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Quale futuro per Solar Impulse?

Solar Impulse 2 rimarrà in un hangar alle Hawaii fino alla prossima primavera. Solar Impulse/Revillard/Rezo.ch

Il giro del mondo di Solar Impulse 2 è sospeso fino alla primavera dell’anno prossimo. Per far decollare nuovamente l’aereo solare svizzero ci vogliono nuovi investimenti. Ma cosa dicono gli sponsor principali?

«Abbiamo circa 120 persone sul libro paga, più i costi del volo nel 2016. Abbiamo quindi bisogno di circa 20 milioni di franchi», afferma a swissinfo.ch Bertrand Piccard, promotore del progetto. Numerosi collaboratori possiedono contratti temporanei che sarebbero giunti a scadenza a fine estate. Ma, sottolinea l’avventuriero svizzero, «bisogna poter contare su alcuni di loro anche l’anno prossimo. È quindi un’organizzazione completamente nuova. Sarebbe stato più facile finire quest’anno».

Bertrad Piccard dovrà darsi da fare per trovare i soldi. Si dice ad ogni modo fiducioso. «Alcuni partner hanno già comunicato di voler continuare a sostenerci visto che per loro è stato un enorme successo. Il ritardo è addirittura positivo siccome dà loro visibilità su un periodo più lungo. L’avventura ha riscosso così tanto entusiasmo in tutto il mondo che quando riprenderemo l’anno prossimo l’interesse sarà enorme», ritiene Bertrand Piccard.

Il budget iniziale era di 150 milioni di franchi. Tra i sostenitori c’è pure il governo svizzero, il cui aiuto – incluso l’utilizzo degli aerodromi militari di Dübendorf e di Payerne – è stimato a circa 6 milioni di franchi.

Decollato da Abu Dhabi nel mese di marzo, Solar Impulse 2 doveva terminare il suo giro del mondo in agosto dopo diversi scali. Il 3 luglio, l’aereo è atterrato alle Hawaii, a circa a metà tragitto. Durante la storica traversata del Pacifico, durata cinque giorni, le batterie si sono surriscaldate, causando seri danni al velivolo.

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Gli sponsor rimangono a bordo

«Solar Impulse è e rimane uno dei progetti di tecnologia pulita più entusiasmanti. La nostra collaborazione durerà fino al termine del volo attorno al mondo», dichiara a swissinfo Florian Meier, portavoce del fabbricante svizzero Schindler.

Sebbene non sia in grado di fornire alcuna cifra sul contributo supplementare, Florian Meier sottolinea che il costruttore di ascensori, tra i quattro sponsor principali di Solar Impulse, «lavorerà a stretto contatto con Solar Impulse e con gli altri partner per trovare la soluzione adeguata».

Lo stesso vale per il gruppo chimico Solvay, che ha fornito lubrificanti e materiali leggeri. «Quando dodici anni fa siamo stati i primi a firmare con Solar Impulse, c’era soltanto un’idea. Non era nemmeno stato fatto uno studio di fattibilità. Abbiamo seguito tutte le fasi dello sviluppo e tutte le tappe di Solar Impulse dal 2004. Abbiamo integrato e accettato i rischi di un progetto del genere», dice Lamia Narcisse, portavoce di Solvay. «Siamo in contatto quotidiano con il team di Solar Impulse per discutere delle prossime tappe. Cercheremo di elaborare il miglior scenario possibile», aggiunge.

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«È stata la decisione più difficile che abbia mai preso»

