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Bocciata Previdenza 2020, ma qualsiasi altra riforma sarà dolorosa

Previdenza 2020
I votanti hanno bocciato questa domenica sia la legge sulla Previdenza per la vecchiaia 2020, che l'aumento dell’Imposta sul valore aggiunto a favore dell’AVS. Keystone

Dopo il fallimento di questo ennesimo tentativo di riforma della previdenza per la vecchiaia, la stampa si chiede quale altra soluzione sarà in grado di ottenere una maggioranza di consensi. I vincitori di questa votazione si trovano ai poli opposti e qualsiasi riforma è destinata a far male. 

“Partito liberale radicale (PLR), Unione democratica di centro (UDC) e organizzazioni economiche svizzero-tedesche sono riuscite, assieme all’estrema sinistra svizzero-francese, a far durare una situazione di stallo, 22 anni dopo l’ultima revisione del sistema previdenziale”, rilevano il Tages-Anzeiger e il Bund. “Con il no è stata affossata una riforma equilibrata che, forse, tra alcuni anni, gli stessi vincitori di oggi rimpiangeranno”. 

“Il ministro delle assicurazioni sociali Alain Berset ha puntato su una riforma globale, dopo che singole modifiche, come l’aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni o la riduzione del tasso di conversione della previdenza professionale, erano già state bocciate dal popolo. L’annodamento del primo e del secondo pilastro hanno però aumentato i punti di attacco contro la riforma”, aggiungono i due quotidiani di Zurigo e Berna. 

Ai loro occhi, ora non vi è più molto tempo da perdere: “Sul risanamento dell’AVS i partiti di governo sono condannati al successo. Con ogni anno di attesa si aggrava la situazione finanziaria dell’assicurazione statale. La Svizzera non può permettersi una bancarotta dell’AVS”, sottolineano il Tages-Anzeiger e il Bund, secondo i quali, dopo questo voto, sarà difficile trovare una maggioranza per tentare di nuovo di aumentare le rendite dell’AVS, come rivendicato dalla sinistra, ma anche per portare l’età di pensionamento per uomini e donne a 67 anni, come auspicato dalla destra. 

Innalzare l’età di pensionamento 

Un aumento dell’età di pensionamento è quanto propone invece già oggi la Neue Zürcher Zeitung, giornale vicino al PLR. “Il popolo ha premuto sul tasto ‘reset’. Previdenza per la vecchiaia 2020, il progetto più importante di questa legislatura, è stata respinta in modo sorprendentemente chiaro alle urne e rinviata al mittente. Nonostante cinque anni di lavori, il ministro Alain Berset e il Parlamento non sono riusciti a presentare un progetto di previdenza per la vecchiaia in grado di essere accettato dal popolo”. 

Anche a detta del quotidiano zurighese, “il piano, volto a stabilizzare congiuntamente il primo e il secondo pilastro, si è dimostrato inservibile. Il pacchetto di misure era troppo complicato e carico, il suo impatto era quasi impossibile da prevedere e vi erano troppi difetti, che rendevano il tutto facilmente attaccabile da ogni parte, cumulando i motivi per un rifiuto”, aggiunge la Neue Zürcher Zeitung, per la quale “la palla si trova ora nel campo della maggioranza borghese in Parlamento”, in particolare del PLR e dell’UDC che hanno affossato la riforma.

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Secondo il foglio zurighese, ora è giunto quindi il momento di rimettere in discussione l’età di pensionamento: “Vi è più gente che vive a lungo e che percepisce più a lungo una rendita con la stessa età di pensionamento, mentre si riduce il numero delle persone attive rispetto ai pensionati. A causa di questa evoluzione demografica, sta diventando sempre più precario il finanziamento delle istituzioni di previdenza. La durata della vita lavorativa deve essere adeguata all’aumento della speranza di vita, affinché ognuno possa accumulare su un periodo più lungo i propri mezzi di sostentamento per la vecchiaia”. 

Alleanza contro natura 

Per l’Aargauer Zeitung, si tratta di una sconfitta fragorosa e amara per Alain Berset, “il ministro della sicurezza sociale, abile stratega, ha avuto l’astuta idea di legare la riforma del primo e del secondo pilastro, dopo che erano sempre rimaste senza successo le precedenti riforme parziali, come la riduzione del tasso di conversione. Ieri lo si è visto: anche la versione del pacchetto globale non è gradita dal popolo”. 

“È chiaro chi è lo sconfitto, ma chi può attribuirsi la vittoria e far valere ora delle pretese?”, si chiede il quotidiano argoviese. A suo avviso, “la grande vincitrice è la presidente del PLR Petra Gössi, che ha dato il proprio volto alla campagna del no nella Svizzera tedesca”, mentre l’UDC si è trattenuta questa volta. “Ma vi è un’altra vincitrice, la sinistra nella Svizzera francese. Si è battuta contro l’aumento dell’età di pensionamento delle donne e i tagli ‘antisociali’ delle rendite della previdenza professionale”. 

