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Trasparenza fiscale: la Svizzera supera un grosso ostacolo

La Svizzera vede allontanato il pericolo di finire sulla lista nera dei paradisi fiscali: dopo le modifiche legislative, l'OCSE l'ha ammessa alla seconda fase della valutazione dei pari. La pressione però permane: nell'autunno 2015 inizierà l'esame dell'attuazione pratica dell'assistenza amministrativa in materia fiscale.


La Svizzera è sulla buona strada per adempiere gli standard di trasparenza in materia fiscale: il Forum globale l’ha promossa nella prima fase di valutazione. Keystone

“Siamo sulla buona strada e intendiamo proseguire gli sforzi per una piazza finanziaria integra e competitiva”, ha commentato oggi il segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali Jacques de Watteville, all’annuncio della decisione del Forum globale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Certo, è vero che “la Svizzera ha compiuto un passo nella buona direzione. Ma la vera prova del nove sarà come scambierà le informazioni nella prassi. È su questo che sarà valutata nella seconda fase”, ha dichiarato a swissinfo.ch Pascal Saint-AmansCollegamento esterno, direttore del Centro di politica e amministrazione fiscali dell’OCSE.

Si volta una pagina

Il superamento della prima fase fa comunque uscire la Svizzera da anni di incertezza, in seguito al rapporto del 2011 in cui il Forum globale aveva concluso che le sue condizioni quadro giuridiche necessitavano ulteriori modifiche. In particolare erano stati evidenziati tre punti lacunosi: troppe poche convenzioni per evitare le doppie imposizioni (CDI) conformi allo standard OCSE, carenze nell’assistenza amministrativa fiscale su domanda, esistenza di azioni al portatore, ossia il cui detentore non è noto.

Nel giugno 2014 la Svizzera ha chiesto al Forum globale un rapporto supplementare e una nuova valutazione, alla luce delle misure che aveva adottato seguendo le raccomandazioni formulate nel primo rapporto.

Dal 1° agosto 2014 le autorità elvetiche non informano più sistematicamente ogni persona oggetto di una domanda di assistenza amministrativa prima di trasmettere i suoi dati allo stato estero in questione. Nel dicembre 2014 il parlamento ha varato, praticamente all’ultimo minuto, una legge che fa trasparenza sui detentori di azioni al portatore. Infine la Confederazione ha rinegoziato o completato parecchie CDI, adattandole allo standard OCSE.

Complicazioni di SwissLeaks e HSBC

La nuova valutazione dei pari è iniziata il 9 febbraio, vale a dire proprio nel giorno in cui in tutto il mondo i media hanno riferito dell’aiuto fornito dalla filiale di Ginevra del colosso bancario britannico HSBC ad evasori fiscali a nascondere miliardi. Non solo, documenti resi quel giorno di pubblico dominio, precisano che la HSBC ha aiutato politici, trafficanti di armi e criminali vari a nascondere i soldi all’erario.

I fatti risalgono ad alcuni anni fa, quando il segreto bancario svizzero era ancora saldamente garantito anche nei confronti degli altri Stati. La delegazione elvetica ha dovuto spiegare per ore che l’assetto sottoposto al nuovo esame è completamente cambiato rispetto a quei tempi.

Valutazione della prassi

Alla fine gli sforzi elvetici hanno portato frutti: il Forum globale ha concluso la valutazione ed è giunto alla conclusione che ora la Svizzera adempie le condizioni quadro e che ha adeguatamente modificato le relative leggi. La via è così libera per la seconda tappa, che inizierà nell’ultimo trimestre di quest’anno.

Berna si attende una valutazione dell’attuazione nella prassi dell’assistenza amministrativa fiscale che con ogni probabilità sarà intensa e tutt’altro che semplice. Parecchi Stati negli anni scorsi hanno presentato molte domande di assistenza amministrativa, e diverse di queste sono state giudicate ancora in base al diritto allora vigente, che dunque non era ancora conforme agli standard OCSE.

La diplomazia svizzera dovrà perciò fornire prove credibili di un avvenuto cambiamento anche nella prassi e non solo nelle leggi. Se non riuscisse a dimostrarlo in modo tangibile, la Svizzera rischierebbe di ottenere dei cattivi voti, che potrebbero danneggiare gravemente la sua reputazione e aprire un nuovo lungo periodo di incertezza.

Nella valutazione “verrà controllato quante domande sono state trasmesse alla Svizzera, quali sono state le risposte e se i paesi richiedenti sono soddisfatti di queste risposte”, precisa Pascal Saint-Amans.

Per esempio, il Lussemburgo è stato ammesso alla seconda fase nel 2013, ma poi è stato giudicato non conforme. Il Gran Ducato ha quindi preso immediatamente in mano la situazione ed effettuato rapidamente le necessarie riforme, chiedendo poi una nuova valutazione alla fine del 2014. Questa inizierà nell’autunno 2015 e durerà un anno. In altre parole, nel migliore dei casi il Lussemburgo avrà perso tre anni per non più essere considerato un paradiso fiscale.

Valutazione tra pari

Il Forum globale verifica il rispetto dello standard in materia di assistenza amministrativa tramite valutazioni tra Paesi (Peer Reviews). Le Peer Reviews si svolgono in due fasi.

Nella prima fase viene esaminato se vi sono le necessarie basi giuridiche per lo scambio di informazioni su domanda secondo lo standard internazionale.

Nella seconda fase è esaminata l’applicazione dello scambio di informazioni nella prassi.

Una volta superate le due fasi, viene assegnato un voto complessivo. Se un Paese ritiene di soddisfare le raccomandazioni del Forum globale può richiedere un rapporto supplementare.

(Fonte: Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali)

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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