Questo contenuto è stato pubblicato al Con il volo storico di Solar Impulse 2 dal Giappone alle Hawaii, il pilota svizzero André Borschberg ha realizzato un sogno da bambino. La decisione di volare direttamente sull’isola statunitense è però stata a lungo dibattuta in seno al suo team. Intervista. swissinfo.ch: Perché ha voluto volare direttamente alle Hawaii invece di effettuare una pausa dopo il volo di prova? André Borschberg: C’erano talmente tante restrizioni di volo sopra al Giappone che l’unica soluzione era di effettuare il volo principale subito dopo quello di prova. Alcuni sistemi non funzionavano e secondo gli ingegneri non c’era modo di continuare. E ovviamente c’era Bertrand [Piccard] da una parte ed io dall’altra, nella cabina di pilotaggio, a pensare alla situazione: lo stato del velivolo, le condizioni meteorologiche e la mia capacità di gestire la situazione. Ho deciso che potevo andare avanti. Mi sono detto che il livello di rischio era accettabile e che ce l’avrei fatta malgrado le carenze. Ma è stata una decisione molto difficile siccome, per un certo verso, c’erano in ballo molte emozioni. Fai parte del team, ma vai contro il suo volere. Non è facile. Ho semplicemente detto che il responsabile della decisione ero io, non gli ingegneri. Detto questo, volevo sapere se potevo davvero contare sul loro aiuto e supporto. Così è stato, per ognuno di loro. Nelle loro voci potevo però percepire molta tensione. Penso che sia stata la decisione più difficile che abbia mai preso. swissinfo.ch: Gli ingegneri sembravano tesi durante la diretta del volo. Lei si è sentito in pericolo o ha avuto paura? A. B.: Abbiamo forzato le batterie molto di più rispetto a un volo normale in cui si sale a 8’500 metri. Abbiamo effettuato i due voli uno dopo l’altro. Per il volo di prova sono dovuto salire rapidamente ad alta quota. Poi sono sceso e ho iniziato il volo [verso le Hawaii]. Il risultato è che durante il secondo e il terzo giorno le batterie erano molto più calde del previsto. È questo che si sente [durante la trasmissione in diretta]. Certo, eravamo preoccupati, ma non ero angosciato. Questo ha modificato il modo di riposare e di volare. È stata un’ulteriore differenza rispetto a un volo normale, ma ero fiducioso che ce l’avremmo fatta. swissinfo.ch: Lassù non aveva molta privacy. Tutti sapevano cosa stava mangiando o quando stava dormendo, facendo yoga o utilizzando il bagno. Come ci si sente a essere seguiti così da vicino per tutto il tempo? A. B.: Ci si dimentica. A volte mi dicevo: ‘Ah già, mi stanno guardando!’ (risate). La cabina di pilotaggio è molto piccola. Bisogna fare molta attenzione, essere prudenti, e fare le cose in modo lento e rilassato. Bisogna riflettere su quello che si sta per fare ed organizzarsi. Questo vale quando si preparano i pasti o ci si cambia i vestiti e, ancor di più, quando si va in bagno. Sono alto un metro e novanta. Si può immaginare una persona che si muove in quello spazio [3,8 m3] con vestiti pesanti, cavi, tubi e tutto quanto. Tutto va fatto con calma. Si adotta lentamente un atteggiamento zen poiché l’unico modo di fare bene le cose è concentrarsi. Il proprio livello di consapevolezza aumenta. È un modo molto consapevole di vivere, fare ed essere. È stato fantastico! È stata la prima volta che ho potuto viverlo in maniera così profonda. Ho vissuto nel presente a ogni momento. Ci si dimentica quindi della telecamera e di tutto. Si è semplicemente nel proprio ambiente. swissinfo.ch: Durante il volo ha fatto esercizi di yoga. Ma non ha avuto dolori alla schiena o gambe anchilosate? A. B.: Sono sicuro che non mi crederà, ma no, mi sentivo bene. Nemmeno il mio medico mi crede. Ho fatto yoga il più possibile. Ogni mattina avevo una lunga sessione e poi tentavo di avere diverse sessioni e movimenti durante il giorno. Ovviamente non potevo assumere le posizioni di yoga siccome non potevo alzarmi in piedi o praticare il saluto al sole. Ma potevo sedermi in vari modi e sdraiarmi, ciò che mi ha aiutato molto. Quando si fa yoga si impara a osservare sé stessi, il proprio corpo, la propria mente. E quando si è stressati, può essere utile dissociarsi dallo stress e analizzare il modo in cui si reagisce e ci si rilassa. Questo mi ha aiutato a mantenere la giusta mentalità e a non farmi coinvolgere emotivamente da situazioni quali le batterie. swissinfo.ch: Cosa ci può dire del volo di cinque giorni? È andata come se l’aspettava? A. B.: Meglio del previsto, anche se “meglio” non è proprio il termine giusto. È stato più arricchente, più fantastico, estremamente speciale. Quando stavo volando per l’ultima notte continuavo a contare le ore e i minuti. Non perché fossi stanco o impaziente di atterrare. No, tentavo di godermi ogni attimo siccome sapevo che era l’ultima volta che mi trovavo nella cabina di pilotaggio per uno di questi voli speciali. E questo volo significava molto per me. È stato qualcosa a cui ho pensato per dodici anni. Da bambino sognavo questi pionieri che hanno fatto la storia dell’aviazione. È stato fantastico trovarsi in una situazione di questo tipo, provare quello che hanno magari provato anche loro. swissinfo.ch: Quale è stata la prima cosa che ha fatto dopo l’atterraggio? A. B.: Abbracciare la mia famiglia. Quando ho lasciato il Giappone, i miei pensieri erano con loro siccome sapevo che avrebbero sentito che l’aereo non stava funzionando bene e che sarebbero stati in ansia. Sono stato molto felice di rivedere mia moglie e i miei figli. swissinfo.ch: Sembra che le Hawaii siano state molto accoglienti… A. B.: Assolutamente. Fermarsi alle Hawaii è una grande opportunità poiché possiamo disporre di un buon hangar. Possiamo proteggere bene l’aereo e prepararlo per l’anno prossimo. È un aeroporto molto tranquillo e quindi sarà l’ideale per i voli di prova. E quando l’aereo sarà pronto voleremo verso il continente. La situazione è davvero ottimale.

