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Petrolio pericoloso

pozzi di petrolio
Il gruppo Stato islamico ha potuto finanziarsi anche grazie allo sfruttamento del petrolio. Copyright 2018 The Associated Press. All Rights Reserved.

Una società di Lugano avrebbe movimentato dei carichi di greggio dello Stato islamico destinati ad essere raffinati in Sardegna e su cui indaga la Procura di Cagliari. La Svizzera ha risposto alle rogatorie italiane.

Da una parte Lugano, assopita e incravattata. Dall’altra il Nord dell’Iraq, con il suo petrolio conteso, in preda al caos del dopo intervento americano. Due mondi distanti che ora un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Cagliari sembra collegare. Gli inquirenti sardi stanno infatti indagando su del greggio venduto dallo Stato Islamico che potrebbe essere stato raffinato in Italia. Se la Sardegna è la destinazione finale di carichi dalla dubbia origine, è però dal Ticino che la compravendita sospetta sarebbe stata orchestrata.

La replica di Petraco

Con il presente comunicato Petraco prende posizione in merito alle illazioni contenute nell’articolo intitolato “Petrolio Pericoloso”, pubblicato sul quotidiano on-line tvsvizzera.it il 14 Novembre 2020, i cui contenuti e finalità vengono integralmente e fermamente contestati.

Si ribadisce come il Gruppo Petraco sia assolutamente estraneo nell’asserito contrabbando di petrolio greggio e prodotti petroliferi e neppure risulti essere oggetto o parte di alcun tipo di investigazione o procedimento da parte di autorità giudiziarie, né in Svizzera né all’estero.

Tutti i contratti di approvvigionamento e vendita che coinvolgono Petraco vengono conclusi e portati a termine nel pieno rispetto degli obblighi contrattuali e delle normative legali applicabili.

Il Gruppo Petraco si è pertanto unicamente limitato a fornire piena collaborazione, in veste di parte terza, nel contesto della domanda di assistenza giudiziaria avviata dal Tribunale di Cagliari”.

La vicenda risale agli anni 2015 e 2016 quando 25 navi che trasportano un totale di 12 milioni di tonnellate di oli minerali arrivano alla raffineria di Sarroch, vicino a Cagliari, una delle più grandi del Mediterraneo. Sulla carta, si tratta di greggio di origine irachena proveniente dalla Turchia. I doganieri italiani hanno però dei dubbi. Da dove vengono, esattamente, questi idrocarburi destinati alla Saras, la società detenuta al 40% dalla famiglia Moratti?

Secondo i documenti citati da La RepubblicaCollegamento esterno, il carico è gestito dalla Petraco Oil Company LLP, società con sede a Londra, ma la cui principale sede operativa è a Lugano. Il greggio era stato acquistato tramite la Edgwaters Falls, una società delle Isole Vergini britanniche controllata dalla stessa Petraco, che a sua volta lo aveva comprato da una società turca chiamata Powertrans.

Operazione miliardaria

Gli investigatori sardi sospettano che il denaro che ha finanziato questa operazione possa essere finito nelle tasche dello Stato islamico. Non si sta parlando di briciole. Da quanto si legge sulla stampa italiana, Saras avrebbe trasferito a Petraco circa 14 miliardi di dollari. Vale a dire più dell’intero fatturato nel 2016 dal gruppo petrolifero italiano. Dopo essere transitato attraverso alcune società offshore, tra cui la Edgwaters Falls, il denaro prende varie strade.

Una parte minore, circa 217 milioni di dollari, finisce alla Powertrans. Non una società qualunque: l’azienda turca aveva infatti ottenuto il monopolio su tutti i trasporti di petrolio che, dal Kurdistan iracheno, transitavano dalla Turchia. I media turchi hanno già riferito in passato che Powertrans avrebbe acquistato petrolio dall’Isis. Inoltre, alcune e-mail hackerate hanno svelato che la società sarebbe collegata a Berat Albayrak, genero del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan. Per gli inquirenti sardi, citati da La Repubblica, il pagamento “minimo” verso la Powertrans sembra ipotizzare che questa abbia avuto un ruolo di cartiera: avrebbe cioè fornito la documentazione commerciale necessaria per occultare il rapporto diretto con i venditori nel Kurdistan iracheno, non legittimati sul piano internazionale.