Questa “alleanza contro natura” renderà anche in futuro difficile elaborare una riforma in grado di raccogliere una maggioranza di voti. Il ministro Alain Berset, indebolito, dovrà quindi affrontare nei prossimi anni i “lavori di Ercole”, prevede l’Aargauer Zeitung, per la quale si impone ora una riforma rapida e onesta. “Tra le cose oneste vi è anche quella di spiegare alla gente che in futuro dovremo lavorare di più. Ma un aumento dell’età di pensionamento non sarebbe assolutamente sostenuto da una maggioranza. Il PLR e l’UDC non devono nemmeno provarci. Si dovrebbero invece introdurre degli incentivi in favore di coloro che vogliono lavorare più a lungo”. 

Qualsiasi riforma farà del male 

Secondo la Südostschweiz, gli avversari di questa “riforma fittizia”, come l’hanno soprannominata, devono ora portare a loro volta qualcosa. Soprattutto il PLR dovrà “dimostrare di essere capace di trovare una soluzione sostenibile da una maggioranza. Non si tratta di una questione di rapidità, ma di presentare apertamente le carte sul tavolo. E di non tentare d’ingannare la gente: qualsiasi riforma del sistema previdenziale farà del male”.

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“Sono necessari compromessi, dei quali non tutti potranno approfittare allo stesso modo, ma ai quali tutti dovranno partecipare”, prosegue il giornale della Svizzera sud-orientale. “Una riforma del sistema di previdenza non sarà una situazione ‘win-win’, ma una soluzione in cui tutti dovrebbero perdere il meno possibile, affinché alla fine sia la nostra previdenza per la vecchiaia ad uscirne vincitrice”.   

Per la Luzerner Zeitung non saranno ora solo il PLR e l’UDC a dover dimostrare in che modo intendono risanare le casse dell’AVS e della previdenza professionale, ma anche il Partito popolare democratico (PPD) dovrà rivedere le sue posizioni. “Con il nuovo presidente Gerhard Pfister, il partito di centro si è posto a rimorchio della sinistra, sostenendo in Parlamento un progetto che, palesemente, non rappresentava un compromesso accettabile. Per questo suo posizionamento, il PPD ha dovuto incassare uno schiaffo sonoro”. 

Crisi allergica 

“Tutto da rifare”, osserva la Tribune de Genève, secondo la quale “il popolo ha ucciso un compromesso storico, che era stato avvallato dal Parlamento dopo una successione di rovesci nel corso di vent’anni”. Anche per il quotidiano ginevrino destra e estrema sinistra hanno formato una “convergenza contro natura” per affossare Previdenza per la vecchiaia 2020. 

“E ora?”, si chiede la Tribune de Genève. Il bisogno di riforme è incontestato. Si tratta di una semplice questione di vita o di morte per il sistema pensionistico. Ma non si intravede in che modo i fratelli nemici di ieri si uniranno per elaborare un compromesso in tempo ragionevole. Non per niente nessuna riforma è andata in porto negli ultimi venti anni. Ben otto tentativi sono stati necessari per comporre il progetto respinto questa domenica. Le prime proposte lanciate domenica dalla destra hanno immediatamente provocato una crisi allergica alla sinistra, sia vincitrice che perdente”. 

Paese diviso in tre 

“Come nel caso della fiscalità delle imprese, il voto contrario lascia insoluto il problema di fondo e obbliga ora Governo e Parlamento a rimboccarsi le maniche alla ricerca di una soluzione migliore”, sottolinea anche il Corriere del Ticino. “Qui però nasce un altro grosso problema, perché il no a Previdenza 2020 non significa l’avallo del Piano B proposto dal fronte borghese PLR-UDC. È sì caduto un compromesso troppo fragile rispetto al peso che doveva portare, ma al momento non si vede nemmeno lontanamente all’orizzonte una via d’uscita”. 

Il Paese è diviso in tre, osserva il giornale ticinese: “Una grossa minoranza favorevole a soluzioni tipo Previdenza 2020, considerata il male minore; una minoranza di centro-destra che vorrebbe una compensazione delle rendite interamente nel secondo pilastro e ipotizza l’aumento dell’età di pensionamento a 67 anni; e una minoranza di sinistra contraria ad ogni risanamento e che punta all’abolizione della previdenza professionale. Nessuna delle tre è in grado da sola di aggregare un consenso per una riforma”.

I tre pilastri del sistema previdenziale  

Il primo pilastro corrisponde alla previdenza statale, ossia all’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS), che mira a coprire almeno i bisogni vitali al momento del pensionamento. Questa assicurazione obbligatoria per (quasi) tutti viene finanziata tramite contributi di dipendenti, indipendenti, datori di lavoro e Confederazione.  

Il secondo pilastro è costituito dalla previdenza professionale, le cui prestazioni dovrebbero permettere, assieme a quelle dell’AVS, di mantenere in buona parte il proprio tenore di vita dopo il pensionamento. Gestita da casse pensioni e assicurazioni, la previdenza professionale è obbligatoria per tutti lavoratori dipendenti ed è finanziata con i loro contribuiti e quelli dei datori di lavoro.  

Il terzo pilastro concerne invece il risparmio volontario individuale, destinato a colmare eventuali lacune previdenziali e a soddisfare desideri individuali. Alcune forme di questa previdenza facoltativa – conti bancari vincolati e proprietà immobiliari – beneficiano di incentivi fiscali.

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