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Sochi, tra luci ed ombre

La città sulle rive del Mar Nero ha ospitato dal 7 al 23 febbraio la 22esima edizione delle Olimpiadi invernali. Per due settimane gli occhi del mondo sono stati puntati sulla Russia, dove i migliori atleti del mondo si sono contesi le medaglie in palio nelle 98 discipline.

Composta da 163 atleti, la delegazione svizzera non è mai stata così numerosa. Swiss Olympic puntava a un bottino di 10 medaglie. Al termine dei Giochi ne sono arrivate 11, di cui 6 d’oro.

Per quanto concerne le autorità, Sochi ha visto la partecipazione del presidente della Confederazione Didier Burkhalter e del ministro dello sport Ueli Maurer. Il ministro dell’interno Alain Berset presenzierà invece ai Giochi Paraolimpici che seguiranno.

L’appello al boicottaggio lanciato da alcuni politici di diversi partiti è quindi caduto nel vuoto.

Le organizzazioni svizzere attive nell’ambito della difesa dei diritti umani e dei diritti degli omosessuali non si sono associate alla richiesta, ma hanno chiesto al governo di impegnarsi affinché le preoccupazioni per le violazioni di questi diritti siano trasmesse alle autorità russe.

Il fotografo Rob Hornstra e il giornalista Arnold van Bruggen si sono interessati alle zone d’ombra della regione che ospita i giochi e ne hanno tratto un libro, intitolato «The Sochi Project. An Atlas of War and Tourism in the Caucasus». Negli ultimi cinque anni, i due olandesi si sono recati diverse volte nella località termale sulle rive del Mar Nero e nel nord del Caucaso, documentando con rigore e occhio critico i cambiamenti in atto. Un interesse che le autorità russe non hanno apprezzato, poiché hanno emesso contro di loro un divieto d’entrata.

Testo: Renat Küenzi, swissinfo.ch
Immagini tratte dal libro: The Sochi Project, An Atlas of War and Tourism in the Caucasus, di Rob Hornstra e Arnold van Bruggen. Aperture-Verlag 2013.

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