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“Il prossimo inverno l’Europa avrà difficoltà a fare a meno del gas russo”

René Bautz
René Bautz, direttore generale di Gaznat, nell'impianto di controllo della pressione e di conteggio del gas a Cossonay, nel Canton Vaud. Gaznat

In un periodo in cui gli Stati Uniti non vogliono più importare petrolio, gas e carbone dalla Russia, René Bautz, direttore generale di Gaznat e presidente del Global Gas Centre, non nasconde i suoi timori per l'Europa e la Svizzera.

swissinfo.ch: In Svizzera, i prezzi del gas sono aumentati di 12 volte dall’estate. Nella sua carriera, ha mai visto una tale impennata dei prezzi?

René Bautz: È un record assoluto. I prezzi sono saliti fino a 345 euro per megawattora (MWh) invece della media di 30 euro. Eppure, l’Europa dispone ancora di un quantitativo sufficiente di gas; le riserve sono piene al 30%. La Russia fornisce ancora 250 milioni di m3 al giorno. L’impennata dei prezzi è principalmente emotiva. Non fa molto freddo e le temperature aumenteranno con la primavera. Le nostre previsioni mostrano che i prezzi aumenteranno considerevolmente quest’estate e diminuiranno il prossimo inverno.

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Come ci si può proteggere dall’aumento dei prezzi sui mercati?

A partire dalla primavera, le compagnie del gas riempiranno i loro depositi sotterranei in Francia, Italia, Belgio, Germania, ecc. I più grandi depositi in Europa si trovano in strutture sotterranee. Le riserve che Gaznat ha sottoscritto in Francia permetterebbero al Paese di essere parzialmente autonomo per qualche decina di giorni il prossimo inverno. Il consumo durante il periodo invernale è 5 o 6 volte maggiore di quello estivo. Sarà quindi necessario investire di più nello stoccaggio.

In Svizzera, verranno rilanciati dei progetti, in particolare nelle cavità sotterranee dell’Alto Vallese, nella catena montuosa del Grimsel. Si tratta di un progetto da 400 milioni di franchi. Ma non c’è solo il gas. La produzione di elettricità nei principali Paesi europei dipende anche dal carbone russo. La questione riguarda tutta l’energia proveniente dalla Russia.

Washington ha deciso di bloccare l’importazione di tutti gli idrocarburi provenienti dalla Russia. Anche l’Unione Europea ha annunciato di voler ridurre la sua dipendenza. Ma l’Europa può fare a meno del gas russo?

Gli Stati Uniti sono un Paese esportatore di gas, mentre la quota di gas russo importato dall’Europa è del 40%. La percentuale nell’area di Gaznat, che comprende la Svizzera occidentale, era stimata al 25% nel 2021. La quota russa è maggiore nelle regioni germanofone. Nel caso di un’interruzione totale del gas russo, riempire i depositi quest’estate sarà una grossa sfida. Si dovranno concludere nuovi contratti a lungo termine, fare grandi investimenti nel gas liquefatto in Europa, e questo richiederà dai 3 ai 4 anni. Berna ha chiesto all’Associazione svizzera dell’industria del gas di rivalutare la sicurezza dell’approvvigionamento. C’è un cambiamento di politica. Ci sarà un “prima” e un “dopo”.

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Quali sono le alternative per l’approvvigionamento energetico?

Ci sono il Nord Africa, il Mar Caspio a est, il Mare del Nord con la Baltic-Pipe in costruzione, che collega la Norvegia alla Polonia attraverso la Danimarca. C’è anche un progetto in Egitto con giacimenti scoperti nel Mediterraneo. Sarebbe anche possibile aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), ma sono necessari terminali portuali in grado di liquefare il gas (a -163°C) per ridurne il volume e poi riscaldarlo quando arriva a destinazione. La Germania, che importa il 49% del suo gas dalla Russia, non ne possiede nemmeno uno.

Quale aumento deve aspettarsi la clientela privata in Svizzera?

Questo dipende dal distributore e dalla sua politica di fronte al rincaro. Il prezzo del gas include la molecola, il trasporto, le tasse (olii minerali e CO2, in forte aumento) e l’IVA. Le tasse rappresentano circa il 30%. Una soluzione sarebbe di abbassare temporaneamente l’IVA (7,7%) e ridurre alcune tasse. Uno dei timori più grandi è che il numero di consumatori che hanno difficoltà a pagare le loro bollette aumenti: anche se questo non riguarda per il momento la Svizzera, 100 milioni di consumatori europei sono in questa situazione. Petrolio, gas, elettricità… tutto aumenta allo stesso tempo! Quale sarà la situazione quest’autunno? È impossibile saperlo.

metaniera accando a una piattaforma in mezzo al mare
Una metaniera trasporta del gas naturale liquefatto (GNL) raffreddato a -163°C. Gaznat

I distributori di gas stanno approfittando dei prezzi più alti?

Sono in gran parte di proprietà delle aziende parastatali per la fornitura di energia. Ognuno ha la sua politica in materia di prezzi. Se il gas è più caro, gli aumenti dovranno ripercuotersi in parte sulla clientela. A partire da un determinato livello di prezzo, questo può ridurre la domanda. La gente consumerà meno energia, isolerà meglio le proprie case o passerà ad alternative. Ma ci sono dei rischi, soprattutto di un blackout elettrico.

Il gas è diventato più importante nell’agenda del Consiglio federale.

Berna sta studiando la costruzione di tre centrali a gas per far fronte ai picchi di carico. Otto siti potenziali si trovano nella Svizzera francese. Alla fine, saranno selezionati da due a tre progetti di centrali elettriche, ripartiti tra la Svizzera tedesca e quella francese, possibilmente in prossimità di un gasdotto e di un impianto elettrico nelle aree industriali esistenti. [La centrale termica di Chavalon, nella regione dello Chablais in Vallese, potrebbe essere riattivata, ndr]. Bisognerà anche abbreviare le procedure amministrative. I ritardi amministrativi sono sistematicamente aumentati.

Sarà ancora possibile fare a meno delle energie fossili nel 2050, come ha promesso il Governo?

Il gas non ha ancora detto la sua ultima parola, anche se viene messo in discussione. A lungo termine, dobbiamo decarbonizzare progressivamente le energie fossili e sviluppare le energie rinnovabili e la biomassa vegetale, un potenziale che non è ancora sfruttato in Svizzera. Elettrificare tutto non è possibile e sarebbe troppo costoso. Meglio affidarsi a un mix di fonti energetiche. Ci vogliono tempo e mezzi sufficienti. E bisogna portare avanti una politica proattiva per aumentare la quota indigena di idroelettrico, solare, eolico, ma anche di gas sintetico e di biogas.

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Traduzione dal francese: Luigi Jorio

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