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W le zecche e abbasso la cultura!

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Che cosa lega la CalabriaCollegamento esterno alla SardegnaCollegamento esterno?

Nulla.

Per cultura, tessuto sociale, storia politica, tradizioni popolari, non si potrebbero immaginare due realtà più lontane.

Ma entrambe fanno parte dell’Italia.

E, oggi, sono culturalmente molto meno distanti dal resto della nazione di quanto non lo fossero, per dire, anche solo cinquant’anni fa.

Nel bene e nel male.

Soprattutto nel male.

Almeno a giudicare dalle due vicende che stiamo per raccontarvi.

Partiamo dalla Calabria.

Più precisamente da CrotoneCollegamento esterno.

La squadra di calcio della città che si affaccia sul Mar IonioCollegamento esterno, il Football Club CrotoneCollegamento esterno, quest’anno gioca in serie ACollegamento esterno.

E’ la prima volta.

Evento così inaspettato che lo stadio comunale, intitolato a Ezio ScidaCollegamento esterno, il capitano morto in un incidente stradale il 19 gennaio 1946, non risponde agli standard richiesti dalla Lega calcioCollegamento esterno.

Che si fa?

Si cerca in tutta fretta di adeguarsi.

Come?

Proseguendo nello scempio cominciato esattamente mezzo secolo faCollegamento esterno.

Eh sì, perché lo Scida è stato edificato sull’area archeologica dell’antica agoràCollegamento esterno di KrotonCollegamento esterno, centro importantissimo della Magna GreciaCollegamento esterno.

Impossibile saperlo prima che lì c’era un tesoro?

Facciamo finta di sì.

Ma nel 1981, a frittata fatta, e quando ormai era chiara a tutti l’importanza del sito, è arrivato il divieto assoluto di edificabilità.

Divieto rispettato almeno da lì in poi?

Nemmeno per idea.

Infatti, nel 1999, quando il F.C. Crotone passò dalla serie CCollegamento esterno alla serie BCollegamento esterno, lo stadio venne ingrandito: la nuova curva nord “si mangiò, letteralmente, un lembo dell’agorà“, come ha scritto l’archeologa Margherita CorradoCollegamento esterno.

E ora, nel 2016, per rispettare i parametri richiesta dalla serie A, sono appena state ampliate la tribuna ovest e la curva sud.

In barba a ogni vincolo.

Peggio: con il benestare del nuovo soprintendente alle Belle arti, Mario PaganoCollegamento esterno, che, preso possesso dell’ufficio il 13 luglio, il 14 ha subito autorizzato i lavori, senza che il sottosegretario ai Beni culturaliCollegamento esterno, la pisana Dorina BianchiCollegamento esterno (PdCollegamento esterno), da sempre residente a Crotone, sollevasse la benchè minima obiezione.

Inutile il grido di dolore della dottoressa Corrado.

Anzi: lei e quanti l’hanno sostenuta sono stati insultati senza ritegnoCollegamento esterno sui social networkCollegamento esterno.

Chiaro, no?

Prima il pallone, poi la cultura.

E a Roma, intesa come governo della Repubblica, tutti zitti.

Passiamo alla Sardegna.

Nell’estremo nord ovest, ossia dall’altro lato rispetto alla Costa SmeraldaCollegamento esterno, c’è un gioiello assoluto: il Parco naturale regionale di Porto ConteCollegamento esterno.

Istituito nel 1999, si estende per oltre 5 mila ettari da FertiliaCollegamento esterno a Capo CacciaCollegamento esterno.

Al suo interno ci sono piccole ma preziose realtà abitate che fanno capo al Comune di AlgheroCollegamento esterno: la contrada agricola di Guardia GrandeCollegamento esterno; la frazione di MaristellaCollegamento esterno; l’ex colonia penale del TramariglioCollegamento esterno; il consorzio residenziale Pischina SalidaCollegamento esterno.

L’area del Parco e il mare che la circonda sono protette: divieto di costruire, divieto di caccia, divieto di pesca, divieto di raccolta della flora e financo delle pietre.

Bello.

Bellissimo.

Peccato che, con una decisione scellerata, sia stato deciso di alterare l’equilibrio di questo paradiso importando daini dalla Tenuta di San RossoreCollegamento esterno (Pisa) e cinghiali dalla MaremmaCollegamento esterno.

Liberi di vagare per un territorio enorme, gli uni e gli altri si sono riprodotti in quantità spropositata.

Tanto che, ora, il sovraffollamento sta spingendo i branchi alla ricerca di nuovi spazi vitali a nord, fuori dall’area protetta, in direzione di StintinoCollegamento esterno.

Non basta.

Daini (più di 800, si dice) e cinghiali rappresentano un pericolo continuo per chi vive all’interno del Parco e per i turisti.

Invadono i centri abitatiCollegamento esterno alla ricerca di cibo; aggrediscono gli anzianiCollegamento esterno; distruggono i poderi, gli orti e i giardiniCollegamento esterno.

Di più: i daini sono vettori di zecche molto pericoloseCollegamento esterno che provocano la cosiddetta malattia di LymeCollegamento esterno (paralisi facciale, palpitazioni cardiache, artrite, forti mal di testa e disturbi neurologici).

Tanto che a Maristella, preoccupati ed esasperati, hanno dato vita a un comitato, guidato da Tonina DesogosCollegamento esterno, per chiedere di eradicare la fauna non autoctonaCollegamento esterno o, in subordine, di avviare un piano di abbattimento straordinario.

Non hanno ottenuto né una cosa né l’altra.

Perché?

Perché si sono messi di mezzo gli ecologistiCollegamento esterno.

Che, come i tifosi di calcio, risultano bravissimi a fare la voce grossa.

E badano solo al loro particulareCollegamento esterno.

Così, da una parte, gli ultràCollegamento esterno del Crotone se ne infischiano dell’antica agorà.

E danno un calcio alla Storia.

Mentre agli ultrà dell’ambiente sembrano interessare più le bestie degli esseri umani.

E danno uno schiaffo al buonsenso.

Nel silenzio, a Crotone come ad Alghero, degli amministratori pubblici.

Che cosa volete che siano, infatti, in termini elettorali, un’archeologa e i suoi amici rispetto a migliaia di tifosi?

E val la pena di inimicarsi la vasta platea degli ecologisti (veri e/o a parole) per far contenti i nemmeno 500 abitanti del Parco?

Così siamo al paradosso assoluto.

Questo: massima tutela per daini e cinghiali (importati!), massimo disprezzo per il patrimonio artistico (inestimabile e irripetibile!).

Bestiale, no?

Sì, in tutti i sensi…

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