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«Una svolta tutta da costruire»

Il secondo presidente socialista della V Repubblica può iniziare a festeggiare Keystone

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Il candidato ‘normale’ François Hollande dovrà adesso dimostrare di non essere solo una soluzione di ripiego, sottolinea lunedì la stampa svizzera. La strada è però tutta in salita.

«La sorpresa non c’è stata. I francesi non hanno rieletto Nicolas Sarkozy. Senza discussione. Di conseguenza – è così che bisogna formularlo – hanno eletto François Hollande. L’altro. Quasi in modo fortuito, in ogni caso non con entusiasmo». L’analisi del Tages Anzeiger e del Bund si ritrova in molti commenti della stampa svizzera. Più che scegliere il candidato socialista, i francesi hanno sanzionato Nicolas Sarkozy.

«Lo slogan ‘tutto eccetto Sarkozy’ del 2007 ha continuato a risuonare per cinque anni», osserva Le Temps, secondo cui «il presidente uscente, malgrado la sua energia, il suo volontarismo e la sua capacità di aprire nuove strade, si è ritrovato in tasca la terribile fattura crisi + disoccupazione in aumento, che sbocca inevitabilmente sul fallimento».

«Sarkozy, come altri leader politici europei scalzati dal potere in questi ultimi anni (in Gran Bretagna, Grecia, Italia, Spagna ecc.) paga le conseguenze del malcontento generato anche in Francia dalla crisi economico-finanziaria mondiale e dalle misure di austerità decise un po’ ovunque in Europa per arrestare il dilagare del debito pubblico», gli fa eco il Corriere del Ticino.

Prima pietra ancora da posare

Meno perentoria invece La Regione, secondo cui il «ritornello» ‘non ha vinto Hollande, ma ha piuttosto perso Sarkozy’, «significa proporre una lettura riduttiva della scelta della maggioranza dei francesi, messi di fronte a due modelli diversi, se non proprio nettamente contrastanti». Per il giornale ticinese, «alla fine, sull’esito del voto, ha contato il ‘progetto complessivo’ dell’erede di Mitterand e del suo partito. Un progetto che rimette al centro la necessità di una maggiore giustizia sociale e contributiva».

La prima pietra al cantiere resta comunque ancora da posare, annota il Corriere del Ticino, che intitola il suo commento «Una svolta tutta da costruire». «Dovrà trasformare le belle parole in atti. Riannodare i fili della crescita, creare dei posti di lavoro, realizzare la transizione ecologica…», riassume Le Matin.

Hollande, rincara la Basler Zeitung, dovrà ora provare di essere più di una semplice soluzione di ripiego. «L’anti-sarkozysmo – scrive il giornale basilese – non costituisce un programma». Finora, però, la Francia ha fatto resistenza alle «riforme necessarie», come quella del mercato del lavoro.

Sforzo collettivo

Con il voto di domenica, i francesi hanno mostrato di «voler punire il personaggio, la sua ossessiva voglia di onnipresenza, il suo frenetico stile personale, la rincorsa dei temi (sicurezza, eccesso di immigrati, Islam) cari all’estrema destra xenofoba», osserva La Regione.

«Il futuro si annuncia difficile per François II e la nuova maggioranza di questa Francia febbrile in seno a un’Europa fragile», sottolinea da parte sua il Quotidien Jurassien. Se si vorranno «risanare i deficit, migliorare la crescita, offrire potere d’acquisto al popolo, la Francia di domani dovrà essere quella dello sforzo collettivo».

Uno sforzo che però è rimasto un tema tabù durante la campagna, annota Le Temps. «Le riforme in profondità a venire, la loro ampiezza e la loro utilità non sono state spiegate» ai francesi. «Il giorno è però arrivato di pagare la fattura di 37 anni consecutivi di deficit, di sogni non finanziati e di assurdità economiche». «Che lo voglia o no, il nuovo presidente francese dovrà adattare il suo programma alle necessità. Nel contesto francese, ci riuscirà?», si chiede il giornale romando.

