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Srebrenica, 25 anni dopo

Un uomo prega in ginocchio in mezzo alle tombe del cimitero dedicato alle vittime di Srebrenica.
A 25 anni da quel fatto, ricorda l'Onu, i principali artefici di alcune delle peggiori atrocità commesse in Bosnia Erzegovina durante la guerra nell'ex Jugoslavia sono stati consegnati alla giustizia. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

L'11 luglio di 25 anni fa durante la guerra nell'ex Jugoslavia più di 8.000 uomini e ragazzi musulmani bosniaci furono massacrati dalle forze serbe nonostante il territorio, sotto la protezione dei peacekeepers, fosse stato dichiarato una "zona sicura" dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Giudicato un genocidio dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il massacro di Srebrenica ”è stata la peggiore atrocità sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale” come sottolinea l’Onu.

“Un quarto di secolo fa, le Nazioni Unite e la comunità internazionale non hanno difeso il popolo di Srebrenica” e “come ha detto l’ex segretario generale Kofi Annan, questo fallimento ‘perseguiterà la nostra storia per sempre”’.E’ quanto ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in occasione dell’anniversario del genocidio di Srebrenica, che l’Onu invita a non dimenticare per onorare le vittime e proseguire il lavoro di riconciliazione in Bosnia Erzegovina.

Giustizia e riconciliazione

A 25 anni da quel fatto, ricorda l’Onu, i principali artefici di alcune delle peggiori atrocità commesse in Bosnia Erzegovina durante la guerra nell’ex Jugoslavia sono stati consegnati alla giustizia. “Ma resta ancora molto da fare per garantire la responsabilità, fornire un risarcimento alle vittime e promuovere la riconciliazione”, ha dichiarato Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

“La riconciliazione deve basarsi sull’empatia e sulla comprensione reciproca. Riconciliazione significa respingere la negazione del genocidio e dei crimini di guerra e qualsiasi tentativo di glorificare i criminali di guerra condannati”, ha detto Guterres. “Significa anche riconoscere la sofferenza di tutte le vittime e non attribuire la colpa collettiva”.

Per Michelle Bachelet, “la negazione del genocidio, la glorificazione dei criminali di guerra condannati e altre narrazioni revisioniste che negano la verità e la storia sono forme di incitamento all’odio e dovrebbero essere trattate come tali dai legislatori”.

Il servizio del tg:

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tvsvizzera.it/fra con RSI

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