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Gestione della pandemia in Svizzera: bene ma non benissimo

anziana parla al telefono
Le misure di protezione messe in atto nelle case per anziani - che "hanno causato grandi sofferenze agli ospiti e ai loro familiari" - sono uno dei punti dolenti evidenziati dallo studio. Keystone / Alexandra Wey

Confederazione e Cantoni hanno "per lo più reagito in modo adeguato e tempestivo alla situazione di minaccia rappresentata dalla Covid-19". È però emersa anche qualche lacuna. È la conclusione a cui giunge una valutazione indipendente sull'operato delle autorità durante la prima fase della pandemia.

Lo studioCollegamento esterno, pubblicato martedì, ha analizzato il periodo tra lo scoppio della crisi, nel febbraio 2020, e l’estate 2021. Il gruppo di lavoro costituito, tra gli altri, da esperti della società Interface di Lucerna, delle Università di Losanna e di Lucerna e della facoltà di medicina dell’Università di Innsbruck, è stato incaricato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) di valutare l’appropriatezza e l’efficacia dei provvedimenti sanitari attuati per contenere la diffusione del virus.

Le domande a cui è stato chiamato a rispondere erano principalmente due: la reazione è stata tempestiva e appropriata? Qual è il potenziale di miglioramento?

Al primo quesito la risposta è sostanzialmente positiva. “Nella maggior parte dei casi, la reazione di Confederazione e Cantoni alla crisi è stata appropriata e, salvo eccezioni, tempestiva”, si legge nel rapporto. E questo anche nel confronto internazionale.

Il sistema sanitario non è “collassato” e “a quanto noto, nelle unità di cure intense non è stato necessario eseguire triage dei pazienti a causa della Covid-19”.

Un altro indicatore che denota l’appropriatezza delle misure, scrivono gli esperti, “è il consenso relativamente ampio che la popolazione ha dimostrato riguardo ai provvedimenti”.

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Scuole e case anziani i punti dolenti

Lo studio sottolinea però che in tre ambiti le reazioni della Confederazione sono state inappropriate. Le misure di protezione messe in atto nelle case per anziani e in quelle di cura “hanno causato grandi sofferenze agli ospiti e ai loro familiari, scatenando talvolta conseguenze negative per la salute delle persone colpite”.

Ciò è da imputare soprattutto alla mancanza di preparazione alla crisi da parte di Confederazione, Cantoni e istituzioni colpite.

Vengono anche espresse riserve in merito all’adeguatezza della chiusura delle scuole durante il primo confinamento del 2020. La misura “ha causato forti pressioni sui genitori nonché su bambini e adolescenti, molti dei quali hanno subito ripercussioni talvolta decisive nel loro percorso educativo”. Tuttavia, nel confronto internazionale, la chiusura delle scuole in Svizzera è durata meno rispetto ad altri Paesi, rileva ancora il rapporto.

Infine, il divieto di eseguire interventi non urgenti per evitare il sovraccarico delle strutture sanitarie è stato pure ritenuto problematico.

Salute mentale

Oltre a questi tre punti, nello studio viene fatta una serie di raccomandazioni per prepararsi meglio all’eventualità di una nuova crisi. Ad esempio, nella pianificazione dei provvedimenti l’Ufficio federale della sanità pubblica dovrebbe coinvolgere maggiormente specialisti provenienti anche da altri campi: psicologia, pedagogia, scienze politiche, economia… E dovrebbe tenere conto maggiormente degli effetti indiretti delle misure, come quelli sulla salute mentale.

In questo ambito – rileva ancora lo studio – le autorità svizzere hanno comunque preso in considerazione già dopo poco tempo l’importanza della salute mentale e degli aspetti economici e sociali. Ciò si è tradotto in misure meno severe rispetto alla maggior parte dei Paesi vicini.

Una certa impreparazione

Oltre ad alcune lacune dal punto di vista organizzativo e di ripartizione delle competenze tra Confederazione e Cantoni, la valutazione si sofferma anche sul problema delle mascherine di protezione, un aspetto sul quale l’UFSP ha comunicato in maniera poco chiara.

Il rapporto evidenzia, per esempio, che il fatto di portare la mascherina di protezione (di cui comunque la Svizzera non disponeva di quantità sufficienti) è stato consigliato alla popolazione solo verso la fine di aprile 2020, dopo che diversi studi avevano messo sempre più in evidenza l’efficacia di una simile soluzione per il contenimento del virus. Rispetto ai Paesi vicini, l’obbligo della mascherina a livello nazionale sui mezzi pubblici (luglio 2020) e nei negozi (ottobre 2020) è stato introdotto troppo tardi.

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