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Discussioni “costruttive” ma nessun accordo in vista

L'incontro tra Jean-Claude Juncker e Johann Schneider-Ammann non ha spianato la strada ad un'intesa sull'attuazione del controverso freno all'immigrazione in Svizzera. Keystone

L'atteso incontro a Zurigo tra il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker non sembra aver portato nessun passo avanti concreto in vista di una soluzione per l’attuazione del freno all’immigrazione in Svizzera. 

“È stato uno scambio di opinioni sui prossimi passi da intraprendere. Ci sono alcuni punti difficili che vanno affrontati. Ma concordiamo sul fatto che le due parti vogliono una soluzione”, hanno comunicato Schneider-Amman e Juncker, al termine di un incontro tenuto in occasione del 70esimo anniversario dello storico discorso di Winston Churchill all’Università di Zurigo, in cui il grande statista esortava l’Europa a rinascere in forma di una Confederazione. 

Svizzera e Unione Europea – ha ribadito il presidente della Confederazione – vogliono una soluzione e le discussioni vanno in questa direzione. Anche Juncker si è mostrato ottimista, ma non ha lesinato una frase sibillina: “Quando si dice che le discussioni sono costruttive significa che nulla è stato ancora deciso”. I due si rivedranno a fine ottobre. 

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Nel frattempo, Berna e Bruxelles hanno delineato le prossime tappe della trattativa, una delle quali è rappresentata dal dibattito, che si terrà mercoledì alla Camera del popolo, sull’applicazione dell’iniziativa dell’Unione democratica di centro (UDC) votata dal popolo nel febbraio 2014. Le prossime settimane diranno se la situazione si andrà chiarendo. 

Tra l’UE e la Svizzera rimangono intanto in sospeso diversi altri dossier, tra cui la ratifica del protocollo di libera circolazione sulla Croazia, l’associazione della Svizzera ai programmi quadro per la ricerca Horizon 2020 e l’accordo istituzionale richiesto da Bruxelles. Su quest’ultimo punto, Schneider-Ammann ha confermato che la Svizzera non intende però dare il proprio consenso a un legame giuridico tra il dossier sull’immigrazione e quello concernente l’accordo istituzionale. 

La Svizzera è sola 

“Nessun segnale”, ma “perlomeno Juncker è venuto in Svizzera”, osservano il Tages-Anzeiger e il Bund, per i quali Berna deve prendere atto del fatto che la “costellazione internazionale” è diventata meno favorevole dopo il voto sul Brexit. Il referendum e la decisione del popolo britannico hanno indebolito la posizione della Svizzera e hanno spinto in un vicolo cieco i negoziati sul freno all’immigrazione. 

“Tenendo conto di queste premesse, la visita del più alto rappresentante dell’UE va giudicata positivamente. Juncker ha segnalato che, per principio, la ‘preferenza alla manodopera indigena light’ costituisce una un’opzione valida nel dossier sulla libera circolazione delle persone. Non vi era da attendersi qualcosa di più concreto da parte sua”. 

Più pessimista il Blick, che costata come finora sono andate regolarmente deluse le aspettative di una soluzione tra Berna e Bruxelles sull’attuazione del freno all’immigrazione. “Il fallimento della strategia basata sull’ottimismo è apparso ieri alla luce del sole. Neppure il lussemburghese Juncker, proveniente a sua volta da un piccolo Stato, potrà aiutarci. La Svizzera è sola. Tocca ora al Parlamento decidere”. 

Una visione condivisa dall’Aargauer Zeitung, per la quale spetta ora a Berna a fare il prossimo passo. “Domani la Camera del popolo è chiamata a pronunciarsi sulla controversa proposta di attuazione presentata dalla sua Commissione. La Camera dei Cantoni seguirà in dicembre. Dopo aver ricevuto la a benedizione dei parlamentari, il governo potrà passare nuovamente la palla a Berna”. 


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