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Hildebrand: uno stile nuovo tra lodi e attacchi

Philipp Hildebrand presiede dal 1° gennaio 2010 la Banca nazionale svizzera Keystone

Dalla polvere alle stelle, dalle stelle alla polvere: l'attività di Philipp Hildebrand presso la Banca nazionale svizzera è stata contrassegnata da momenti di gloria, ma è finita sotto il peso dello scandalo morale. Messo sotto pressione, il presidente della banca centrale ha gettato la spugna.

Una carriera esemplare quella di Philipp Hildebrand. Dopo il diploma di maturità, conseguito a Zurigo, il figlio di un meccanico di macchine per scrivere ottiene nel 1988 un “bachelor of arts” all’Università di Toronto. In seguito prosegue gli studi in scienze economiche e politiche a Ginevra, Firenze e Cambridge e conclude la sua formazione universitaria con un dottorato in relazioni internazionali a Oxford nel 1994.

La sua carriera professionale comincia nello stesso anno a Ginevra al servizio del Forum economico mondiale. Dal 1995 al 1999 lavora a Londra e New York presso la società Moore Capital Management, specializzata nella gestione patrimoniale e nell’amministrazione di Hedgefonds. Nel 2000 rientra in Svizzera: è responsabile per un anno degli investimenti presso la banca privata Vontobel di Zurigo e poi direttore esecutivo dell’Unione di banche private.

Nel 2003, quando diventa a 39 anni il più giovane membro della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS), Philipp Hildebrand si distingue per almeno tre cose: si è fatto parecchi soldi, dispone di una notevole rete di contatti negli ambienti finanziari internazionali e non esita a prendere apertamente posizione sulla politica economica svizzera. Già nel 1996, pubblica da New York un articolo sulla rivista “Finanz und Wirtschaft”, in cui critica la politica monetaria restrittiva della BNS.

Salvatore delle banche svizzere

Entrando nella BNS, rinuncia a ben più lauti guadagni nel settore bancario privato, ma non perde i suoi due altri segni distintivi. Hildebrand sviluppa ulteriormente la sua rete di contatti internazionali. Tra le sue relazioni più strette vi sono il ministro americano delle finanze Timothy Geithner, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke o l’ex presidente della banca centrale europea Jean-Claude Trichet.

Hildebrand viene così accolto in diversi prestigiosi organismi economici internazionali, tra cui il “Group of 30”, in cui siedono trenta dei principali dirigenti e specialisti finanziari mondiali. Nel novembre scorso, i capi di Stato e di governo del G20, riuniti a Cannes, lo designano alla vicepresidenza del Consiglio di stabilità finanziaria. Un incarico importante per la Svizzera, tuttora esclusa dal gruppo dei 20 principali paesi industrializzati.

Nominato nel 2007 alla carica di vicepresidente della direzione della BNS, Hildebrand si trova ben presto a dover gestire in prima persona il piano di salvataggio dell’UBS, messo in atto dall’istituto di emissione e dal governo per evitare il fallimento della più grande banca svizzera, rimasta a secco di liquidità. Il nuovo vicepresidente della BNS è “l’uomo che ha salvato le banche svizzere”, scrive il settimanale americano Newsweek.

La fine dei tabù

Hildebrand non esita però a denunciare la sete di guadagno degli operatori finanziari. “I bonus hanno contribuito a creare rischi eccessivi. Il settore bancario deve ripensare il suo modo di agire. I banchieri devono saperlo: non vi è un ritorno al vecchio sistema”, dichiara il vicepresidente della BNS, auspicando una regolamentazione più severa per le banche elvetiche e un aumento delle loro riserve finanziarie. “Non vi sono più tabù”, afferma Hildebrand.

Nel 2010 il governo lo nomina alla presidenza della direzione della BNS. Con Hildebrand e il suo vice Thomas Jordan è una nuova generazione che giunge al timone della banca centrale elvetica. I due apportano anche uno stile nuovo: si esprimono pubblicamente, avanzano in alcune occasioni perfino delle riserve sulle scelte del parlamento, criticano i dirigenti bancari e mettono in guardia contro i rischi di un surriscaldamento del mercato immobiliare.

Uno stile che contrasta con la discrezione e le dichiarazioni ermetiche che contrassegnavano fino a pochi anni fa i responsabili delle banche centrali. “Se avete capito quello che ho detto, allora mi sono espresso male”, soleva dire ai giornalisti l’ex presidente della Federal Reserve Alan Greespan. Ma i tempi sono cambiati: da garanti della stabilità monetaria, le banche centrali si vedono ora costrette a fungere da pompieri per spegnere una crisi dopo l’altra: quella degli istituti bancari, quella del debito e ora quella dell’euro.

