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I diari del Duce in Ticino? Per ora solo domande

Mistero sull'autenticità dei diari di Mussolini, che sarebbero conservati a Bellinzona Keystone

Veri o falsi i diari di Benito Mussolini che l'esponente di Forza Italia Marcello dell'Utri afferma di aver visto a Bellinzona, in Ticino, dove sarebbero conservati?

A pochi giorni dalle clamorose affermazioni del politico italiano, a moltiplicarsi sono soprattutto gli interrogativi quanto all’autenticità di quei documenti.

Interrogativi a cui difficilmente si può dare una risposta, soprattutto nell’immediato. Lo scetticismo e la prudenza degli storici, dalle due parti della frontiera, suona come un chiaro ed inequivocabile invito alla verifica, puntuale e rigorosa.

Le certezze del senatore forzista, invece, si baserebbero sui risultati di una perizia calligrafica che attesterebbe la veridicità dei diari. Quel che è evidente, in mezzo a tanti dubbi, è che il ritrovamento di quei documenti ha scatenato una vera e propria caccia ai diari e alimentato appetiti internazionali.

Per entrare in possesso dei presunti scritti di Mussolini, si stanno muovendo emissari di editori italiani, svizzero tedeschi e inglesi. I diari fanno soprattutto gola alla casa editrice italiana Mondadori, di Silvio Berlusconi, di cui Dell’Utri è un grande e fedele amico di lunga data.

Concrete proposte di vendita

In mezzo a tanti dubbi, dicevamo, qualche certezza c’è. In Ticino c’è qualcuno che ha cercato di vendere i diari: a un editore di Bellinzona, a uno di Lugano e, di recente, alla Biblioteca cantonale di Lugano. E’ lo stesso direttore Gerardo Rigozzi a darne conferma attraverso una nota inviata ai media, nella quale precisa anche l’autore della proposta, il professor Pierfranco Castelli.

“Il professore – spiega Rigozzi – mi aveva chiesto se la Biblioteca fosse stata interessata all’acquisto del diario al prezzo di 1,5 milioni di franchi, senza che avessi la possibilità di consultare il documento”. Seguono le motivazioni del rifiuto, sostanzialmente tre. In primo luogo l’impossibilità di poter appurare se si trattasse o meno di un falso, visto che tale opzione è stata subito negata.

Il direttore della Biblioteca ha poi aggiunto che spetterebbe comunque alla famiglia Mussolini e allo Stato italiano la priorità dell’acquisto di un simile documento. In terzo luogo perché “l’ipotesi di un acquisto da parte dello Stato del Canton Ticino può essere presa subordinatamente in considerazione, ma a un prezzo attendibile e dopo il necessario accertamento di autenticità”.

Gerardo Rigozzi conclude sottolineando che in Ticino in nessun caso l’ente pubblico persegue, nel settore della cultura e della documentazione, uno scopo commerciale. Poiché il suo compito è di provvedere “a raccogliere documenti importanti nelle sue istituzioni al solo scopo di consultazione e ricerca pubblica”. Una visione confermata a swissinfo dall’Archivio storico.

Il mistero delle fotocopie: vedere ma non toccare

I presunti diari del Duce, che un imprenditore ticinese voleva vendere a Berlusconi per 20 milioni di euro (stando alle rivelazioni della TSI), sarebbero dunque conservati presso un notaio a Bellinzona. Ma quelle che circolano da circa due anni sono delle fotocopie, o stralci di fotocopie, sui cui si è potuto esprimere lo storico italiano Arrigo Petacco, biografo di Mussolini.

All’agenzia di stampa italiana adnkronos, Petacco ha manifestato tutto il suo scetticismo. Tanto più che nemmeno lui ha potuto trattenere le fotocopie – per provvedere a verifiche e riscontri – mostrategli dal figlio del Duce Romano Mussolini, che le aveva avute da un collezionista svizzero.

Nel gennaio dell’anno scorso, confessa ancora Arrigo Petacco all’agenzia, contattò di nuovo Romano Mussolini per sapere che fine avessero fatto quei misteriosi diari. “Ma la cosa finì lì, per me, perché mi disse che stava molto male”.

Interesse commerciale o culturale?

Le somme di denaro che circolano, come le fotocopie dei presunti diari, fanno però pensare a dinamiche speculative, più che a un interesse storico serio e sincero. Chi possiede i diari, veri o falsi – il mistero continuerà ancora per un po’ – sembra infatti aver optato per un’operazione più commerciale che culturale.

Il movimento creato attorno a questi documenti, con tutte le zone d’ombra del caso, sostanziano il bisogno di prudenza e la scelta del silenzio da parte di numerosi storici. Anche all’Archivio di Stato del Canton Ticino si seguono gli sviluppi senza esprimere valutazioni. I misteri sembrano davvero troppi.

Marcello Dell’Utri, che in un primo tempo si era vantato trionfalmente di avere in mano i diari del Duce, ha dovuto precipitosamente precisare di avere, in realtà, soltanto delle fotocopie. Le stesse che in Ticino sono in mano a diverse persone, tutte in possesso di parte delle riproduzioni dei diari.

Ma il senatore insiste: questi diari non escono dal nulla, vengono da una casa dove sono stati custoditi per 60 anni. La casa del figlio di un partigiano.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

I presunti diari di Benito Mussolini, sarebbero in possesso di Maurizio Bianchi, figlio di Lorenzo Bianchi, uno dei partigiani della 52esima Brigata Garibaldi che arrestò il Duce.

Secondo alcune fonti Lorenzo Bianchi – nome di battaglia “Renzo” – mise le mani su quei documenti il 27 aprile 1945, quando il Duce cercò di entrare in Svizzera.

Nel frattempo si è fatto avanti l’Archivio di Stato italiano che si appresta a chiedere alla Svizzera la consegna dei diari per verificarne l’autenticità.

In Ticino, in fatto di ritrovamenti, esiste un precedente importante: i diari – autentici – di Galeazzo Ciano, portati in Ticino dalla moglie Edda, figlia del Duce.

I diari di cui si parla sarebbero stati scritti dal Duce tra il 1935 e il 1939
Gli scritti sono attualmente conservati presso un notaio a Bellinzona
Nel mese di dicembre del 2005 il figlio del Duce Romano Mussolini si rivolge al biografo del padre per un parere sull’autenticità dei documenti
Nell’intento di vendere i diari, tra il 2005 e il 2006 vengono anche contattate due case editrici ticinesi

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