Una messa in guardia giunge anche dalla Berner Zeitung: la Francia vive al disopra dei propri mezzi ma non ne parla e «la campagna condotta da François Hollande rifletteva questa grottesca negazione della realtà».

Per l’editorialista de La Tribune de Genève e di 24 Heures, la posizione di Hollande è resa ancor più difficile poiché deve far fronte a «due elementi contradditori». «Da un lato i suoi concittadini sono vieppiù impazienti di fronte all’economia che si degrada e vogliono che il capo dello Stato tracci rapidamente delle uscite di soccorso. D’altra parte, i margini di manovra degli Stati sono sempre più stretti».

Tra austerità e rilancio

Secondo la Neue Zürcher Zeitung, il nuovo inquilino dell’Eliseo dovrà «presentare al più presto un programma finanziario credibile se vorrà evitare che i dubbi sulle capacità del paese di onorare i propri debiti non si propaghino».

«Durante la campagna, François Hollande ha comunque dimostrato di saper tergiversare senza però mai perdere la rotta – annotano la Tribune de Genève e 24 Heures. Questo apparente difetto […] potrebbe trasformarsi in preziosa qualità di fronte ad Angela Merkel», che dovrà «convincere di aggiungere diversi strati di crescita nelle austere brodaglie che prescrive agli europei».

Per la Neue Zürcher Zeitung, questa discussione su un giusto equilibrio tra misure di risparmio e provvedimenti per stimolare la crescita è necessaria. Il timore del giornale zurighese è però che «il trionfo di Hollande sia percepito nel resto dell’Europa come un segnale che il risanamento delle finanze degli Stati può attendere», ciò che sarebbe fatale.

Un timore condiviso anche da L’Agefi, secondo cui la vittoria di Hollande e la prevedibile situazione di stallo politico in Grecia «rischiano di avere effetti destabilizzanti immediati e importanti a livello di Unione Europea». Con «conseguenze poco rassicuranti anche per la Svizzera, in particolare sul piano monetario».

Preoccupazioni esagerate? È quanto sembrano credere il Tages Anzeiger e il Bund: Hollande «non è un socialista preistorico» e non è intenzionato «a minare le basi del programma di risparmio europeo», anche se vuole correggerlo introducendo una componente di crescita. Un certo ottimismo che trova eco anche nelle colonne de La Liberté: «Il suo programma, contrassegnato col sigillo dell’economia sociale di mercato, si avvicina più alla socialdemocrazia che alla presa della Bastiglia».

François Hollande, 57 anni, è stato eletto ottenendo il 51,6% dei voti, contro il 48,4% andati a Nicolas Sarkozy, stando ai risultati ufficiali del Ministero dell’interno. Il tasso di partecipazione ha raggiunto l’80,3%.

Uno scarto minore tra i due candidati alla presidenza era stato registrato solo nel 1974, quando Valéry Giscard d’Estaing, opposto a François Mitterand, fu eletto col 50,8% dei suffragi. Sette anni dopo, il candidato socialista, opposto ancora una volta a Giscard d’Estaing, ottenne invece il 51,8% dei voti.

Nato nel 1954 a Rouen, François Hollande aderisce al Partito socialista nel 1979. Dapprima è consigliere di François Mitterand, poi incaricato per le questioni economiche.

Nel 1983 è eletto per la sua prima carica a livello locale (consigliere comunale a Ussel, nel dipartimento della Corrèze). Nel 1988 entra a far parte dell’Assemblea nazionale.

Nel 1994 diventa primo segretario e portavoce del Partito socialista.

Nel 2007, durante l’elezione presidenziale, si fa da parte a favore della sua compagna Segolène Royal. La coppia si separa dopo le elezioni.

Nel 2008 lascia la direzione del Partito socialista.

Nell’ottobre del 2011, dopo la vicenda Strauss Kahn, vince le primarie del Partito socialista, battendo Martine Aubry e diventando così lo sfidante di Nicolas Sarkozy.

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