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“La riunificazione è stata un regalo”

La caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 fu uno dei grandi eventi che portarono al riavvicinamento tra Est ed Ovest in Germania e in Europa. Reuters

Ancora oggi, 25 anni dopo la riunificazione, rimangono dei risentimenti e non tutti i divari sono stati colmati, ma la Germania si trova sulla strada giusta. È quanto ritiene l’ambasciatore tedesco a Berna Otto Lampe, secondo il quale ci vorrà ancora una generazione prima che le due parti si ricongiungano completamente.

swissinfo.ch: La cancelliera Angela Merkel e il presidente Joachim Gauck, provenienti entrambi dall’ex Repubblica democratica tedesca (DDR, Est), oggi occupano le due più importanti cariche politiche in Germania. Ciò prova che la riunificazione è riuscita?

Otto Lampe: A parte alcuni nostalgici, che desiderano ritornare al vecchio regime, in ogni regione del paese tutti i tedeschi ritengono che non siano necessarie delle prove per dimostrare il successo della riunificazione. 

Il fatto che le due cariche più importanti siano rivestite da una donna e da un uomo cresciuti e socializzati nelle regioni orientali contribuisce sicuramente a rafforzare l’identificazione nella Germania riunificata. Se diamo uno sguardo ai politici che fanno parte del governo o che occupano gli altri principali incarichi dirigenziali, dobbiamo però notare che le regioni orientali sono tuttora sottorappresentate. 

swissinfo.ch: In queste regioni i salari rimangono inferiori rispetto a quelle occidentali, mentre vi è maggiore disoccupazione e povertà. A cosa sono dovute queste differenze? 

O.L.: Differenze a livello di dati economici, come quelli relativi alla disoccupazione e alla povertà, si ritrovano in tutti gli Stati del mondo. Nell’Alabama il prodotto interno lordo (Pil) è pari alla metà di quello del Maine, ma nessuno rimette per questo motivo in discussione la coerenza degli Stati uniti. E, anche in Svizzera, i salari sono più bassi nel canton Vallese, rispetto a quelli di Zurigo. 

Otto Lampe, ambasciatore tedesco a Berna. dpa

Le differenze salariali indicano che in alcune regioni tedesche la produttività non raggiunge ancora la media nazionale. Ciò non vale però solo per l’Est, ma anche per alcune regioni occidentali, come quella di Brema, dove i rischi di povertà sono relativamente più elevati. 

Le differenze non sono quindi tanto legate alla posizione geografica, quanto piuttosto alla situazione economica. Se consideriamo il processo di armonizzazione avvenuto negli ultimi 25 anni, possiamo supporre che entro pochi anni vi saranno condizioni di vita paragonabili. 

swissinfo.ch: Vi sono regioni orientali che fioriscono e che evidenziano uno sviluppo positivo a livello di infrastrutture e produttività? 

O.L.: Si è registrato un buono sviluppo nella Sassonia, dove fioriscono soprattutto le piccole e medie imprese. Ciò vale in parte anche per la Turingia e Brandeburgo. Quando sono arrivato a Berlino, oltre una decina di anni fa, il tasso di disoccupazione raggiungeva ancora il 21%, mentre ora è sceso ad una sola cifra. Si è inoltre arrestato l’esodo della popolazione più giovane e la situazione demografica è migliorata. 

swissinfo.ch: Quale ambasciatore intrattiene contatti con gli ambienti economici svizzeri: nei loro investimenti, tendono a fare distinzione tra l’Est e l’Ovest della Germania? 

O.L.: Alcune note imprese svizzere che operano già da molto tempo con successo in Germania – come Novartis, Nestlé, Stadler o Ems Chemie – hanno già notato i vantaggi della piazza economica delle regioni orientali Offre una buona infrastruttura e istituti di ricerca di successo, oltre che costi salariali e lavorativi vantaggiosi. Alcune di queste imprese sembrano quindi interessate a espandersi nei nuovi Länder. 

swissinfo.ch: L’integrazione della DDR ha avuto il suo prezzo. Quanto è costata alla Germania? 

O.L.: La riunificazione è stata un regalo e i costi legati al miglioramento delle condizioni di vita e al rinnovamento delle infrastrutture nelle regioni orientali rappresentano un investimento comune per tutto il paese. È una situazione win-win, come quella di una famiglia che investe per rinnovare o ampliare la propria casa. 

swissinfo.ch: Attualmente, in Germania si registra una grande ondata di solidarietà nei confronti dei profughi siriani, che ha quasi messo in secondo piano le manifestazioni di xenofobia e gli attentati incendiari compiuti contro i centri di accoglienza dei richiedenti l’asilo nelle regioni orientali. A cosa è dovuta questa mentalità xenofoba, in regioni che hanno una quota di stranieri di tre volte inferiore a quella dei territori occidentali? 

O.L.: Non ho l’impressione che questi eventi orribili siano stati messi in secondo piano. Anzi: i media sono alquanto attenti e pongono rapidamente sotto i riflettori simili eventi. Ciò che è anche una buona cosa. 

