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I nostri antenati ricreati da un’équipe zurighese

Ricostruzione al computer di due fra gli scheletri più completi rinvenuti a Dmanisi Ponce de León & Zollikofer

Gli ominidi del Caucaso – probabilmente i nostri più antichi antenati emigrati dall'Africa – camminavano e correvano come l'uomo moderno. Tuttavia erano più bassi ed avevano un cervello incredibilmente piccolo.

Lo rivela uno studio pubblicato dalla rivista Nature e condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Zurigo, che hanno ricostruito gli ominidi al computer analizzando delle ossa ritrovate sul sito di Dmanisi.

A Dmanisi, nell’ovest della Georgia, si trova uno dei siti archeologici più importanti del mondo. Negli ultimi 16 anni, nel Caucaso sono stati ritrovati i resti ben conservati di sei individui risalenti a circa 1,7 milioni di anni fa.

Gli scienziati sostengono si tratti dei più antichi rappresentanti del genere umano “Homo” rinvenuti fuori dal continente africano e della prima popolazione di “Homo erectus” ritrovata finora.

Le ossa di tre adulti e di un adolescente scoperte recentemente a Dmanisi sono ora state associate a tre scheletri venuti alla luce in passato. “Queste scoperte hanno fornito un ulteriore tassello alla ricerca sull’evoluzione”, sostiene l’antropologo Christoph Zollikofer.

“Dmanisi ha vinto la lotteria per quattro o cinque volte di fila: gli antropologi non vi hanno rinvenuto un unico osso, bensì un’intera popolazione”, dice Zollikofer a swissinfo. Insieme a Marcia Ponce de Léon, l’esperto ha passato un anno nel suo laboratorio di Zurigo a ricostruire al computer lo scheletro degli individui ritrovati, utilizzando tecniche all’avanguardia.

Piccoli corridori con un cervellino

Finora si conosceva poco riguardo la capacità di rimanere in piedi dell’Homo erectus. Questo perché gli scienziati avevano a disposizione quasi esclusivamente dei teschi e pochissime ossa del resto del corpo.

Dagli ultimi ritrovamenti si è notato che gli ominidi di Dmanisi non corrispondevano propriamente all’Homo erectus. Rispetto a quest’ultimo erano infatti più bassi di statura, avevano braccia più lunghe, un cervello sorprendentemente piccolo e ciglia più sottili.

“Le persone piccole hanno cervelli piccoli. Ma paragonando la taglia del corpo degli individui ritrovati in Georgia siamo giunti alla conclusione che il loro cervello era comunque proporzionalmente assai più minuscolo. La sua dimensione era di quasi la metà rispetto ai nostri. Erano molto più simili al genere Homo – che viveva in Africa due milioni di anni fa – che non all’homo erectus, più recente”, aggiunge Christoph Zollikofer.

La loro statura non superava 1m40-1m60, ma le proporzioni del loro corpo erano simili alle nostre, spiega lo scienziato. “È curioso il fatto che le loro gambe erano piuttosto ‘moderne’. Erano più lunghe rispetto alle braccia ed erano in grado di percorrere lunghi tratti a piedi o correndo”, spiega il ricercatore.

Gli ominidi di Dmanisi erano carnivori e per questo percorrevano lunghe distanze alla ricerca di carcasse di animali. In Georgia dovevano affrontare il clima fresco, spostarsi attraverso praterie e foreste, abitate da animali di origine africana – come gli struzzi e le giraffe – e da specie provenienti dall’Eurasia, come i lupi e le tigri dai denti di sciabola.

Le loro spalle e le loro braccia non erano come quelle dell’uomo moderno, ma ciò non impediva loro di produrre utensili rudimentali di pietra o di spezzare le ossa della selvaggina per estrarne il midollo, rivela lo studio.

Da dove veniamo?

Le scoperte di Dmanisi hanno creato un certo subbuglio fra gli scienziati impegnati nelle ricerche sull’evoluzione, perché modificano le recenti teorie sull’origine degli umani.

Finora è stato difficile determinare con esattezza di quale specie si tratta. Per numerosi esperti le ossa scoperte in Georgia vanno classificate fra i primi Homo erectus, giunti in Asia dall’Africa.

Ma gli ominidi di Dmanisi non corrispondono morfologicamente all’Homo erectus africano. Di conseguenza taluni scienziati ritengono si tratti piuttosto di Homo habilis. Ma si suppone che questi ominidi simili alle scimmie non siano vissuti fuori dall’Africa.

Altri scienziati hanno coniato il termine “Homo georgicus” per descrivere le creature ritrovate a Dmanisi. La confusione quindi persiste.

“Attualmente è difficile decidere con precisione”, afferma Zollikofer. “Ritengo che tutto abbia origine in Africa. Occorre ora determinare quando questi primi ominidi hanno lasciato il continente africano. Gli ominidi di Dmanisi sarebbero quindi da annoverare fra i primi ‘migranti'”, aggiunge Christoph Zollikofer.

Intanto, sulle colline boschive della Georgia il lavoro continua senza sosta per chiarire il mistero.

swissinfo, Simon Bradley
traduzione, Anna Passera

Secondo una teoria generalmente accettata, l’uomo moderno (Homo sapiens sapiens) ha avuto origine in Africa circa 120’000 anni fa e ha rapidamente sostituito le specie anteriori.

L’Homo sapiens sapiens si è poi spostato dall’Africa verso il Medio oriente e l’Asia, per giungere in Europa circa 40’000 anni fa.

L’Homo sapiens è sopravvissuto all’Uomo di Neanderthal e ad altre specie discendenti dall’Homo erectus (che colonizzò l’Eurasia due milioni di anni fa) grazie alla sua migliore capacità di riprodursi e di accaparrarsi le risorse.

Gli ominidi appartengono alla famiglia degli Hominidae, le “grandi scimmie”. Di questo gruppo fanno parte gli oranghi, i gorilla, gli scimpanzé, ma anche il genere Homo.
La paleoantropologia è una scienza che studia l’evoluzione dell’uomo attraverso i resti fossili degli ominidi.
Dmanisi è un sito situato in un villaggio medievale a circa 85 km dalla capitale della Georgia, Tbilisi.
Nel 1983, durante degli scavi archeologici nella città vecchia di Dmanisi, sono state rinvenute delle ossa giunte a noi dal tardo pleistocene.
In seguito gli scienziati hanno trovato teschi completi, numerose altre ossa del corpo e utensili di pietra appartenenti a sei individui vissuti circa 1,7 milioni di anni fa.

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