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Genova, requiem per un consolato

Genova e il suo porto in una litografia di metà Ottocento: il consolato svizzero era già presente Wikipedia

Uno dei più antichi consolati della Confederazione sta per chiudere i battenti: a partire dal 2011, a Genova non vi sarà più una rappresentanza elvetica. Ultimi mesi di storia per un'istituzione che ha oltre duecento anni alle spalle.

La presenza ufficiale della Svizzera a Genova comincia presto: quello nella città ligure è infatti uno dei primissimi consolati – si parlava allora di “Commissariato svizzero per le relazioni economiche” – aperti da Berna. Inaugurato nel 1799, come quello di Marsiglia, segue di un anno quello di Bordeaux, il primo in assoluto.

Perché proprio Genova? Nel libro Genova crocevia tra Svizzera e Italia, voluto per celebrare il duecentesimo compleanno della rappresentanza e curato dalla storica Catherine Bosshart-Pfluger, si ricorda che l’allora capitale della Repubblica ligure era a quel tempo un nodo cruciale per diversi motivi.

In primo luogo, oltre al peso economico del porto, vi erano importanti movimenti dei mercenari svizzeri che vi passavano per raggiungere o tornare dai luoghi dove prestavano servizio, per esempio Napoli. Inoltre, nella seconda metà del XIX secolo Genova fu uno dei principali luoghi di transito per gli emigranti svizzeri, segnatamente quelli che erano diretti in America del Sud.

Attraverso le guerre

Nel corso della sua lunga esistenza, il consolato di Genova ha pure avuto a più riprese un ruolo fondamentale nell’assistenza ai profughi durante i diversi conflitti del XX secolo. Per esempio, all’inizio della guerra civile spagnola molti rifugiati svizzeri provenienti dalla penisola iberica furono accolti dalla rappresentanza, che fornì loro i necessari documenti d’identità.

A partire dalla metà degli anni Trenta giunsero poi richieste sempre maggiori da parte di cittadini svizzeri ebrei, che volevano fuggire nella Confederazione o che domandavano aiuto per poter continuare a restare in Italia e svolgere le loro attività (il 7 settembre 1938 era infatti stato intimato a tutti gli ebrei della Penisola di lasciare il paese).

Da ieri a oggi

Il resto è storia più o meno recente. Negli anni Settanta e Ottanta il porto di Genova perde prestigio e importanza a favore di quelli nordici, e nel contempo l’intera regione – come scrive lo storico Matthias Schnyder – «appariva in una condizione letargica e totalmente separata dalle vicine e dinamiche province di Lombardia e Piemonte». Anche il consolato ne risente.

Negli anni Novanta il porto e il consolato riacquistano importanza per la Svizzera, grazie a eventi come l’Esposizione internazionale dedicata a Cristoforo Colombo,alla creazione di uno Swiss Desk e del collegamento ferroviario bisettimanale Superba Express tra la Confederazione e Genova.

Proprio quando la città ligure si appresta a diventare ancora più importante per la Svizzera – grazie al nuovo tunnel di base del San Gottardo, futuro elemento strategico del corridoio Genova-Rotterdam – il consolato elvetico si appresta a chiudere i battenti nel 2011.

Come parecchi altri, rientra infatti nelle misure di risparmio decise da Berna. Le risorse della Confederazione saranno concentrate in misura maggiore nei paesi emergenti, mentre gli svizzeri residenti nella regione faranno capo alla rappresentanza di Milano.

Un vuoto nella regione

«I circoli svizzeri nella regione hanno reagito con forza contro la decisione, sottolineando l’importanza di Genova e il fatto che per molti di loro è problematico recarsi a Milano per espletare le questioni burocratiche», spiega il console Hans-Ulrich Tanner.

«Come diplomatico da un lato posso comprendere l’obiettivo di razionalizzazione, ma d’altro canto ritengo sia sempre meglio essere presenti sul posto per curare direttamente i rapporti con le autorità, le questioni economiche e quelle culturali», aggiunge.

Anche perché «la presenza svizzera è apprezzata moltissimo a Genova», dove tra l’altro è nata nel 1919 la Camera di commercio elvetica in Italia e dove fu fondata una delle banche elvetiche più antiche d’Italia, la Banca de la Rue.

Recentemente, rileva Tanner, il consolato ha proposto diverse iniziative: per esempio conferenze concernenti l’emigrazione svizzera nella regione e concerti. «Iniziative che saranno più difficilmente organizzabili a Milano, il cui consolato dovrà occuparsi di una circoscrizione molto grande [33’000 persone circa]».

«Non solo passaporti»

Il rammarico per la chiusura del consolato è grande per la comunità svizzera. Alcuni membri del circolo svizzero di Genova mi invitano a una serata conviviale nella loro sede, che presto sarà interamente ristrutturata.

Il gruppo è piccolo, l’atmosfera allegra: alcuni giocano a birilli, altri mangiano castagne. «È un vero peccato privarsi del consolato, specialmente adesso che Genova ritornerà ad essere molto importante per la Confederazione», dice Alessandro Stecher.

E la moglie Luisa aggiunge: «Un consolato non è soltanto un luogo dove recarsi per rinnovare il passaporto. È un centro d’aggregazione, d’incontro, che funge da catalizzatore e da traino per le attività della colonia elvetica. Tante amicizie nate così continuano ancora adesso».

«Vorrà dire – conclude il marito – che toccherà a noi colmare il vuoto e raddoppiare gli sforzi per mantenere sempre vivi gli scambi tra la comunità svizzera».

La colonia italiana è la comunità straniera più numerosa in Svizzera: oltre mezzo milione di persone possiedono la cittadinanza italiana o la doppia cittadinanza.

In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti. Alla fine del 2009 erano registrati 48’638 cittadini svizzeri in Italia.

I due terzi vivono nel nord del Paese. In seguito alla chiusura del consolato generale di Genova, il circondario di Milano comprenderà – oltre alle 5 regioni attuali – anche Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per un totale di circa 33’000 persone.

Con una quota pari al 9,5% del commercio estero svizzero, l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania. Gli interscambi tra i due paesi ammontano a circa 40 miliardi di franchi all’anno.

L’Italia è il secondo principale fornitore (11% delle importazioni svizzere) e costituisce il terzo mercato d’esportazione (9% delle esportazioni svizzere).

La Svizzera è il sesto investitore svizzero in Italia (27 miliardi di franchi a fine 2008) e le imprese svizzere nella vicina Penisola danno lavoro a circa 78’000 persone.

Gli investimenti italiani nella Confederazione, a cui sono legati 13’000 posti di lavoro, ammontano a 6 miliardi di franchi all’anno.

Genova

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