuna è stata ora colmata da un gruppo internazionale di ricercatori, fra i quali vi sono pure Michel Mayor, F. Pont, Stéphane Udry e Nami Mowlawi, dell’Osservatorio di Ginevra.

Gli studiosi hanno lavorato a un progetto di lunghissimo periodo: ben 15 anni di lavoro. Usando il telescopio danese da 1,5 metri dell’Osservatorio di La Silla, in Cile, quello svizzero da 1 metro dell’Osservatorio dell’Alta Provenza, in Francia, e gli strumenti dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, negli Stati Uniti, gli studiosi hanno indagato per oltre 1.000 notti di osservazione, raccogliendo dati per più di 14.000 mila astri simili al Sole (stelle dei tipi spettrali G e F).

In tutto sono state accumulate più di 63.000 osservazioni spettroscopiche, che hanno permesso di determinare il moto degli astri nella direzione verso la quale li vediamo. Questo lavoro ha enormemente arricchito il campione statistico a disposizione della comunità scientifica.

Finalmente un campione statistico completo



L’idea di indagare sul moto degli astri della Via Lattea risale agli Anni Cinquanta e fu proposta dall’astronomo danese Bengt Strömgren. Il suo progetto venne proseguito negli Anni Ottanta dal suo connazionale Erik Heyn Olsen, che misurò la luminosità di oltre 30 mila stelle.

Il satellite Hipparcos diede il proprio contributo misurando le velocità sulla volta celeste di molte decine di migliaia di astri.

Mancava però la velocità nella direzione di vista. Ebbene, proprio questo è stato l’apporto del gruppo internazionale appena annunciato dall’European Southern Observatory (ESO), del quale fa parte anche la Svizzera. Ora sarà possibile indagare con precisione sul moto nel passato delle stelle e quindi sull’evoluzione della nostra galassia. Birgitta Nordström, che è a capo del gruppo di astrofisici, ha dichiarato: «Per la prima volta abbiamo un insieme completo di astri osservati che fornisce una buona rappresentazione della popolazione stellare del disco della Via Lattea. È abbastanza ampio per ottenere un’analisi statistica e un’informazione completa sulla velocità degli astri e sulla loro eventuale struttura binaria».

Un passato turbolento



Un’indagine preliminare sulle misure raccolte è già stata compiuta. Birgitta Nordström precisa: «Abbiamo già iniziato l’analisi dei dati per conto nostro, ma sappiamo che i nostri colleghi sparsi nel mondo faranno a gara per partecipare all’interpretazione di questa miniera di informazioni».

Dalle prime anticipazioni è già emerso che circa un terzo dei sistemi stellari osservati è formato da stelle binarie o multiple. Non solo: il moto degli astri del disco della Via Lattea è stato intensamente condizionato dalla formazione di strutture quali le nubi molecolari, i bracci a spirale e l’enorme buco nero centrale, che ha una massa pari almeno a quattro milioni di volte quella del Sole.

Ne emerge un quadro del passato della galassia assai più turbolento di quanto ci si immaginasse sulla base dei modelli precedenti, ricco di fatti burrascosi come immense esplosioni di stelle, scontri con altre galassie e moti di grandi nubi di gas.

swissinfo, Marco Cagnotti

L’evoluzione della Via Lattea, la galassia che ospita il sistema solare, è poco nota perché finora non si possedeva un campione statistico completo degli astri più comuni nella nostra galassia.

Un gruppo internazionale di ricercatori, del quale fanno parte anche tre studiosi dell’Osservatorio di Ginevra, ha completato questo campione statistico.

Sono stati impiegati telescopi degli Osservatori di la Silla, in Cile, dell’Alta Provenza, in Francia, e dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, negli Stati Uniti.

L’analisi delle misure raccolte permetterà di ricostruire l’evoluzione della Via Lattea.

Un’indagine preliminare ha già consentito di scoprire che il passato della Via Lattea è ricco di fenomeni violenti quali esplosioni di stelle, scontri con altre galassie e moti di grandi nubi di gas.

La Via Lattea ha un diametro di 100 mila anni-luce
Contiene circa 200 miliardi di stelle
Gli studiosi hanno analizzato per più di 15 anni oltre 14.000 stelle, raccogliendo 63.000 osservazioni spettroscopiche.

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