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I rifiuti di Herzog e de Meuron in mostra a Basilea

Lo stadio olimpico di Pechino progettato dai due architetti di Basilea per le Olimpiadi del 2008. Herzog & de Meuron

Lo Schaulager, il nuovo tempio della cultura basilese, propone una grande esposizione dedicata ai suoi creatori: Herzog e de Meuron.

La mostra permette di contemplare i processi creativi dei due grandi architetti, attraverso uno sguardo inedito agli scarti delle loro opere.

Le forme sono quasi sempre diverse, ma le opere di Jacques Herzog e Pierre de Meuron si distinguono spesso in tutto il mondo per l’armonia delle loro simmetrie, la purezza delle loro linee e l’eleganza del loro stile.

Un’eleganza quasi aristocratica, alla quale i due architetti svizzeri sembrano predestinati: de Meuron porta un cognome di origini nobili, mentre Herzog significa addirittura “Duca”.

Così aristocratici che perfino i loro scarti, i loro rifiuti diventano preziosi a Basilea.

L’esposizione che lo Schaulager dedica ai due grandi creatori è fatta quasi soltanto di disegni, schizzi, modellini e resti di materiali sperimentati durante le ricerche dell’opera definitiva.

Carta incollata, ritagli di cartone, fili di ferro, maquette di legno, gesso o polistirene e diversi altri oggetti provvisori che molti dei loro colleghi avrebbero forse già buttato da tempo in una pattumiera.

Nell’elite mondiale

Di certo, lo Schaulager non ha fatto grandi sforzi per trovare il tema della sua seconda grande esposizione, dopo l’inaugurazione nel maggio del 2003.

Oltre a vivere e a lavorare nella città sul Reno, Herzog e de Meuron sono, tra l’altro, i due architetti che hanno realizzato il nuovo e maestoso tempio basilese della cultura e dell’arte.

Una “pigrizia” che si può comunque facilmente perdonare, vista la rinomanza mondiale conquistata negli ultimi tempi dai due architetti, grazie anche ad opere come la stupenda Tate Gallery di Londra e all’assegnazione del premio Pritzker 2001, considerato il “Nobel” dell’architettura.

Herzog e de Meuron hanno ormai messo in ombra anche Mario Botta e Peter Zumthor – i loro colleghi svizzeri, fino a pochi anni fa, più quotati anche all’estero – e rientrano nel ristretto gruppo di architetti che si spartiscono gli incarichi più prestigiosi a livello internazionale.

Una decina di creatori, ai quali è affidato il compito di plasmare e marcare il paesaggio urbano del pianeta, realizzando quelli che diventano inevitabilmente dei veri e propri simboli delle città.

Un tempo erano cattedrali e palazzi, oggi sono grattacieli, musei, banche, centri commerciali o stadi sportivi futuristici.

Uno sguardo ai processi creativi

Sfuggendo alla tentazione della celebrazione dei due maestri e quindi al pericolo dell’auto-celebrazione, lo Schaulager rinuncia volontariamente a mettere in vetrina le opere finite di Herzog e de Meuron.

La mostra propone invece frammenti di idee, esempi di riflessioni, tracce di esperimenti, esposti senza alcun filo cronologico, quasi in disordine.

Oggetti che, però, meglio ancora di qualsiasi immagine o modello dei risultati finali, permettono di capire il percorso seguito dai due architetti per dominare lo spazio e addomesticare le forme.

“La nostra intenzione è soprattutto di mostrare i processi creativi che si nascondono dietro le opere”, fa notare Theodora Vischer, direttrice dello Schaulager.

Così, ad esempio, si possono vedere alcuni dei disperati tentativi compiuti da Herzog e de Meuron per ingannare la forza di gravità nella progettazione del futuro Stadio olimpico di Pechino, il gioiello delle Olimpiadi estive del 2008.

Una struttura di elementi, che si intrecciano e si sorreggono tra di loro come in un nido, tiene sospeso l’immenso tetto, interamente chiudibile. Lo stadio è già stato ribattezzato “nido d’uccello” dai cinesi.

