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I “secondos” sono spesso i primi

Keystone

Gli stranieri naturalizzati della seconda generazione hanno un livello di formazione simile a quella dei giovani svizzeri. In molti casi addirittura migliore.

Le disparità tra i cosiddetti “secondos” sono legate soprattutto al paese di origine e all’estrazione sociale dei genitori.

I figli di immigrati raggiungono in media un livello di formazione e una situazione professionale equivalente a quella dei giovani svizzeri.

In non pochi casi, la loro ascesa sociale è perfino più rapida ed elevata rispetto ai coetanei svizzeri.

È quanto risulta da uno studio presentato martedì a Berna dall’Ufficio federale di statistica (UST) e realizzato dalla Scuola universitaria professionale per il lavoro sociale di Lucerna e dal Forum svizzero per lo studio della migrazioni.

Chiave dell’integrazione

Stando ai dati del censimento del 2000, in Svizzera gli stranieri di seconda generazione sono circa 500’000 e rappresentano quindi il 7% della popolazione. Di questi il 32,3% ha acquisito la nazionalità svizzera.

Secondo lo studio dell’UST, i “secondos” hanno generalmente una formazione professionale più elevata rispetto ai loro genitori.

Gli stranieri naturalizzati che provengono da famiglie con un buona condizione socio-professionale seguono una formazione universitaria perfino più spesso dei giovani svizzeri.

Questo dimostra, affermano gli autori dello studio, che la naturalizzazione, assieme al livello di scolarizzazione a alla condizione socio-professionale dei genitori, è una delle chiavi del successo professionale.

Differenze a seconda dell’origine

Il passaporto rossocrociato però non è sempre un sinonimo di integrazione: alcuni gruppi di naturalizzati, in particolare le donne e i nuovi immigrati, sono più esposti al rischio di disoccupazione rispetto al resto della popolazione.

Va inoltre notato che il tasso di naturalizzazione varia notevolmente da un gruppo all’altro: in testa alla classifica ci sono i francesi con il 59,5% di naturalizzazioni e i croati con il 55,8%.

Per i membri di altre comunità il tasso di naturalizzazione è molto più basso: i macedoni raggiungono appena il 16,2%, i portoghesi il 15,6%, gli spagnoli il 14,2% e i serbo-montenegrini (kosovari compresi) il 10%.

Disparità di integrazione professionale

Anche per quanto riguarda l’integrazione professionale esistono disparità a seconda della nazionalità d’orgine.

Gli italiani e gli spagnoli nati in Svizzera hanno una condizione sociale simile a quella dei giovani confederati.

I ragazzi originari della Serbia- Montenegro (Kosovo compreso), del Portogallo e della Turchia hanno invece maggiori difficoltà di integrazione.

Generalmente lavorano nell’edilizia e nel settore alberghiero, occupazioni tipiche degli immigrati di prima generazione, che non necessitano una formazione elevata.

In questi casi l’acquisizione del passaporto rossocrociato non garantisce l’integrazione, sottolinea l’UST. Le donne e gli stranieri immigrati di recente, anche se naturalizzati, si trovano infatti in situazioni precarie e sono più a rischio di disoccupazione rispetto agli altri gruppi.

swissinfo e agenzie

Il 20,4% della popolazione residente in Svizzera è di nazionalità straniera (1,623’000 persone).
Questa quota sale al 21,7% tenendo conto anche dei lavoratori stagionali, dei richiedenti l’asilo e dei funzionari internazionali.
Quasi un quarto degli stranieri sono nati in Svizzera.
Ogni anno circa 35’000 stranieri ottengono la nazionalità svizzera.
Il 54% degli stranieri provengono dai paesi dell’Unione europea.

Principali comunità straniere residenti in Svizzera:
– 300’214 italiani (20,1% del totale degli stranieri),
– 199’150 serbi e montenegrini (13,3%),
– 159’737 portoghesi (10,7%),
– 144’864 tedeschi (9,7%).

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