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Mondi virtuali, rischi reali

Giovane consulta lo smartphone sui banchi di scuola (si vedono bene apparecchio e astuccio, i volti e l ambiente sono sfocati)
Spesso è un prezioso strumento, anche didattico [come in quest'immagine d'archivio]. Tuttavia, specie nel tempo libero, comporta dei rischi. © Keystone / Christian Beutler

In età di scuola media, si è ormai considerati abbastanza adulti per disporre di uno smartphone. Eppure non è raro che i giovani che lo usano sconfinino, anche solo per imprudenza, nell'illegalità, scambiandosi immagini violente o di carattere sessuale, oppure insulti e minacce. Il fenomeno impegna sempre di più scuola e famiglie, ma anche la magistratura: in Ticino, il Gruppo visione giovani della polizia cerca di prevenire questi reati.

Sono gli stessi adolescenti, in apertura di questo approfondimento del Quotidiano della Radiotelevisione svizzera RSICollegamento esterno, a confermare come tensioni o litigi nati in una chat di gruppo possano ripercuotersi sui rapporti quotidiani a scuola. Spesso però, spiega un insegnante, sono i genitori che si rivolgono ai docenti, perché colpiti dal linguaggio usato dai figli nei messaggi che si scambiano su WhatsApp o Snapchat.

È quindi comune che in classe, con gli alunni, si affronti l’argomento. Ma la scuola non può fare tutto da sola.

Primo piano di un fascicolo con un immagine a fumetti che sensibilizza contro i rischi del cosiddetto sexting
Materiale didattico ad hoc. RSI-SWI

E così, un gruppoCollegamento esterno appositamente creato dalla polizia cantonale sensibilizza ogni anno migliaia di giovani sui rischi dell’uso di Internet e in particolare, negli ultimi anni, dei social. Giancarlo Piffero, che lo ha fondato e diretto dal 2006 al 2019, rivela come non sempre ragazzi e ragazze si rendano conto di commettere veri e propri reati.

Ogni anno, nel canton Ticino, alcune decine di casi finiscono sul tavolo della magistratura dei minorenni. Le pene per gli autori, che spesso agiscono in gruppo, sono stabilite in base al profilo dei giovani. L’approccio è, quando possibile, educativo (lavori sociali o di pubblica utilità).

Contenuto esterno

Nel servizioCollegamento esterno RSI le interviste a Stefano Imelli, direttore di scuola media, Tiziana Zaninelli, capo Ufficio dell’insegnamento medio del Canton Ticino, Anna De Benedetti Conti, presidente della Conferenza cantonale dei genitori, e Giancarlo Piffero, già responsabile del Gruppo visione. Il commento conclusivo in studio è del giornalista esperto di nuove tecnologie Paolo Attivissimo.

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