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I giovani italo-svizzeri a tu per tu con Stephan Lichtsteiner

Stephan Lichtsteiner si è cimentato su un altro tipo di campo da gioco Michele Novaga

All’appuntamento organizzato dalla Società Svizzera e dal consolato generale di Milano per far conoscere ai neo-maggiorenni le opportunità di studio e lavoro in Svizzera, l’ospite d’onore è stato il capitano della nazionale svizzera di calcio Stephan Lichtsteiner.

Martino e Giulio sono due ragazzi diciottenni. Ex compagni alla scuola svizzera di via Appiani a Milano, hanno due nazionalità: italiana, essendo nati a Milano, e svizzera, poiché entrambe le loro madri sono svizzere.

Arrivano al centro svizzero del capoluogo lombardo con la spilla con lo scudo crociato ben in vista sul colletto della camicia per assistere alla festa a loro dedicata. Oggi, infatti, come già avviene da qualche anno, è stata organizzata una serata speciale per tutti i nati nel 1998 e iscritti nelle liste del più antico consolato svizzero all’estero.

Un ospite speciale alla serata informativa

La sala Mieili ha un aspetto diverso, sicuramente meno formale del solito. Non ci sono le file di sedie da conferenza e al loro posto sono stati posizionati alcuni banchetti della Società svizzeraCollegamento esterno, del Consolato generale di Svizzera a MilanoCollegamento esterno, del Collegamento svizzero in ItaliaCollegamento esterno e di educationsuisseCollegamento esterno dove i giovani possono raccogliere volantini e brochure con i programmi delle loro attività, ma anche informazioni utilissime su come studiare o svolgere il servizio militare in Svizzera. O ancora su come votare alle elezioni o ai referendum ora che sono diventati maggiorenni. Invece del palco dei relatori, solo due trespoli da bar e un piccolo tavolino dove di lì a poco il console generale presenterà e poi intervisterà un ospite davvero speciale. “Abbiamo frequentato la scuola svizzera fino all’ottava classe e partecipiamo alle iniziative della Società svizzera e del consolato di Milano. Ma stasera, oltre ad essere qui per un senso di appartenenza e per ritrovare alcuni ex compagni di scuola, siamo venuti per conoscere Stephan LichtsteinerCollegamento esterno”, commentano felici.

Il capitano della nazionale svizzera e pilastro della Juventus è l’ospite della serata. Una bella sorpresa per i circa 40 ragazzi e ragazze molti dei quali accompagnati dai genitori che non hanno voluto perdersi un’occasione unica. “Lo scopo della serata è quello di attrarre i 18enni, cosa non così facile se si fanno presentazioni sterili o frontali. Bisogna anche tener conto che si tratta di giovani nati e cresciuti in Italia con doppia cittadinanza e il cui legame con la Svizzera non è così forte. Per questo e per coinvolgerli in un momento così importante della loro vita, abbiamo ideato questo format con stand informativi e con Lichtsteiner come ospite”, spiega a swissinfo.ch Félix Baumann, console generale di Svizzera a Milano.

Il capitano della nazionale elvetica Stephan Lichtsteiner e il console generale di Svizzera a Milano Félix Baumann Michele Novaga


Il “capitano”, un ragazzo come loro

All’ingresso in sala del capitano della nazionale, i neo-maggiorenni si lasciano andare e fanno partire un fragoroso applauso. Il console comincia la sua intervista ricordando come la sua generazione abbia dovuto attendere 22 anni prima di vedere la nazionale svizzera partecipare ad una fase finale dei mondiali. “Voi siete fortunati dato che la nostra nazionale, di cui siamo tutti orgogliosi, negli ultimi anni si è sempre qualificata e comportata bene”.

Le domande si susseguono e Lichtsteiner oltre a ripercorrere la sua carriera e a ricordare come non sia stato facile a 24 anni abituarsi subito al campionato italiano e ai ritmi di una grande città come Roma, parla della Svizzera: “Amo il mio paese che secondo me è il più bello del mondo, dove vivono la mia famiglia e i miei amici e dove prima o poi tornerò.” Poi, raccontando dell’insoddisfazione per il suo apprendistato bancario e della sua voglia di giocare a calcio sin da adolescente, dispensa alcuni consigli: “Capire i giovani non è facile: mi ricordo quando anch’io mi trovavo nella vostra situazione e dovevo ascoltare i consigli di qualcuno più adulto di me. Sono convinto che ognuno debba fare le cose che più gli piacciono: se volete davvero una cosa impegnatevi al massimo che prima o poi il successo arriva”.

Dal pubblico piovono le domande anche sulle differenze tra Italia e Svizzera: “In Svizzera viviamo più di fretta e siamo più diffidenti mentre in Italia l’atteggiamento è diverso: la gente ti accoglie a braccia aperte. Tra le caratteristiche degli italiani esporterei in Svizzera la creatività e la personalità mentre in Italia non farebbe male un po’ di puntualità tipica degli svizzeri”.

Studiare in Svizzera? Una grande opportunità

Il capitano, prima di andarsene, firma autografi, regala magliette e sorrisi. Ma la serata continua anche senza di lui tra una partita di biliardino e una prova di tiro con la carabina all’angolo dei tiratori della Società Svizzera. E naturalmente tra gli stand dove i ragazzi mostrano grande interesse.

Andrea Basso, maturando in ragioneria, arriva dal Friuli. “Nella mia famiglia i valori svizzeri si tramandano di generazione in generazione: ed io, oltre al desiderio di frequentare l’università in Svizzera, sto valutando l’opportunità di svolgere il servizio militare nella Confederazione”, spiega a swissinfo.ch.

Anche Aurora Mezzetti è venuta alla serata per un senso di appartenenza svizzera – la nonna materna era di Wattwil nel cantone di San Gallo – ma anche per conoscere le nuove opportunità di studio che la seconda cittadinanza, quella elvetica appena ottenuta, le offre: “Nonostante non parli il tedesco le mie origini e i miei legami svizzeri rimangono: voglio conoscere bene l’altro mio paese e sto valutando di studiare psicologia in Svizzera”.

Per entrambi ci potrebbe essere la possibilità di usufruire di una delle 10 borse di studio (del valore che varia da 1’000 a 5’000 franchi) messe a loro disposizione dalla Gazzetta Svizzera Collegamento esternoattraverso educationsuisse.

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