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Aiuto al suicidio, condannato dirigente di Exit

Pierre Beck davanti al Palazzo di Giustizia a Ginevra.
Pierre Beck davanti al Palazzo di Giustizia a Ginevra. Keystone

Il vicepresidente dell'associazione di assistenza al suicidio Exit della Svizzera romanda, Pierre Beck, è stato condannato a 120 aliquote giornaliere sospese con la condizionale dal Tribunale di polizia di Ginevra che ha confermato il decreto d'accusa del Ministero pubblico ginevrino nei suoi confronti.


I fatti risalgono all’aprile 2017 quando un’anziana coppia si era rivolta ad Exit per un aiuto: la donna 86enne voleva porre fine alla sua vita insieme al marito, affetto da una malattia incurabile, benché godesse di buona salute fisica. Il dirigente di Exit Pierre Beck, un medico in pensione di 74 anni, aveva quindi esaudito il suo desiderio prescrivendo all’anziana il medicinale per il suicidio.

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“Questa signora era molto determinata”, ha spiegato in tribunale Beck, secondo il quale l’anziana non sopportava l’idea di vivere da sola e ha detto più volte che si sarebbe comunque suicidata se non le fosse stato permesso di morire contemporaneamente al coniuge. “In questo caso, ho superato leggermente i criteri per il suicidio assistito stabiliti da Exit”, ha ammesso l’imputato che ha anche spiegato che il caso è stato discusso all’interno dell’associazione e le opinioni erano divergenti.

Nella sentenza odierna, la Corte ha ribadito quanto già sostenuto dalla procura ginevrina nel suo decreto, sostenendo che l’imputato ha violato la legge federale sui medicamenti e i dispositivi medici. Inoltre nell’ordinamento svizzero, è stato ricordato, non è riconosciuto l’aiuto al suicidio per motivi psicologici e esistenziali.

Per i giudici, Beck ha ceduto alle richieste della donna per altruismo ma ha tradito anche una certa supponenza dal momento che in questo caso sarebbe stato necessario consultare anche altri medici.

Il medico, che ha collaborato attivamente alle indagini, continua però a ritenere di non aver commesso alcun reato e il suo legale ha annunciato al termine dell’udienza che è probabile un ricorso contro la sentenza che “mette in evidenza la mancanza di chiarezza in questo ambito”.

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