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Goro e le valli di Comacchio

Il Po, il fiume più lungo d’Italia, percorre più di 650 chilometri prima di arrivare al mare. La stessa distanza che ho percorso io per arrivare da Berna al suo delta all’inizio di giugno, poco prima che la vita stessa del fiume fosse micacciata da una siccità mai vista, e proprio nel 2003 che l’Onu ha proclamato “l’anno internazionale dell’acqua”.

Le zone umide d’importanza internazionale intorno a Goro e Comacchio, il Parco del Delta, sono diventate una risorsa da proteggere, ma lungo tutto il suo corso il fiume subisce la violenza dell’uomo, rapinato e inquinato dalle industrie e dalle città.

Amato e temuto dalle genti che abitano le sue rive come un padre generoso e allo stesso tempo severo, bello ma imprevedibile, il Po è ancora fonte di vita e di ricchezza per tutta la pianura padana.

E l’acqua dolce del fiume, che si mescola a quella salata del mare, rende particolarmente adatto il delta all’allevamento di anguille, cozze e vongole.

Le vongole filippine, più grosse e carnose di quelle comuni, introdotte nella sacca di Goro e nelle valli di Comacchio a partire dagli anni ’80, hanno radicalmente cambiato l’economia locale, diventata una delle più importanti al mondo per la produzione di questi molluschi.

“Se ne esportano a tonnellate, soprattutto in Spagna e in Francia” mi racconta Walter Luciani, vicepresidente della Cooperativa la Valle, mentre mi mostra la “sua” valle di Comacchio, che come le altre si è formata a forza di sedimenti e di cambiamenti di corso del Po.

Una volta qui non c’era nulla, solo acqua e anguille. E Walter come tanti suoi colleghi ha dovuto anche pescare di frodo, prima di diventare lui stesso produttore.

“Otto volte sono stato arrestato e non mi vergogno a dirlo. Mio padre per sfamare quattordici bocche è stato arrestato più di cinquanta volte!”

O si faceva così o si emigrava. Come il signore che in Svizzera lavorava in una fabbrica di cioccolato. Incontro per caso sua sorella al ponte dei Trepponti di Comacchio. “Qui la gente andava in giro con le pezze, non c’era nemmeno il selciato”. Ora su quel ponte ci fanno le sfilate di moda le grandi firme italiane, e Comacchio è una meta turistica.

Lascio la città lagunare pensando che mi ha mostrato due destini emblematici della sua storia. Walter, che da pescatore di frodo è diventato produttore di vongole e il signore che venne a cercar lavoro in Svizzera, in una fabbrica di cioccolato.

swissinfo, Raffaella Rossello, Comacchio

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