Di più «È stata la decisione più difficile che abbia mai preso»

Un altro sponsor di peso, il gruppo tecnologico ABB, conferma che la sua partecipazione continuerà anche nel 2016, senza tuttavia fornire dettagli. «Solar Impulse 2 rappresenta una missione pionieristica che estende i confini della tecnologia e della resistenza umana. Il fatto che ora Solar Impulse sia confrontata con un ritardo dimostra tutta la difficoltà del progetto. Al contempo, il fatto che l’aereo sia andato così lontano, stabilendo diversi record mondiali, evidenzia che la missione era assolutamente valida. Siamo orgogliosi di averne fatto parte. Prendere rischi calcolati senza mettere inutilmente in pericolo la vita umana è tra i fondamenti dell’innovazione. Siamo fiduciosi: la missione verrà completata l’anno prossimo», indica ABB in una risposta scritta a swissinfo.ch.

Il quarto sponsor principale, il fabbricante orologiero svizzero Omega, rimane anch’esso fedele a Solar Impulse. «Sebbene il progetto sarà fermo fino al 2016, Omega continua a dedicarsi fieramente alla missione, senza modificare il supporto tecnico o l’entusiasmo di cui ha sempre dato prova», assicura la società in una risposta scritta. «Sappiamo che un progetto di queste dimensione deve sempre affrontare delle sfide. Quindi appoggiamo la decisione e non vediamo l’ora che l’aereo decolli di nuovo», aggiunge Omega.

Nuove batterie

Teoricamente, Solar Impulse 2 avrebbe potuto continuare a volare. Il rischio di un guasto alle batterie era però troppo elevato. Ora si tratta di migliorare il sistema, in particolare l’isolamento termico e la ventilazione delle quattro batterie, così da evitare un surriscaldamento.

«Abbiamo isolato eccessivamente le batterie e all’inizio del volo tra il Giappone e le Hawaii siamo saliti in quota troppo rapidamente. Le batterie hanno iniziato a surriscaldarsi e a causa dell’eccessivo isolamento non siamo riusciti ad abbassare la temperatura. Ora correggeremo questo errore», indica Bertrand Piccard.

Le nuove batterie dovrebbero essere pronte in settembre o in ottobre. In autunno le giornate saranno però troppo corte per consentire al velivolo solare di proseguire il suo viaggio. Per il prossimo decollo bisognerà dunque pazientare fino alla primavera prossima.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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