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Morto l’ex ministro Otto Stich

Il socialista Otto Stich fu eletto nel governo svizzero dalla maggioranza borghese del parlamento, contro la volontà del suo partito che aveva candidato la prima donna all'esecutivo elvetico, la zurighese Lilian Uchtenhagen Keystone

L’ex consigliere federale Otto Stich è deceduto nella notte da mercoledì a giovedì a Dornach, nel canton Soletta, dopo breve malattia. Aveva 85 anni. Il socialista solettese era stato in governo dal 1984 al 1995 e aveva presieduto due volte la Confederazione: nel 1988 e nel 1994.

L’annuncio della scomparsa di Otto Stich è stato dato giovedì in parlamento dal presidente della Camera del popolo Hansjörg Walter, il quale ha invitato i deputati ad alzarsi e osservare un minuto di silenzio.

Dicendosi partecipe del cordoglio per la morte dell’ex presidente della Confederazione e ministro delle finanze, il governo elvetico ha da parte sua espresso le “sue sincere condoglianze alla famiglia”. “Otto Stich resterà nella memoria non solo come politico, insegnante ed esperto di economia, ma anche come personalità marcante e cordiale”, si legge in una nota dell’esecutivo.

“È con tristezza e commozione” che il Partito socialista svizzero (PS) piange il suo ex rappresentante in governo. Citato in un comunicato, il presidente del PS Christian Levrat non esita a definire Otto Stich uno dei ministri svizzeri “più credibili e più vicini al popolo della storia”. Ma anche il “più accorto ministro delle finanze che ho conosciuto”, aggiunge il senatore friburghese. “Otto Stich si è impegnato per tutta la vita in favore di una chiara politica socialista e per una Svizzera giusta”.

Inizio tumultuoso

Le relazioni tra il ministro Stich e il suo partito non sono però sempre state idilliache. La sua elezione in governo, il 7 dicembre 1983, non avvenne ad opera dei socialisti e provocò una crisi che portò il PS sull’orlo dell’opposizione.

La candidata ufficiale del PS alla successione di Willy Ritschard nell’esecutivo federale era infatti la deputata zurighese Lilian Uchtenhagen. La socialista sarebbe così dovuta diventare la prima donna ad accedere al governo svizzero. Ma la maggioranza parlamentare composta dei partiti di centro-destra decise altrimenti ed elesse Otto Stich, che accettò il mandato contro la volontà del proprio partito.

Un oltraggio, cui il PS rispose con la minaccia di passare all’opposizione, non sentendosi rappresentato da Stich. Il congresso straordinario del partito, al termine di un vibrante dibattito, rinunciò però a compiere tale passo.

E Stich dimostrò in seguito di non essere per nulla ostaggio dei partiti borghesi. I socialisti lo riconobbero quindi pienamente come loro rappresentante, benché talvolta tra il ministro e il suo partito vi furono divergenze, in particolare sulla questione europea.

Un ministro apprezzato

Nei dodici anni passati in governo, Stich diresse sempre il Ministero delle finanze. Tenace e ostinato, fu spesso rimproverato di essere un “testardo”. Ma le sue competenze finanziarie furono riconosciute anche dai suoi avversari politici. L’opinione pubblica lo apprezzò per la sua franchezza, la sua forza di convinzione, il suo buon senso e la sua ironia.

Il ministro delle finanze ottenne così importanti successi in votazioni popolari: l’adesione al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale nel 1992, l’aumento dei dazi sui carburanti e l’introduzione dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) nel 1993.

Sotto tensione, il cuore cede

Come tesoriere della Confederazione, il socialista visse la progressione dei problemi finanziari, che aveva previsto tempestivamente. Dopo cinque anni di eccedenze, i conti della Confederazione furono in rosso a partire dal 1990, raggiungendo un deficit di 7,8 miliardi di franchi nel 1993.

Per risanare le finanze federali, Otto Stich puntò su un misto di risparmi e di entrate supplementari. Ma questa strategia fu combattuta dai partiti di centro destra, fautori di tagli massicci delle spese. La mancanza di sostegno parlamentare spinse il socialista alle dimissioni.

Dopo aver dato i primi segni di cedimento – scoppiò a piangere  in parlamento –, nell’ottobre 1994, in seguito a un braccio di ferro con una commissione parlamentare sul budget della Confederazione, Otto Stich ebbe un collasso cardio-vascolare. Fu ricoverato all’ospedale e gli fu impiantato uno stimolatore cardiaco.

L’epilogo

Ma Stich dovette rispondere alle critiche più pesanti sul suo operato ministeriale un anno dopo le dimissioni. Una commissione parlamentare d’inchiesta lo designò come il principale responsabile del disastro della Cassa pensione federale, per aver sottovalutato i problemi e moltiplicato false promesse al parlamento. Il socialista replicò sostenendo che si trattava di un regolamento di conti politico.

Dopo aver lasciato il governo, Otto Stich continuò ad intervenire nella vita politica. S’impegnò in varie campagne per le votazioni e criticò dei progetti del suo successore Kaspar Villiger o del governo, quali per esempio le nuove trasversali ferroviarie alpine e la Fondazione Svizzera solidale.

L’anno scorso Stich ha pubblicato la sua autobiografia, in un volume intitolato “Ich blieb einfach einfach” (Rimasi semplicemente semplice).

Originario di Kleinlützel (canton Soletta), Otto Stich nasce il 10 gennaio 1927 a Dornach (Soletta), dove frequenta la scuola dell’obbligo. Dopo la maturità commerciale a Basilea, studia all’università della città renana. Nel 1954 consegue il dottorato in scienze politiche.

Dapprima insegna. Poi, nel 1971, diventa capo del personale del gruppo Coop Svizzera, che occupa circa 32’000 dipendenti. Nel 1980, è nominato vicedirettore di Coop Svizzera.

Sposato e padre di due figli, all’inizio della sua carriera politica, Otto Stich assume funzioni nel suo comune. Membro del Partito socialista dal 1947, fa parte del Comitato direttivo dal 1970 al 1975. Nel 1963 è eletto al Consiglio nazionale (Camera bassa del parlamento svizzero) e vi rimane per vent’anni, per poi passare al governo. Già in veste di parlamentare, si profila come un esperto in materia finanziaria.

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