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Genetliaco per l’uomo degli abissi

L'oceanografo elvetico ritratto tra modellini di batiscafi Keystone Archive

L'oceanografo svizzero Jacques Piccard festeggia gli 80 anni. Un traguardo al lavoro per il professore ginevrino, discendente da una famiglia di scienziati.

Jacques Piccard è figlio d’Auguste, inventore del batiscafo ma, soprattutto, passato alla storia per essere stato il primo uomo a raggiungere la stratosfera con un pallone aerostatico: 17 mila metri d’altitudine nel 1931. Jacques Piccard è, a sua volta, padre di Bertrand, erede della passione del nonno per le altitudini rarefatte: suo il primato del primo giro del mondo in pallone aerostatico senza scali (due anni fa col Breitling Orbiter terzo). Passioni, quelle del volo in pallone aerostatico e delle immersioni sotto gli oceani, che accomunano tre generazioni di Piccard.

Viaggio sul fondo degli oceani

Compleanno in famiglia per l’uomo degli abissi. Un soprannome conquistato negli Anni Sessanta quando, assieme all’americano Donald Walsh, fu il primo a scendere nel mare ad una profondità di quasi 11 mila metri. Un primato conquistato il 23 gennaio 1960 a bordo del batiscafo Trieste, 10.916 metri, il fondale della Fossa delle Marianne, 200 miglia a sud di Guam nel Pacifico, la profondità estrema dell’oceano.

Un viaggio sul fondo dei mari che, per l’oceanografia, ha rappresentato quello che lo sbarco sulla luna nel 1968 ha significato per l’astronautica e l’esplorazione spaziale. “Quattro ore e 48 minuti d’immersione – ricorda Jacques Piccard – poi i fari del Trieste illuminarono quello che prima di allora nessun essere umano aveva mai visto: il fondo del Challenger Deep, l’abisso più profondo del pianeta”.

Mezz’ora circa di osservazioni sottomarine, poi il comandante Piccard diede inizio alle manovre per la risalita. Tre ore e 17 minuti più tardi il Trieste riapparve alla superficie, tra il tripudio dell’equipaggio della nave appoggio USS Lewis.

La notizia del successo della missione fece immediatamente il giro del mondo. La felicità di Jacques Piccard era velata dall’assenza del padre Auguste. “Mio padre – ricorda – era rimasto a casa, perché gravemente malato. Appena risalito a bordo della nave appoggio mi recai dal marconista per telefonargli, annunciargli che il Trieste ce l’aveva fatta”.

Auguste Piccard, l’uomo che concepì il principio che più tardi definì “batiscafo” o nave per grandi profondità, scomparve un paio d’anni dopo l’impresa del figlio Jacques. Il merito di aver applicato il principio del pallone libero al mare. Facendo ciò, il padre di Jacques Piccard aprì la via delle profondità oceaniche.

L’esplorazione della piattaforma continentale

Ma il mare non è fatto solo di grandi profondità. La coste sono orlate da quella che geologi e geofisici definiscono la “piattaforma continentale”: un declivio sommerso che si inclina, gradualmente, dalle sponde oceaniche dei continenti fino alla profondità approssimativa di 200 metri. Un limite oltre il quale inizia la “scarpata continentale”, un repentino precipitare verso il fondo degli oceani.

Proprio per studiare la piattaforma e la scarpata continentali, il professor Jacques Piccard sviluppò il “mesoscafo”, una nave per le profondità medie. “L’apparecchio – precisa – avrebbe dovuto avere una cabina leggera, più leggera dell’acqua, in vetro o plexiglas ed essere spinto, verso le profondità, da eliche. La sicurezza era garantita, perché in caso di guasto al motore, sarebbe forzatamente risalito in superficie”.

Gli svizzeri scoprono i sottomarini

Il principio dell’invenzione era semplice, perché la semplicità nobilita le idee. Sotto la forma ideata non fu però mai costruito. Il nome ed il principio della cabina leggera sono stati utilizzati, a tutt’oggi, per due mesoscafi made in Switzerland.

Il primo, battezzato “Auguste Piccard” in memoria del padre pioniere dell’esplorazione sottomarina a grande profondità, venne costruito per l’Esposizione nazionale di Losanna del 1964. “Le aspettative erano molte – aggiunge l’ottantenne uomo degli abissi. – L’interesse del pubblico enorme. La gente voleva partecipare ad un’immersione in sommergibile, un’impresa sino allora riservata ai militari delle grandi potenze”.

Migliaia d’immersioni, decine di migliaia di passeggeri trasportati, osservazioni scientifiche: il bilancio dell’attività dell'”Auguste Piccard” prima di essere venduto ad una società americana. Nel 1979 fu rimpiazzato dal “Forel”, un sommergibile di piccole dimensioni, battezzato in onore di François-Alphonse Forel, il medico di Morges che, dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima decade del secolo scorso, dedicò la vita allo studio del lago Lemano.

Adatto per immersioni ad una profondità massima di 500 metri, un equipaggio di tre persone, il mesoscafo “F.A. Forel” ha effettutato centinaia d’immersioni nei laghi svizzeri e nel Mediterraneo. Nello stretto di Messina ha raggiunto i 560 metri di profondità; esplorato e mappato chilometri di fondali in centinaia di ore sott’acqua.

80 anni di ricerche

A 80 anni, l’età in cui la maggior parte delle persone si sono ritirate dalla vita professionale, Jacques Piccard continua invece a lavorare. L’impegno principale è rappresentato dal Centro per la protezione dei laghi e dei mari di Losanna. “Ho vari progetti e spero di poterli realizzare”, confida a swissinfo.

Uno degli obiettivi, ai quali il professor Piccard tiene di più, è trasmettere la passione per il mondo sottomarino alle nuove generazioni. “La condizione dell’acqua del mondo – conclude Jacques Piccard – è probabilmente uno dei problemi maggiori coi quali è confrontata l’umanità in questo inizio di terzo millennio. Deprediamo troppo i mari. Li inquiniamo senza ritegno. Il mio attuale impegno è informare, rendere attenti, far capire alla gente l’importanza dell’acqua, il rispetto che le dobbiamo e che non rispettarla rappresenta, probabilmente, il pericolo più serio che l’umanità corre”.

Sergio Regazzoni

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