Gemelli siamesi

Mettendo a nudo il lavoro dei due architetti, l’esposizione non svela un curioso mistero: dove finisce Herzog e dove comincia de Meuron, cosa appartiene all’uno e all’altro di questi strani gemelli siamesi.

Nati entrambi a Basilea nel 1950, i due giocavano già assieme da bambini, prima di occupare gli stessi banchi della facoltà di architettura di Zurigo, diventare assistenti dello stesso professore e aprire uno studio comune nel 1978 ai bordi del Reno.

“Facciamo molte cose assieme, ma non tutto allo stesso momento e allo stesso posto”, si è limitato a dire Herzog, per giustificare l’assenza di de Meuron alla presentazione della mostra organizzata dallo Schaulager.

Herzog e de Meuron, de Meuron e Herzog, il lavoro dei due architetti si fonde in tutte le loro opere e, ancora oggi, ognuno dei 30 progetti in corso a livello mondiale viene sorvegliato dagli occhi di entrambi.

Città interscambiabili

Se i meccanismi della loro complementarità e della loro complicità rimangono ancora un mistero, l’esposizione permette invece di intravedere alcuni segreti del loro successo.

“Cerchiamo di realizzare delle costruzioni in cui la gente ha piacere a vivere e a lavorare”, dichiara Jacques Herzog a swissinfo. “Per questo le nostre opere sono ogni volta diverse l’una dall’altra”.

Mentre alcuni grandi architetti si limitano spesso a riprodurre dei modelli riusciti, in ogni parte del mondo, Herzog e de Meuron si sforzano di capire e interpretare l’ambiente in cui lavorano, studiando con interesse e curiosità culture, paesaggi, forme e stili locali.

“Le città stanno diventando interscambiabili e indifferenziabili. Compongono sempre più una sorta di sottofondo di quella che comincia ad essere l’ultima attività umana: lo shopping”, ha scritto recentemente Herzog.

Specificità dell’architettura

I due architetti basilesi sono invece alla costante ricerca della specificità architettonica e culturale.

Un modo di procedere che traspare dalla sezione della mostra dedicata ad una delle opere faraoniche realizzate attualmente da Herzog e de Meuron in Cina: l’intero cuore di un centro abitativo destinato ad accogliere 100’000 persone nella città di Jinhua.

L’esposizione presenta centinaia di documenti e fotografie che testimoniano la lunga ricerca di materiali, colori, decorazioni e dettagli dello stile architettonico cinese.

A Jinhua nascerà così nel 2006 un altro paradosso della globalizzazione dell’architettura contemporanea: il quartiere creato dai due architetti svizzeri sarà impregnato dalla realtà cinese, mentre i quartieri circostanti realizzati da colleghi cinesi saranno caratterizzati da materiali e stili occidentali.

swissinfo, Armando Mombelli

1950, nascita a Basilea di Jacques Herzog e Pierre de Meuron.
1975, i due studenti ottengono il diploma di architettura a Zurigo.
1978, apertura dello studio di architettura Herzog & de Meuron a Basilea.
2000, inaugurazione della Tate Gallery a Londra, rinnovata dai due architetti svizzeri.
2001, Herzog e de Meuron ricevono il premio Pritzker.
2003, apertura dello Schaulager, realizzato dai due creatori basilesi.
2004, inaugurazione del Forum 2004 a Barcellona, creato da Herzog e de Meuron.

Herzog e de Meuron hanno realizzato 250 progetti in 25 anni di attività comune.

Il 250esimo è costituito dalla mostra “Herzog & de Meuron, n° 250”, in cui i due architetti presentano le loro opere, fino al 12 settembre, allo Schaulager di Basilea.

Il loro studio di architettura, che occupa 200 persone, sta realizzando attualmente 200 costruzioni a livello mondiale.

Tra queste opere spicca il New de Young Museum a San Francisco (apertura 2005), il Walker Art Center di Minneapolis (2005), lo stadio di calcio Arena a Monaco di Baviera (2006), lo stadio olimpico di Pechino (2008), un centro abitativo per 100’000 persone a Jinhua, nella provincia cinese dello Zhejiang.

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