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Giochi d’azzardo e di vita

Lo sguardo di Mohammed Soudani alle Giornate del cinema di Soletta swissinfo.ch

Dieci anni dopo aver conquistato il Premio per il miglior film svizzero, Mohammed Soudani è tornato alle Giornate del cinema di Soletta con il suo ultimo lungometraggio "Roulette".

Mettendo a confronto vite fortunate e sfortunate, il regista algerino-svizzero invita a superare le barriere tra culture diverse, tra gente del Nord e del Sud.

La sua è una storia formidabile. Nel 1971, Mohammed Soudani lascia l’Algeria per giocare in una squadra di calcio nel canton Ticino. A 22 anni non ha però in testa solo il pallone: sogna di lavorare, come cineoperatore, nel mondo della televisione, del cinema.

Tra una partita e l’altra comincia a seguire la sua strada, dietro la telecamera. Nel 1977 il Festival jazz di Montreux lo chiama come direttore della fotografia per le riprese televisive. Da allora tutti lo vogliono: la Scala di Milano, l’Arena di Verona, il Circo di Montecarlo, la TSI, la RAI, la BBC, ZDF.

Nel 1987 passa alla regia. Realizza documentari, videoclip, spot pubblicitari. E poi il suo primo lungometraggio, “Waalo Fendo”, che conquista subito il Premio del miglior film svizzero nel 1998.

La ricerca delle radici africane

“Posso essere sicuramente soddisfatto del mio percorso. La Svizzera mi ha dato tanto. È un paese però che non ti regala niente, devi lavorare, seguire certe regole. Ma se uno si impegna ed è competente, prima o dopo trova la sua strada”, dichiara Mohammed Soudani, incontrato da swissinfo a Soletta.

Oggi, con quattro lungometraggi alle spalle, Soudani figura tra i migliori cineasti svizzeri. Di cinema ha cominciato ad appassionarsi da ragazzo in Algeria, guardando commedie musicali arabe o indiane, western all’italiana.

“Quando ho cominciato a realizzare i miei primi documentari, sono andato innanzitutto alla ricerca delle mie radici africane. Come nero, appartenevo ad una piccola minoranza in Algeria. Conoscevo il mondo arabo, ma molto poco la negritudine. Sono andato quindi in Africa nera per filmare le mie origini, per cercare di capire da dove vengo e chi sono”.

“Nawa, l’uomo e l’acqua” (1989) viene premiato al Festival etnografico di Milano. “Yiribakro” (1990) entra tra i 12 miglior documentari europei del Festival di Cannes.

Uno sguardo diverso della Svizzera

“I riconoscimenti ottenuti mi hanno fatto capire che il mio sguardo suscitava interesse in Europa. Ho continuato quindi ad occuparmi di queste realtà”. Soudani mette così al centro della sua filmografia i rapporti tra Nord e Sud, l’incontro tra culture diverse, l’integrazione degli stranieri.

“Questi temi sono fondamentali per me. Oggi, in Svizzera si parla spesso degli stranieri in modo sbagliato. Si cerca quasi solo di enfatizzare e generalizzare casi di stranieri criminali, spacciatori di droga. Non si parla invece quasi mai dei casi positivi, ad esempio degli stranieri che hanno costruito le case o le autostrade di questo paese”.

Lo sguardo del regista ticinese aiuta a scoprire un’immagine diversa dell’emigrazione. Ma anche della realtà svizzera. Nel 1998, l’anno del 150esimo della Confederazione, le televisioni nazionali gli affidano perfino la realizzazione di 52 ritratti dei grandi personaggi della storia elvetica, partendo dalle loro statue erette un po’ in tutto il paese.

“Era un progetto ‘idée suisse’, destinato a favorire la conoscenza reciproca tra le 4 regioni culturali svizzere. Molti sono stati sorpresi dal fatto che uno come me, di origine algerina, avesse avuto l’idea di girare questi filmati. Ma è chiaro: gli svizzeri passano ogni giorno dinnanzi alle statue dei loro antenati e non le vedono più nemmeno”.

Metafora della vita

Anche “Roulette”, il lungometraggio presentato da Mohammed Soudani alle Giornate del cinema di Soletta è la storia di un incontro tra Sud e Nord. Una strana amicizia che lega due giovani precari: un profugo albanese in cerca di lavoro e un ricco luganese che sperpera i suoi soldi nei casinò.

Mentre il primo, che non possiede nulla, cerca disperatamente di costruire il suo futuro, il secondo brucia la sua esistenza, incurante di tutto ciò che ha. “Roulette” parla di fortune e sfortune nel gioco, ma anche nella vita.

“Questo inno alla vita e alla morte è un po’ una metafora della nostra società. In paesi come la Svizzera abbiamo talmente tante cose che, a volte, non troviamo nemmeno più il piacere di vivere e ci mettiamo a creare dei mostri. Coloro che devono lottare, che hanno sofferto, capiscono spesso molto meglio il valore della vita”, spiega il regista.

Via i complessi

Il film, semplice e nel contempo intenso, è anche un invito a conoscersi, a superare le barriere. Ciò che ha sempre fatto lo stesso Soudani nella sua vita e nel suo lavoro. Per il regista, che ha già idee e contratti per altri lungometraggi, il cinema svizzero non è in crisi.

“Il cinema svizzero deve liberarsi dai suoi complessi e puntare di più soprattutto sulle sceneggiature. Se la storia è buona, possiamo avere successo all’estero anche con un film girato in dialetto. Se guardiamo un buon film cinese, mica sappiamo se è parlato in mandarino o in un dialetto cinese”.

swissinfo, Armando Mombelli

Nato nel 1949 a El-Asnam, in Algeria, Mohammed Soudani ha ottenuto un diploma di cineoperatore alla scuola cinematografica IDHEC di Parigi.

Talento della nazionale Under 21 algerina, nel 1971 si è trasferito nel canton Ticino per proseguire la sua attività di calciatore.

Rimasto in Svizzera, Soudani ha lavorato in seguito come direttore della fotografia per filmati televisivi, cinematografici e pubblicitari.

Dopo aver fondato la società di produzione Amka Film, assieme alla moglie Tiziana, nel 1987 è passato alla regia, realizzando decine di documentari e programmi televisivi.

Nel 1998, il suo primo lungometraggio “Waalo Fendo” (Là, dove la terra gela) ha vinto il Premio del miglior film svizzero alle Giornate cinematografiche di Soletta.

Soudani ha realizzato in seguito tre altri lungometraggi: “Les diseurs d’histoires” (1998), “Guerre sans Images” (2002) e “Roulette” (2007).

Le 43esime Giornate cinematografiche di Soletta si svolgono dal 21 al 27 gennaio 2008.

La rassegna, che dispone di un budget di 2,5 milioni di franchi, propone 297 pellicole, tra lungometraggi, cortometraggi, documentari e film di animazione.

Mercoledì a Soletta sono stati consegnati anche i Premi del cinema svizzero 2008.

La pellicola «Der Freund» (L’amico), di Micha Lewinsky, è stata scelta quale miglior film svizzero dell’anno. Il premio per la migliore attrice è stato assegnato a Sabine Tomoteo, quello maschile a Bruno Cathomas.

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