Riunificazione tedesca 

La rivoluzione pacifica e la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 hanno aperto la strada alla riunificazione delle due Germanie. 

Il 3 ottobre 1990 – 41 anni dopo la separazione – la Repubblica democratica tedesca è entrata a far parte della Repubblica federale tedesca. 

Oggi la Germania conta 16 regioni, tra cui 5 nuovi Länder orientali: Turingia, Sassonia, Sassonia-Anhalt, Brandeburgo, Meclemburgo-Pomerania Anteriore. 

In queste regioni vivono 15 degli 80 milioni di abitanti che popolano oggigiorno la Germania.

Questi attacchi non sono stati perpetrati però solo nella Germania orientale, ma anche nelle regioni occidentali, seppure in misura minore. Si tratta di un fenomeno di portata nazionale, che mi preoccupa molto. 

Il fatto che dei risentimenti xenofobi siano presenti in regioni in cui vivono pochi stranieri è un fenomeno che si osserva in molti paesi. Anche in Svizzera l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” ha raccolto maggiori sostegni nelle regioni con la più bassa percentuale di stranieri. Ciò è forse dovuto al fatto che in queste regioni vi sono meno esperienze di convivenza con gli stranieri, mentre vi sono maggiori timori di perdere quella che viene considerata la propria identità culturale. 

swissinfo.ch: Nella Germania orientale le condizioni rimangono peggiori rispetto a quelle delle regioni occidentali. Gli immigrati vengono utilizzati come capro espiatorio di un fallimento politico? 

O.L.: Il miglioramento della prosperità supera nettamente i rischi di povertà. Questi rischi diminuiscono dato che la Germania si trova sulla buona strada a livello economico e che le nuove regioni si sviluppano molto bene. 

Può darsi che, per alcuni, gli stranieri siano visti come una minaccia. Da uno sguardo razionale risulta però che tutti gli indicatori economici si sono durevolmente migliorati negli ultimi 10 o 20 anni anche nei nuovi Länder. E questo nonostante l’immigrazione! Se qualcuno attribuisce agli stranieri le colpe dei propri fallimenti, parte da premesse sbagliate. 

swissinfo.ch: Prima della riunificazione tedesca, in Europa vi era chi temeva una Germania troppo forte. Oggi, sia dal profilo politico che economico, la Germania costituisce effettivamente il paese europeo più potente. Cosa significa questo per gli equilibri in Europa? 

O.L.: Oggi l’Europa è molto di più del vecchio equilibrio tra le potenze. L’Unione europea (UE) rappresenta un’associazione di 28 Stati di grande successo. I suoi membri hanno scelto di rinunciare in parte alla loro sovranità in favore di un progetto di pace e di prosperità comune. Nell’UE il voto della Germania ha lo stesso peso di quello del Lussemburgo o di Malta. 

A livello economico, la Germania è indubbiamente il paese più importante e di maggior successo. Se diamo uno sguardo alla storia dell’integrazione europea degli ultimi 50 o 60 anni, possiamo però notare che la Germania non ha mai cercato di far valere il proprio peso, ma ha sempre tentato di trovare dei compromessi con gli altri paesi. Ciò è stato il caso anche nell’ambito dei programmi di aiuto alla Grecia, benché la Germania sia stata accusata ingiustamente di sviluppare forze predominanti. 

È stata infatti la Germania ad aver cercato un modus vivendi equo per salvaguardare sia gli interessi della Grecia che degli altri paesi europei, nonostante la resistenza di alcuni piccoli Stati che avrebbero voluto imporre ad Atene una soluzione molto più dura. Se si vuole, il ruolo della Germania in Europa è quello di un mediatore. 

swissinfo.ch: Secondo uno studio dell’Istituto di Berlino per la popolazione e lo sviluppo gli abitanti delle regioni orientali si considerano ancora oggi svantaggiati e discriminati rispetto a quelli delle regioni occidentali). Una spaccatura divide la società tedesca? 

O.L.: Se la riunificazione ha aperto una ferita, nel frattempo questa è sicuramente ben guarita. Queste inchieste mostrano soltanto che vi sono ancora delle persone frustrate per un motivo o per l’altro e che desiderano un ritorno al vecchio sistema – una cosa normale. La tendenza di avere un’amnesia collettiva, dimenticando facilmente come si viveva veramente un tempo, è presente un po’ in tutti noi. Per questo motivo non parlerei di una spaccatura, ma di un processo di guarigione avanzato. 

swissinfo.ch: E quanto tempo durerà ancora questo processo? 

O.L.: Sarebbe fuori posto immaginare di poter ricreare un’unità tedesca in pochi anni, dopo decenni di divisioni. Si è sempre detto che ci vorranno una o due generazioni, prima che le due parti possano ritrovarsi culturalmente ed economicamente. 

Traduzione dal tedesco: Armanndo Mombelli

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