George Clooney della finanza

Lo stile Hildebrand suscita lodi, ma anche attacchi, non solo da parte degli ambienti bancari, ma anche dell’Unione democratica di centro (UDC). Lo stratega del partito di destra Christoph Blocher chiede all’inizio dell’anno scorso le dimissioni del presidente della BNS, accusandolo di sperperare miliardi di franchi per lottare inutilmente contro l’apprezzamento del franco. La banca centrale chiude il 2010 con un disavanzo storico di 20 miliardi di franchi.

Nel 2011 il franco continua a salire pericolosamente rispetto al dollaro e all’euro. La BNS viene ora accusata di passività dagli ambienti economici, che temono un crollo delle esportazioni, e dai sindacati, che si preoccupano per i posti di lavoro. Dopo mesi di attesa, il 6 settembre Hildebrand annuncia uno storico intervento: l’istituto di emissione fissa un corso minimo di 1,20 franchi per 1 euro.

La misura suscita dapprima un certo scetticismo, ma si rivela efficace. Hildebrand raccoglie di nuovo complimenti da quasi tutte le parti, perfino da alcuni esponenti dell’UDC. A fine anno si moltiplicano gli articoli di lode sulla stampa. Il presidente della BNS diventa “il salvatore della Svizzera”, “l’uomo di cui il paese può essere fiero”, “competente, sovrano e serio”. E perfino “la rockstar svizzera”, “il George Clooney del mondo finanziario”, due riferimenti al suo bell’aspetto e al suo fisico da ex-campione svizzero di nuoto.

Transazioni delicate

Il passo dalla polvere alle stelle è tanto rapido quanto quello dalle stelle alla polvere in questi ultimi giorni. A fine anno, Hildebrand è di nuovo sotto accusa: la stampa svela transazioni valutarie effettuate da sua moglie Kashya o da lui stesso proprio nel periodo in cui la BNS era intervenuta per deprezzare il franco. In particolare, l’acquisto e la vendita di mezzo milione di dollari tra l’estate e l’autunno scorso violerebbe il regolamento sulle transazioni private dei membri della direzione della BNS.

Il 5 gennaio Hildebrand si spiega dinnanzi alla stampa: le operazioni sono state effettuate dalla moglie a sua insaputa e sono state giudicate regolari dal Controllo delle finanze federali. Il presidente della BNS non esclude di avviare un’azione penale contro coloro che lo hanno attaccato e lascia intendere di essere vittima di un complotto ai suoi danni. I suoi dati bancari sono passati tra l’altro nelle mani di Christoph Blocher.

Le giustificazioni di Hildebrand convincono però solo a metà e le accuse contro il “signore dei soldi” non sembrano placarsi. Dopo aver escluso a più riprese l’ipotesi di dimissioni, forte del sostegno ricevuto dal Consiglio federale e dalla stessa BNS, il 9 gennaio Hildebrand fa un passo indietro e annuncia il suo ritiro dalla carica di presidente.

Fondata nel 1907, la Banca nazionale svizzera è incaricata, conformemente alla Costituzione, di condurre la politica monetaria nazionale, perseguendo l’interesse generale del paese.

La BNS ha come obbiettivi principali di garantire la stabilità dei prezzi, favorire un’evoluzione congiunturale positiva e il benessere della popolazione.

L’istituto di emissione funge tra l’altro da banca dalla Confederazione e regolamenta i flussi interbancari. Su mandato della Confederazione, ha inoltre il monopolio per l’emissione di banconote e la messa in circolazione di monete.

La BNS opera in modo indipendente dal governo, ciò significa che può fissare autonomamente i tassi di interesse, e stabilisce la sua politica monetaria in funzione di una previsione di inflazione a medio termine.

Gli utili della BNS sono ripartiti tra i cantoni (due terzi) e la Confederazione (un terzo).

1963: Philipp Hildebrand nasce a Berna.

1988: bachelor presso l’Università di Toronto.

1988 – 93: studi di scienze politiche alle Università di Ginevra, Firenze e Cambridge.

1994: dottorato in relazioni internazionali presso l’Università di Oxford.

1994: collaboratore presso i servizi finanziari del Forum economico mondiale a Ginevra.

1995: gestore patrimoniale presso la società finanziaria Moore Capital Management, specializzata in Hedgefonds, a Londra e New York.

2000: responsabile degli investimenti presso la banca privata Vontobel a Zurigo.

2001: membro del comitato esecutivo dell’Unione di banche private da Ginevra.

2003: membro della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS).

2007: vicepresidente della direzione della BNS e responsabile del dipartimento finanze, sistemi finanziari e sicurezza.

2010: presidente della direzione della BNS.

2011: vicepresidente del Consiglio di stabilità finanziaria del G20.

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