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Quest’anno al Wef di Davos la neve sarà virtuale

strade innevate a davos
Normalmente a fine gennaio le strade di Davos brulicano di gente. Ma quest'anno non è come tutti gli altri. Keystone / Gian Ehrenzeller

Si apre lunedì il Word Economic Forum di Davos; un'edizione 2020 che si svolge completamente online.

Nessun balletto di elicotteri, né cortei di berline, né imponenti schieramenti di agenti delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza dei potenti di questo mondo. Quest’anno a Davos l’ultima settimana di gennaio trascorrerà nella calma più assoluta.

A causa della pandemia, i discorsi, i dibattiti e gli incontri che tradizionalmente suscitano una vasta eco a livello internazionale avverranno esclusivamente in rete.

Ad aprire l’edizione 2020 del Wef è stato il presidente cinese Xi Jinping, il cui paese sembra aver voltato pagina sul coronavirus, almeno a livello economico.

Più tardi nella giornata, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha discusso, insieme al ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, al suo omologo tedesco Peter Altmaier e all’amministratore delegato di Goldman Sachs David Solomon, su come “ripristinare la crescita economica”.

La pandemia sarà naturalmente al centro dei dibattiti. L’ottimismo che prevaleva in novembre, quando i vaccini sono diventati una realtà, si è un po’ smorzato in questo inizio di 2021, contraddistinto da nuove restrizioni e dalla diffusione di varianti del Sars-CoV-2.

Da Greta al coronavirus

Un anno fa, la comparsa in Cina di una misteriosa epidemia di polmonite era ancora solo una vaga preoccupazione tra l’élite economica e i leader del pianeta riuniti nella località grigionese. A destare interesse era stata soprattutto la schermaglia tra il presidente statunitense Donald Trump e l’icona della causa ambientalista Greta Thunberg.

Da allora, è passata molta acqua sotto i ponti e la 51esima edizione del Wef si svolgerà all’insegna di come “ricostruire la fiducia”.

Oltre al già citato Xi Jinping, parteciperanno ai dibattiti il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

La nuova amministrazione statunitense Biden sarà rappresentata dall’immunologo Anthony Fauci, consigliere della presidenza sulla pandemia, e dall’inviato speciale per il clima John Kerry, che sarà sicuramente accolto a braccia aperte dopo la decisione del nuovo gabinetto di riportare gli Stati Uniti nell’accordo di Parigi.

L’Asia sarà rappresentata dai presidenti di Cina e Corea del Sud, e dai primi ministri di India e Giappone.

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A Singapore in maggio

Come simbolo, dopo questa prima sessione virtuale, “Davos” si sposterà in maggio a Singapore, lontano dalla stazione sciistica svizzera dove questo simposio, creato nel 1971 dal professore tedesco Klaus Schwab, si svolge abitualmente.

La ragione addotta è la “sicurezza sanitaria”, poiché la città-stato, che ha registrato solo 29 morti, è considerata più sicura di Ginevra, un tempo evocata come soluzione di ripiego.

Questa particolare enfasi sull’Asia da parte degli organizzatori del World Economic Forum fa eco al risultato di un recente studio dell’assicuratore Euler Hermes che mostra che, in seguito all’epidemia, il prodotto interno lordo cinese dovrebbe eguagliare quello statunitense già nel 2030, due anni prima di quanto previsto prima della crisi.

Lotta alle disuguaglianze

Un altro grande argomento di discussione durante questa settimana sarà l’aumento delle disuguaglianze e il rischio che questa evoluzione comporta per la coesione delle società.

L’organizzazione non governativa Oxfam ha lanciato un appello affinché i più ricchi vengano tassati per combattere “il virus della disuguaglianza”, come recita il titolo del suo rapporto annuale pubblicato lunedì, e che ogni anno è un promemoria per i partecipanti al Wef.

Mentre milioni di persone sono sprofondate nella povertà, le dieci persone più ricche del pianeta hanno visto il loro patrimonio crescere di 540 miliardi di dollari tra il 18 marzo e il 31 dicembre 2020, stando ai calcoli dell’Ong. Una somma – sottolinea Oxfam – che sarebbe più che sufficiente a pagare il vaccino per tutti gli abitanti del pianeta.

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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 25.1.2021)

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