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“Il caso di Ginevra è solo la punta dell’iceberg”

Menschen zählen nach einer Abstimmung die Stimmen aus
Durante lo spoglio delle schede, gli scrutatori si controllano a vicenda. Il rischio di manipolazione è quindi ridotto. Diversa invece la situazione per il voto per corrispondenza. Ennio Leanza/Keystone

Il Cantone di Ginevra è stato scosso da un presunto caso di manipolazione elettorale. Sebbene il procuratore generale di Ginevra abbia dichiarato di non avere al momento alcuna prova, un esperto di diritto chiede di fare finalmente luce sull'oscuro mondo della manipolazione elettorale in Svizzera.

Il presente articolo è pubblicato su #DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch dedicata alla democrazia diretta. Qui, oltre a giornalisti della redazione, si esprimono anche autori esterni. Le loro posizioni non corrispondono necessariamente a quelle di swissinfo.ch.

A Ginevra, la democrazia è stata colpita laddove è più vulnerabile: nella fiducia che si ripone nella correttezza dello svolgimento e del risultato di votazioni popolari e di elezioni.

In materia di democrazia diretta, la Svizzera non è seconda a nessuno: in nessun altro paese al mondo i cittadini possono prendere così tante decisioni come nella Confederazione. Anche per questo motivo, il caso di Ginevra appare quindi particolarmente grave.

La settimana scorsa, la Procura cantonale ha comunicato di aver avviato un’indagine nei confronti di un dipendente del Servizio cantonale per le votazioni e le elezioni, accusato di aver distrutto o aggiunto delle schede di voto in almeno quattro occasioni.

“La votazione di domenica non è compromessa”

Lunedì, esprimendosi di fronte ai media, il procuratore generale di Ginevra Olivier Jornot ha affermato di non avere al momento alcuna prova che sia stata commessa una frode elettorale. Secondo Jornot, in base agli elementi disponibili, non vi è traccia di votazioni compromesse nei loro risultati da manovre fraudolente.

Questo rischio non sembra esserci nemmeno per il prossimo scrutinio, previsto nel fine settimana. L’inchiesta comunque va avanti e numerose persone devono ancora essere sentite, ha puntualizzato il procuratore.

Il dipendente statale era stato arrestato venerdì scorso, ma ora è di nuovo a piede libero. L’uomo nega le accuse e al momento non si sa nulla sulle sue motivazioni. Ciò che si sa, tuttavia, è che la presunta frode riguarderebbe il voto per corrispondenza, che permette ai cittadini di esprimere le proprie preferenze per posta nel periodo che precede il giorno di votazione.

Manipolazione di elezioni e votazioni

In Svizzera è vietato:

compilare la scheda di voto o elettorale per conto di qualcun altro (incetta di voti).

minacciare una persona di violenza o corromperla affinché voti per un determinato candidato o si esprima a favore o contro un oggetto in votazione (influenzare in modo illegale chi ha il diritto di voto).

aggiungere, omettere o cambiare le schede di voto o contarle in modo inesatto (falsificazione dei risultati elettorali).

aprire le buste altrui contenenti le schede di voto (segreto del voto).

Nessun fondamento

“Casi come quello recente di Ginevra fanno sorgere dubbi sulla democrazia”, afferma Andreas GlaserCollegamento esterno, professore di diritto all’Università di Zurigo e co-direttore del Centro per la democrazia di Aarau (ZDA).

Altrettanto inquietante è il fatto che nella democrazia elettorale in Svizzera manchino i fondamenti per classificare qualitativamente e quantitativamente il delitto di manipolazione elettorale, aggiunge Andreas Glaser.

“Un compito urgente della politica sarebbe quello di adottare delle misure per far luce sulle zone d’ombra. I casi come quello a Ginevra rappresentano soltanto la punta dell’iceberg”, sostiene il professore, il quale auspica la creazione di organi di controllo a livello cantonale e comunale. Secondo l’esperto, le maggiori possibilità tecniche di manipolazione sussistono a livello comunale. A quello federale, invece, i rischi sarebbero nettamente minori.

“Casi come quello recente di Ginevra fanno sorgere dubbi sulla democrazia”
Andreas Glaser, Centro per la democrazia di Aarau

Preservare il lusso del voto per corrispondenza

La comodità del voto per corrispondenza ha il suo prezzo poiché i rischi di manipolazione sono inerenti al sistema, sostiene Andreas Glaser. Le buste con la documentazione elettorale sono infatti spedite con giorni o settimane di anticipo e sono così conservate più a lungo presso i cittadini o le autorità.

“La settimana scorsa ho partecipato a una conferenza assieme a dei colleghi austriaci. Sono stati scossi dai rischi di manipolazione che presenta il voto per corrispondenza in Svizzera”, racconta il professore di diritto.

In effetti, aggiunge, il voto per corrispondenza non è una cosa scontata. “Dobbiamo però assolutamente fare qualcosa per preservare questo lusso”.

Formazione sulle migliori pratiche

Per il direttore dello ZDA è chiaro: sono necessarie migliori pratiche con maggiori criteri di sicurezza. “Ad esempio, per le schede elettorali deve sempre valere il principio del doppio controllo. Ancora meglio sarebbe la presenza obbligatoria di più di due persone”.

Tra i rischi legati al sistema, Andreas Glaser annovera anche l’impiego di dilettanti e volontari, che durante le domeniche di votazione agiscono in qualità di scrutatori. “Bisognerebbe investire di più nella loro sensibilizzazione. Ad esempio, retribuendoli per frequentare dei corsi”.

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Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio

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