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Hollande più conciliante di Sarkozy con la Svizzera?

A meno di sconvolgimenti, François Hollande e Nicolas Sarkozy dovrebbero ritrovarsi per un testa a testa al secondo turno del 6 maggio 2012. Reuters

I candidati alla presidenza francese non hanno risparmiato la Svizzera durante la campagna elettorale, in particolare in ambito fiscale. I socialisti svizzeri sperano da parte loro che François Hollande, se eletto, allenterà le tensioni bilaterali. Come fece Mitterand nel 1983.

L’elezione presidenziale francese, il cui primo turno si svolge domenica prossima, modificherà le relazioni tra Parigi e Berna? I propositi dei diversi candidati manifestati durante la campagna non sono di buon auspicio.

Nel novembre 2011, il presidente Nicolas Sarkozy aveva criticato le «mancanze» della Svizzera in materia di cooperazione fiscale, mettendo la Confederazione sullo stesso livello dei paradisi fiscali dell’America centrale. In marzo ha invece proposto di tassare gli esuli fiscali, ciò che necessiterebbe una rinegoziazione della convenzione di doppia imposizione tra Francia e Svizzera.

Anche il socialista François Hollande, favorito nei sondaggi, auspica una revisione di questa convenzione che giudica troppo debole. Vorrebbe inoltre introdurre una super tassa sui grandi patrimoni per gli esuli fiscali. Il candidato del Front de gauche Jean-Luc Mélenchon ha dal canto suo definito la Svizzera una «cassaforte per tutti i mascalzoni del pianeta».

Da Berna non giungono però reazioni. «Non commentiamo mai i propositi dei candidati politici», risponde il Dipartimento delle finanze. «Sarebbe invece diverso nel caso di persone elette che applicano un programma preciso».

Svizzera al bando

Quali sono le ragioni di questi attacchi? Va innanzitutto ricordato che nel 2007 la cerchia di Sarkozy non aveva esitato a raccogliere in Svizzera i fondi per la campagna presidenziale. Uno dei suoi consulenti, Manuel Aeschlimann, aveva origini bernesi. Anche la candidata socialista Ségolène Royal guardava con interesse alla Svizzera, auspicando una «democrazia partecipativa» analoga a quella elvetica.

La situazione è cambiata con la crisi del 2008-2009. Parigi ha intensificato la sua lotta all’evasione fiscale: la Svizzera e il suo segreto bancario sono entrati in linea di mira e le relazioni si sono fatte più tese.

«Nicolas Sarkozy ha probabilmente un problema con noi», ha affermato con stupore l’allora presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey nel novembre 2011, dopo che il suo omologo francese aveva manifestato l’intenzione di voler mettere la Svizzera «al bando della comunità internazionale».

Al di là della crisi fiscale, Sarkozy ha comunque trascurato le relazioni bilaterali. Nel corso del suo mandato, i tradizionali incontri annuali tra capi di Stati si sono svolti soltanto due volte.

Rafforzare le relazioni

«Sarkozy ha pronunciato parole molto dure nei confronti della Confederazione», osserva il consigliere agli Stati (parlamento svizzero) Didier Berberat. In questo senso, Hollande non può essere peggio, prosegue il senatore socialista.

«Il candidato socialista mi sembra più posato dell’imprevedibile Sarkozy. Berna dovrà rapidamente mettersi in contatto con l’Eliseo e il nuovo governo per rafforzare le relazioni»

Domenica scorsa, Didier Berberat ha stretto la mano di François Hollande. «Abbiamo parlato per alcuni minuti dopo il suo meeting di Vincennes. Ci siamo detti che intensificheremo i legami tra i nostri due partiti». Bisogna prendere sul serio le “minacce” dei candidati rivolte alla Svizzera? «Questi propositi si rivolgono per lo più verso l’interno, che verso l’esterno», ritiene Berberat.

Interesse per Rubik?

Nel caso di una vittoria elettorale, la composizione del governo Hollande, che ha annunciato una presidenza meno “iperattiva” di quella di Sarkozy, avrà certamente un’influenza sulle relazioni bilaterali.

Nel suo entourage ci sono infatti detrattori della Svizzera e del suo segreto bancario (come Vincent Peillon e Arnaud Montebourg), ma anche potenziali “svizzerofili”. Ad esempio Manuel Valls, di madre svizzera, o il conciliante Laurent Fabius.

A Berna si attende la fine di questo periodo elettorale. Se riuscirà a imporsi, non è da escludere un interesse di Sarkozy per l’accordo Rubik, si mormora negli ambienti diplomatici svizzeri.

Il modello Rubik, accettato da Berlino e Londra, prevede di applicare un’imposta liberatoria anonima sugli averi dei cittadini tedeschi e inglesi depositati in Svizzera. A Berna si sostiene che anche Hollande potrebbe seguire la stessa strada, nel caso in cui altri Stati dovessero optare per Rubik.

Amici malgrado la fuga di capitali

Le relazioni franco-svizzere sono raramente state idilliache, rammenta lo storico Alain-Jacques Tornare. «Non va dimenticato che l’irritazione francese di fronte alla fuga dei capitali verso la Svizzera non è una questione nuova. Negli anni ’60, ben prima dell’arrivo al potere di Mitterand, il crollo del franco francese aveva provocato un esodo fiscale verso la Svizzera, ciò che irritò molto De Gaulles».

Nel 1983, l’esodo dei capitali non ha comunque impedito a Mitterand di accettare l’invito della Svizzera. Si è trattato della prima visita di Stato di un presidente francese dal 1910. Un “ricongiungimento” che permise di placare le tensioni bilaterali e di organizzare incontri quasi annuali ai livelli più alti.

La procura di Parigi ha minacciato di intraprendere azioni legali nel caso in cui i risultati delle urne vengano diffusi prima delle 20 di domenica 22 aprile.

L’importanza assunta dalle reti sociali quali Facebook o Twitter aumenta in effetti la probabilità di una pubblicazione prematura.

Durante le presidenziali del 2002 e del 2007, i giornali svizzeri e belgi avevano pubblicato i risultati prima delle 20, provocando un afflusso degli internauti francesi.

I media hanno annunciato di voler agire allo stesso modo anche quest’anno, a partire dalle 18:30.

Il procuratore di Parigi rammenta che a partire dalla mezzanotte di venerdì e durante il giorno dello scrutinio, la pubblicazione dei sondaggi è vietata sulla stampa, su internet e sulle reti sociali.

L’infrazione è punita con una pena pecuniaria che può ammontare a 75’000 euro. Giovedì mattina, Nicolas Sarkozy ha affermato su Europe 1 di non essere disturbato dalla possibilità che i risultati siano pubblicati prima delle 20 e accessibili su Internet.

(fonte: AFP)

François Hollande rimane leggermente favorito nella corsa all’Eliseo, come confermano gli ultimi sondaggi pubblicati a due giorni dal primo turno.

Il candidato socialista sarebbe in vantaggio di 3,5 punti percentuali rispetto al presidente uscente Nicolas Sarkozy.

Soltanto l’indagine TNS Sofres-Sopra Group dà Hollande e Sarkozy in perfetta parità, con il 27% delle intenzioni di voto.

Il quadro sembra invece più chiaro per il secondo turno, dove Hollande conquisterebbe tra il 54 e il 57% dei voti.

Dietro ai due favoriti ci sono Marine Le Pen (14-171% a seconda del sondaggio), Jean-Luc Mélenchon (12-14,5%) et François Bayrou (10%), che confermano così le percentuali dei precedenti sondaggi.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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