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Finti votanti da ragazzi per diventare veri cittadini da adulti

Ragazzi in corteo innalzano cartelloni che denunciano il riscaldamento climatico.
Dalla piazza alle urne: sensibilizzare i ragazzi sull'importanza di partecipare alle decisioni politiche tramite la democrazia diretta e dare loro gli strumenti per farlo, è quanto si prefigge il cantone di Ginevra con un'educazione civica innovativa. Keystone / Martial Trezzini

Quale sarebbe il verdetto della "generazione di Greta" sui due quesiti su cui si pronuncia l'elettorato svizzero il 19 maggio? Nel cantone di Ginevra lo si saprà: quasi 5000 ragazzi dai 16 ai 17 anni voteranno, tramite e-voting. Inserito nel programma scolastico di educazione civica, lo scrutinio fittizio, su questa scala, costituisce una novità nazionale.

Se oggi vanno in piazza a manifestare per sensibilizzare i politici sulle loro aspirazioni, i minorenni devono però essere consapevoli che domani come maggiorenni spetterà a loro stessi attivarsi per cercare di realizzare le loro rivendicazioni. Che si tratti di proteggere il clima o di qualsiasi altra tematica.

Capire l’importanza di partecipare alle decisioni del Paese è solo il primo passo. È poi indispensabile che conoscano gli strumenti della democrazia diretta di cui dispongono i cittadini svizzeri a tutti i livelli dello Stato federale e siano in grado di utilizzarli.

Necessario “ripensare seriamente l’istruzione civica”

È proprio qui, infatti, che il dente duole. “Il problema è che i giovani oggi non sono preparati” ad esercitare i diritti politici, rileva Pascal SciariniCollegamento esterno, professore di scienze politiche all’università di Ginevra e autore di numerose ricerche sull’astensionismo giovanile alle urne svizzere.

In questa prospettiva, la simulazione di una votazione dei ragazzi, calcata su quella reale che ha luogo parallelamente, “è un’iniziativa salutare. A condizione, tuttavia, che non sia un’operazione isolata”, puntualizza l’esperto. A suo avviso, in Svizzera, “occorre ripensare seriamente l’istruzione civica per lottare contro l’astensionismo giovanile”. Del resto, “non è la votazione fittizia in sé che è importante, bensì il lavoro fatto a monte”, vale a dire le conoscenze e le competenze trasmesse ai partecipanti.

Una necessità di cui gli ideatori del progetto, al Dipartimento dell’istruzione pubblica e alla Cancelleria dello Stato ginevrini, sono perfettamente consci. Ed è precisamente in questa direzione che già da diverso tempo agiscono in stretta collaborazione. Lo scrutinio fittizio del 19 maggio è semplicemente un elemento supplementare della strategia che il cantone di Ginevra ha sviluppato costantemente nel corso degli ultimi anni.

Con gli stessi strumenti dei votanti “veri”

facsimile carta di voto di cyber allievo.
République et Canton de Genève

La procedura per il voto fittizio è già iniziata. Vi partecipano tutti gli allievi al secondo anno delle scuole e dei centri professionali dell’insegnamento secondario di secondo grado. I ragazzi ricevono schede e codici per il voto online che funzionano esattamente come per la normale votazione popolare che si svolge lo stesso giorno. Anche lo spoglio dei voti sarà effettuato in contemporanea.

Prima di poter votare, i ragazzi devono seguire la preparazione in classe, precisa Bastien Ischer, responsabile della promozione dell’educazione alla cittadinanza presso l’insegnamento secondario di secondo grado. I docenti illustrano i due temi, rispondono alle domande e presentano la documentazione di cui dispongono tutti i cittadini per informarsi in modo oggettivo e completo sugli oggetti in votazione: l’opuscolo e i video con le spiegazioni del Consiglio federaleCollegamento esterno, l’opuscolo cantonaleCollegamento esterno che elenca le posizioni dei partiti e delle organizzazioni del cantone di Ginevra sui due quesiti e i video di easyvoteCollegamento esterno appositamente concepiti per i giovani.

L’idea dell’operazione è che i ragazzi “si immergano nel modo più pragmatico e realistico possibile” nell’esercizio dei diritti politici e che la scuola fornisca loro “le conoscenze e gli strumenti necessari affinché sviluppino uno spirito civico e critico”, per poi poter diventare “cittadini a pieno titolo”, spiega Bastien Ischer. Questo risponde anche agli obiettivi dell’insegnamento pubblico, iscritti nella CostituzioneCollegamento esterno e nella Legge sull’istruzione pubblicaCollegamento esterno del cantone di Ginevra, ricorda l’alto funzionario.

Un lavoro di lungo respiro

Il responsabile auspica che l’operazione possa essere ripetuta nei prossimi anni scolastici. Ma dipenderà dal bilancio di questo primo esperimento, che sarà stilato insieme a tutti gli insegnanti, indica. Bastien Ischer ha comunque già una certezza: “C’è ancora tanto lavoro da fare” per l’educazione civica.

“Tramite la scuola c’è la possibilità di influenzare l’integrazione sociale e politica dei giovani, ma solo con un lavoro continuo nel tempo, in profondità e con obiettivi a lungo termine”, sottolinea Pascal Sciarini. Il professore dell’università di Ginevra avverte: “Non ci si deve illudere di ottenere risultati miracolosi: non si può far balzare di 20 punti percentuali la partecipazione giovanile alle votazioni con alcune misure”.

In ogni caso, il 19 maggio a Ginevra, si conosceranno i risultati sia del voto reale sia quelli della votazione simulata. Sarà dunque interessante scoprire se l’elettorato in erba è in linea con i veri votanti o se vi sono divergenze generazionali.

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