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Accordo di Parigi: un bebè è nato, ora deve imparare a camminare

Redazione Swissinfo

L’anno scorso, la COP21 si è chiusa con un successo: l’adozione dell’Accordo di Parigi. Ha fatto seguito la ratifica più rapida della storia, ciò che dimostra l’urgenza della problematica climatica e la volontà politica di agire. In effetti, in meno di un anno, più di 55 paesi responsabili di oltre il 55% delle emissioni globali hanno ratificato l’accordo. Il testo, entrato in vigore il 4 novembre 2016, può quindi essere attuato già da ora.

L’Accordo di Parigi è un bel neonato e i suoi genitori, le 197 parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCCCollegamento esterno), ne sono molto orgogliosi. Ora devono però insegnargli a camminare.

L’Accordo di Parigi effettuerà i suoi primi passi alla COP22, la 22º Conferenza delle Parti dell’UNFCCC a Marrakech, dal 7 al 18 novembre. Per due settimane, gli Stati negozieranno non solo alcuni aspetti ancora vaghi dell’accordo, ma anche i dettagli della sua messa in atto. Come si sa, l’educazione di un bambino è sempre soggetta a controversie e ognuno ha i suoi metodi. I 197 Stati dovranno quindi fare diversi compromessi per garantire un futuro prosperoso e roseo a questo accordo.

Per poterlo accompagnare sin dai suoi primi passi, diversi membri dell’associazione Swiss Youth For ClimateCollegamento esterno saranno presenti a Marrakech per tutta la durata della COP22. Siamo un team di 13 giovani che partecipano al dibattito climatico e che s’impegnano in favore di un futuro sereno. Ci aspettiamo che la COP22 porti progressi concreti sugli aspetti seguenti.

Impegni più ambiziosi e finanziamento climatico

Uno degli obiettivi principali dell’Accordo di Parigi è di contenere il riscaldamento climatico ben al di sotto dei 2ºC e se possibile di limitarlo a 1,5ºC. Tuttavia, le promesse di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fatte dagli Stati ci conducono verso un pianeta in cui la temperatura sarà in media di 3-4 gradi più alta.

Punti di vista

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L’Accordo di Parigi prevede la revisione di questi impegni a partire dal 2020. Ma per limitare il riscaldamento a 1,5ºC saranno i prossimi cinque anni ad essere decisivi. Durante la COP22 gli Stati discuteranno delle loro ambizioni prima del 2020. Da loro ci aspettiamo che gli impegni vengano rivisti verso l’alto, altrimenti l’obiettivo dell’accordo non potrà essere raggiunto.

Bisognerà anche discutere del contenuto degli impegni post-2020 pubblicati dagli Stati. È importante che questi siano stabiliti secondo linee direttive precise. Solo in questo modo sarà in effetti possibile confrontarli ed effettuare un bilancio globale. Secondo noi, soltanto un sistema trasparente e un innalzamento continuo delle ambizioni potranno assicurare un’implementazione efficace dell’accordo.

A Marrakech verrà inoltre affrontata la spinosa questione del finanziamento. I paesi industrializzati si sono impegnati a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020 per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le loro emissioni e ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Ci auguriamo che questo finanziamento venga ad aggiungersi all’aiuto allo sviluppo e che la sua mobilitazione sia trasparente.

In gioco il futuro di tutti

I grandi assenti dell’Accordo di Parigi e quindi della COP22 sono le energie fossili. Eppure sono il principale fattore del cambiamento climatico. Senza una loro eliminazione sarà impossibile assistere allo sviluppo di economie con un bilancio nullo di CO2. Gli Stati devono far fronte a questa realtà e agire di conseguenza. Bisogna smetterla con questa tattica dello struzzo.

L’Accordo di Parigi costituisce una base solida, ma numerosi aspetti devono ancora essere riconosciuti, dibattuti e adottati. Il bebè va a gattoni e noi vorremmo che camminasse. La nostra generazione, e quelle che verranno, saranno particolarmente colpite dal cambiamento climatico. È quindi giunta l’ora di agire. Non esiteremo a ricordarlo alle varie delegazioni presenti a Marrakech, compresa quella svizzera. Ci auguriamo che assumano impegni concreti, responsabili e solidali.

Sotto il celebre motto “per educare un bambino ci vuole un villaggio”, vogliamo essere dei cittadini attivi in questo villaggio siccome è il suo futuro a essere in gioco.

*Swiss Youth For Climate, fondata nel 2015, è un’organizzazione a scopi non lucrativi e apolitica. Il suo obiettivo principale è far sì che anche i giovani possano partecipare al dibattito politico sui cambiamenti climatici.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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