Procuratore capo a Palermo negli anni del presunto dialogo tra esponenti politici e il boss Totò Riina, Gian Carlo Caselli ha ricevuto tvsvizzera.it, per una lunga intervista in cui rievoca la sua lunga lotta contro la mafia.
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swissinfo.ch e tvsvizzera.it
In pensione da poco più di un anno, l’ex magistrato ha ricevuto tvsvizzera.it nel suo appartamento di Torino. Trattativa Stato-mafia, la controffensiva di magistratura e forze dell’ordine dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio nella primavera-estate del 1992 (in cui morirono Falcone e Borsellino) e le catture eccellenti, tra cui il boss dei boss Toto Riina nel 1993, sono gli argomenti su cui si concentra la ricostruzione di Gian Carlo Caselli, procuratore capo a Palermo proprio negli anni caldi che seguirono al cambio di strategia impresso a Cosa Nostra dai Corleonesi.
Riguardo alle inchieste condotte su Cosa Nostra e, più recentemente, sulla ‘Ndrangheta a Torino, l’ex procuratore osserva di aver avuto difficoltà quando le indagini sui flussi finanziari prendevano la via della Svizzera. «Qualcosa ora sta cambiando ma in passato il segreto bancario era come il miele per le api», ha sentenziato con una colorita immagine Gian Carlo Caselli, che peraltro ha sottolineato anche l’efficacia nel reato di associazione mafiosa introdotto nell’ordinamento italiano nella lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
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