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Gli anni decisivi della rivoluzione di Warhol

And Warhol uno stile inconfondibile che coniuga pittura, design, fotografia, serigrafia e pubblicità Kunstmuseum Basel

È dedicata alle pitture e ai disegni realizzati da Andy Warhol tra il 1961-1964 la mostra che il Kustmuseum di Basilea ha consacrato al padre della pop art americana. 4 anni che documentano in modo esemplare lo stile dell’artista statunitense e insieme la nascita del mito.

Sono ormai 50 anni che l’opera di Andy Warhol viaggia col vento in poppa facendo regolarmente tappa nei più importanti musei del mondo. Anche in Svizzera il suo lavoro è stato spesso oggetto di esposizioni e lo stesso Kunstmuseum ne aveva organizzata una nel 1998 sui suoi disegni. Ma l’attuale proposta del museo basilese offre un punto di vista originale e fino ad ora mai esplorato in modo così approfondito sugli anni dell’esordio artistico dell’icona della pop art americana.

“La tesi della nostra esposizione è che il nucleo dello sviluppo artistico di Warhol prende forma in questi quattro anni”, spiega a swissinfo.ch la curatrice Nina Zimmer. “In seguito egli estende la sua opera alla scena musicale e a quella dei party, alla televisione, al cinema e a tutti i possibili ambiti della cultura tradizionale e underground. Ma come pittore e disegnatore il suo principio artistico giunge alla piena maturità nel 1964. Quello che è venuto dopo sono solo ampliamenti, integrazioni, variazioni di questo principio.”

Un linguaggio rivoluzionario

È già con il suo arrivo a New York che Andrew Warhola – nato nel 1928 in Pennsylvania da una famiglia di origine cecoslovacca – riscuote i primi successi come illustratore e grafico pubblicitario e inizia a farsi chiamare Andy Warhol. Ma è solo nel 1961, dopo aver lavorato per una decina d’anni nel settore commerciale per riviste quali Vogue e Glamour, che decide di consacrarsi pienamente all’arte.

“Come artista, Andy Warhol inizia con grande temerarietà dipingendo quadri ispirati alle inserzioni pubblicitarie, temi di vita quotidiana, banali, ma con un linguaggio artistico pittorico che inizialmente segue i dettami dell’espressionismo astratto americano” sottolinea Nina Zimmer. “ Ma poi, di anno in anno, comincia a sperimentare nuovi procedimenti meccanici di riproduzione. E solo nel 1962 realizza le prime serigrafie e successivamente la foto-serigrafia, che è la tecnica con la quale Warhol viene oggi maggiormente identificato.”

Nel corso di soli 4 anni dunque, Warhol rimpiazza il linguaggio pittorico individuale con immagini note, mediatizzate e già appartenenti all’immaginario collettivo. E attraverso i principi della ripetizione e della tecnica serigrafica trasforma anche il processo di produzione di un quadro, mettendo a punto un linguaggio nuovo e rivoluzionario che imporrà una svolta decisiva alla storia dell’arte contemporanea.

Un nuovo concetto di creatività

“Con Andy Warhol avviene, per la prima volta nella storia dell’arte, una cesura con la tradizione della creatività”, precisa Nina Zimmer. “Fin dal Rinascimento la questione centrale ruotava intorno al tema dell’originalità dell’artista, che deve essere creativo, avere un’idea nuova, deve saper attingere alla propria immaginazione e alla propria fantasia. E prima di Warhol anche l’espressionismo astratto puntava interamente sull’interiorità dell’artista.”

Ma Warhol taglia completamente i ponti con questa lunga tradizione. Più volte afferma di voler essere il meno creativo possibile, di non riflettere su nulla, di non voler essere originale. E lo fa lavorando con soggetti banali, usando stampi e procedimenti serigrafici facilmente riproducibili, spingendo al limite la negazione dell’intenzionalità e della creatività artistica e ribaltando e reinterpretando anche i concetti di originale e di copia, così importanti e vincolati per qualsiasi movimento artistico.

“Ovviamente Andy Warhol si dimostra molto originale in questo suo tentativo di non essere originale. Ma in fondo si può affermare che con lui avviene una cesura postmoderna nella storia dell’arte, che da quel momento influenzerà le generazioni future.”

« Before and After », un titolo programmatico

La rottura con la tradizione pittorica del passato che Warhol sviluppa in modo compiuto in un lasso di tempo brevissimo, costituisce il filo conduttore della mostra che, grazie a una combinazione equilibrata di elementi cronologici e tematici, consente di seguire passo a passo le diverse fasi di questa cesura.

