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Gli svizzeri apprezzano il cinema

Secondo uno studio dell'Ufficio federale della cultura, gli svizzeri apprezzano il cinema elvetico. Soprattutto nelle regioni di lingua tedesca.

Negli ultimi anni, diverse pellicole di registi svizzero-tedeschi hanno ottenuto un discreto successo popolare, rilanciando l’interesse per il cinema.

Commissionato dall’Ufficio federale della cultura (UFC) e realizzato dall’Università di Losanna, il sondaggio è stato realizzato nel gennaio scorso su un campione di 1400 persone.

Si tratta della prima inchiesta condotta finora che prende in esame a livello nazionale – anche se manca la Svizzera italiana – l’interesse della popolazione svizzera nei confronti del proprio cinema.

“Volevo conoscere finalmente la percezione del pubblico in Svizzera. Attualmente si lavora troppo in base a luoghi comuni e a intuizioni”, spiega Nicolas Bideau, responsabile della sezione cinema presso l’UFC.

“Questa inchiesta dovrebbe offrire una base di discussione comune, allo scopo di permetterci di adottare una politica di promozione più professionale”, aggiunge Mister cinema.

Piccolo schermo

Dal sondaggio emerge che gli svizzeri guardano volentieri dei film: tre persone interrogate su quattro affermano infatti di apprezzare il cinema. Con un 82% di risposte positive, gli svizzero-francesi si rivelano più appassionati degli svizzero-tedeschi (75%).

“In media, gli svizzeri vedono 2,4 film all’anno nelle sale cinematografiche. A livello europeo solo i francesi sono più grandi consumatori di pellicole”, sottolinea Olivier Moeschler, autore dello studio.

La stragrande maggioranza dei film vengono visti però attraverso il piccolo schermo. Il 75% degli intervistati dichiara infatti di guardare almeno un prodotto cinematografico alla settimana.

Documentari molto apprezzati

Per quanto concerne le preferenze del pubblico, il maggior successo viene riscosso dai documentari, un genere cinematografico in cui gli autori svizzeri si sono spesso distinti in passato.

“Nell’insieme si può dire che per gli svizzeri il cinema deve fornire una sorta di visione della realtà”, spiega Olivier Moeschler, facendo allusione al Festival del documentario di Nyon ‘Visions du réel’, nell’ambito del quale è stata presentata l’inchiesta.

Il sondaggio mette però in rilievo una contraddizione. Se l’80% degli intervistati afferma di preferire i documentari, la maggioranza ammette di guardare soprattutto i lungometraggi, in particolare i film di commedia o di azione.

Differenze regionali

Dall’inchiesta traspare inoltre che gli svizzeri, soprattutto nella regione di lingua tedesca, apprezzano molto le produzioni “casalinghe”.

Il 72% degli svizzero-tedeschi esprimono infatti un’opinione positiva o addirittura molto positiva nei confronti del cinema svizzero. Nella Svizzera francese, questa quota non supera invece il 49%.

Un quarto dei francofoni non esprimono inoltre nessun opinione in materia: non si interessano alla cinematografia elvetica o la conoscono piuttosto male.

“Credo che se avessimo realizzato questo sondaggio alcuni anni fa, i risultati sarebbero stati molto più contrastati”, ritiene Olivier Moeschler. Negli ultimi anni, vi è stata infatti una certa rinascita della cinematografia svizzero-tedesca, con la produzione di alcuni film che hanno ottenuto un ottimo successo popolare, a cominciare da “Achtung, Fertig, Charlie!”.

Miracolo svizzero-tedesco

Per Nicolas Bideau si tratta di un “miracolo svizzero-tedesco”. “Sei anni fa, i cineasti di lingua tedesca hanno cominciato a porsi la questione del pubblico. Da allora hanno sviluppato in modo efficace, ma non necessariamente qualitativo all’inizio, dei film che sono riusciti a toccare il grande pubblico”.

“Tenendo conto del pubblico e puntando sulla commedia, sono riusciti a un creare un legame di fiducia tra la loro produzione e gli spettatori”, aggiunge Mister cinema.

Da notare che, finora, solo poche pellicole hanno ottenuto grandi consensi di pubblico sia nella Svizzera francofona che in quella germanofona. Tra queste “Maïs im Bundeshuus” del vodese Jean-Stéphane Bron e “Grounding” dello zurighese Michael Steiner.

Deserto ticinese

Come già spesso avvenuto in passato, la Svizzera italiana non è stata presa in considerazione da questa inchiesta.

“Per quanto concerne il cinema svizzero nel Canton Ticino, la situazione è talmente embrionaria che non è stato possibile stabilire un paragone”, spiega l’autore dello studio.

A suo avviso, “è inutile chiedere agli italofoni che cosa ne pensano del cinema svizzero, dal momento che non lo conoscono”.

L’Ufficio federale della cultura ha comunque annunciato di voler condurre un sondaggio speciale e più approfondito al Sud delle Alpi.

swissinfo, Alexandra Richard, Nyon
(traduzione Armando Mombelli)

L’inchiesta “Les publics du cinéma en Suisse” è stata realizzata nel gennaio scorso dall’Università di Losanna.
1400 pesone sono state interrogate: 700 nella Svizzera tedesca e 700 in quella tedesca.
Per quanto concerne la Svizzera italiana, un sondaggio dovrebbe essere svolto prossimamente.
Il margine di errore dell’inchiesta è stimato al 2,7%.

Nel 2005, le produzioni cinemtografiche svizzere hanno permesso di staccare circa 1 milione di biglietti.

La quota di mercato della cinematografia elvetica si è così fissata sul 6%, contro il 4,85% l’anno precedente.

Oltre il 90% del pubblico delle pellicole svizzere si ritrova nella Svizzera tedesca.

L’anno scorso, le sale cinematografiche svizzere hanno perso il 13% del loro pubblico. Questo calo non ha però toccato le produzioni svizzere.

Con 500’000 spettatori, il film svizzero “Mein Name ist Eugen” di Michael Steiner si è piazzato al terzo posto tra le pellicole che hanno avuto maggior successo, dietro all’ultimo film della serie Harry Potter e a “Madagascar”.

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