Aprono l’esposizione alcune opere del 1961 che preannunciano sia nello stile che nella scelta dei soggetti il pacato spirito dissacratorio di Warhol e il suo desiderio di un cambiamento radicale, ma sono ancora lavori che portano le tracce dell’espressionismo astratto e sono per lo più disegnati e dipinti a mano.

Tra questi sono presenti due quadri del ciclo “Before and After”, un titolo programmatico non solo in questo contesto, che si può leggere anche come ‘prima e dopo Warhol’. Questi grandi disegni in bianco e nero che hanno per soggetto il profilo di due donne sono ispirati a un annuncio pubblicitario allora in voga che celebrava i vantaggi della chirurgia estetica (da notare che Warhol stesso si sottopose a un’operazione al naso).

I passi verso una meccanizzazione assoluta

Seguono i primi tentativi di automatizzazione degli elementi pittorici nei quali Warhol si serve di tecniche come lo stencil e gli stampi di gomma su cui poi interviene applicando il colore direttamente sulla tela, perlopiù vernici sintetiche acriliche. Tra essi alcuni esempi della serie “Do It Yourself” dove è ancora evidente la combinazione con il disegno a mano.

Ma il passaggio dal gestuale alla serigrafia è magistralmente illustrato dalla selezione di lavori dedicati alle lattine di zuppa Campbell e da quelli delle banconote di dollari in varie taglie. Di questi progetti è infatti possibile seguire tutto il processo, dai primi disegni a mano fino alle imponenti serigrafie.

A testimonianza delle serie serigrafiche realizzate a partire da foto la mostra propone quelle famose di due star del mondo dello spettacolo, Elvis Presley e Liz Taylor realizzate nel 63. Una sala intera è inoltre dedicata anche alla serie degli incidenti automobilistici, mentre nell’ultima sono state riunite le prime grandi tele del 1964 della serie “Flowers”.

Warhol e ancora Warhol, quindi. Ma una volta tanto con un focus che, grazie anche alla presenza di documenti originali provenienti dagli archivi del museo Warhol di Pittsburgh – sua città natale -, consente al pubblico di visionare i materiali che hanno ispirato il celebre artista pop e di seguirne interamente il processo creativo, dal progetto cartaceo fino all’opera d’arte.

L’esposizione “Andy Warhol. The Early Sixties” rimarrà aperta al Kunstmuseum di Basilea fino al 23 gennaio 2011.

La mostra presenta circa 70 tra dipinti e disegni realizzati da Warhol tra il 1961 e il 1064 oltre a documenti originali che illustrano il processo di lavoro dell’artista.

Accanto a importanti opere provenienti dalla collezione del Museo basilese, la mostra si avvale di prestiti di collezioni private e pubbliche tra cui il San Francisco Museum, il Metropolitan Museum, il Museum of Modern Art di New York e l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh.

Andrew Warhola, noto come Andy Warhol, nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania nel 1928 in una famiglia di emigrati cecoslovacchi. Terzo di 3 figli è spesso malato e trascorre l’infanzia a disegnare e sfogliare riviste accanto alla madre.

Nel 1945 entra al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh dove, studente dotato, si diploma nel 48 facendosi già notare per il carattere polemico dei suoi lavori. Dopo il diploma si trasferisce a New York e inizia a lavorare come illustratore grafico per le famose riviste Vogue e Glamour diventando ben presto noto e molto apprezzato.

Nel 1961 abbandona il settore commerciale e si consacra interamente all’arte. Nel ’62 scopre la serigrafia e inizia a utilizzare questa tecnica per realizzare le sue opere. La sua prima personale a New York di quell’anno è un vero successo.

Nel corso del ’63 comincia a interessarsi al cinema e a realizzare film dedicati alle superstar: Jane Holzer, chiamata Baby Jane sarà la prima di una lunga serie. Lo stesso anno apre la Factory, un grande loft in cui giovani artisti newyorkesi trovano uno spazio collettivo per incontrarsi e creare. Tra essi Jean-Michel Basquiat e Francesco Clemente con cui Warhol realizza nel 1984 delle creazioni collettive.

Nel ’64 dichiara di aver finito con la pittura e di volersi dedicare completamente al cinema, ma vi torna regolarmente estendendo la sua opera anche alla scena musicale, ai party, alla televisione e agli ambiti della cultura tradizionale e underground.

Warhol muore nel 1987 in seguito ad un intervento chirurgico alla cistifellea.

Basilea

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