Partner inconfessabili

Una tranche molto più cospicua, di circa quattro miliardi, è infatti trasferita al Governo del Kurdistan iracheno. Inizialmente il greggio è nelle loro mani. Anche se, l’unico attore autorizzato alla vendita a livello internazionale avrebbe dovuto essere l’ente petrolifero di stato iracheno. Ma per i commercianti la tentazione è troppo forte: il petrolio curdo è di buona qualità ed è venduto a basso prezzo. Per questo alcuni trader attivi a livello mondiale, tra cui Petraco, non hanno esitato ad acquistarlo, nonostante il divieto di Baghdad.

due navi in un porto
Parte del greggio dello Stato islamico sarebbe transitato dal porto di Ceyhan, nel sud della Turchia. Keystone / Burhan Ozbilici

Ma la situazione in Iraq cambia. I pozzi finiscono sotto il dominio delle milizie islamiche. Ed è lo Stato islamico che lo fa circolare in tutto il mondo, facendolo transitare dalla Turchia, in particolare dal porto di Ceyhan dove la società attiva da Lugano sembra essere ben introdotta. Il sospetto è quindi che il denaro versato dalla Saras alla Petraco possa essere finito nelle mani dei terroristi. Alcuni trasferimenti in particolare sono sotto la lente degli investigatori sardi “Dai conti Edgewaters ci sono altri bonifici per 3,6 miliardi di dollari, senza indicazione del reale beneficiario. Verosimilmente perché era inconfessabile”, si legge su La Repubblica che cita gli atti dell’inchiesta.

Saras respinge le accuse

Saras – una delle principali società di raffinazione europee nel cui capitale è da poco entrata la svizzera Trafigura – è accusata di aver acquistato petrolio iracheno di contrabbando a prezzi stracciati tra il 2015 e il 2016 e di aver così frodato le autorità fiscali per almeno 130 milioni di euro. La società, quotata in borsa e controllata al 40% dalla famiglia dell’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti, ha rilasciato l’8 ottobre 2020 una dichiarazioneCollegamento esterno in cui “respinge con forza qualsiasi associazione del nome della società con il contrabbando di petrolio e di carburanti”.

La Petraco, nota per la sua discrezione, non ha comunicato nulla a riguardo e non ha risposto al nostro messaggio. La sede operativa di Lugano è una succursale della Petraco Oil Company LPP di Londra, a sua volta controllata da un’entità basata sull’isola anglo-normanna Guernsey. Il gruppo Petraco è presente in Ticino sin dagli anni Settanta. La società, storicamente focalizzata sul petrolio russo (ha un ufficio anche a Mosca), sembra essersi interessata da qualche anno anche al petrolio dell’Iraq. Un articoloCollegamento esterno del 2016 spiega che Petraco, via la già citata Edgewaters, aveva acquistato otto spedizioni di petrolio dal governo del Kurdistan iracheno. Il nome della discreta società luganese è citato anche dal Financial TimesCollegamento esterno, insieme ai giganti svizzeri Glencore, Vitol e Trafigura e alla russa Rosneft, proprio come uno dei più importanti finanziatori del Governo regionale del Kurdistan. Dai registri di commercio inglesi risulta che, nel 2016, Petraco ha realizzato circa 40 milioni di dollari di utili: più del doppio rispetto al 2015, 2017 e 2018.

Rogatorie in Svizzera

A Cagliari sono sotto indagine anche alcuni dirigenti di Saras: il CFO, Franco Balsamo, e il responsabile dell’ufficio commerciale, Marco Schiavetti, sono sospettati, tra l’altro, di riciclaggio di denaro sporco. Entrambi sono anche amministratori della società ginevrina Saras Trading, fondata nel settembre 2015 e specializzata sia nell’acquisto di grezzi e altre materie prime per la raffineria, sia della vendita dei suoi prodotti raffinati. E proprio la società di Ginevra è al centro di alcune transazioni finanziarie sospette che riguardano sempre la Petraco.

La vicenda è scoppiata a seguito di una segnalazione del responsabile antiriciclaggio della banca Ubi Factor, una società del gruppo Ubi Banca, istituto di credito da poco acquisito da Intesa San Paolo. Da allora la Procura di Brescia indagga su un’operazione di cessione di credito finiti in Ubi Factor a fine 2016. Crediti milionari che erano vantati dalla società svizzera Saras Trading nei confronti di Petraco Oil Company. Ossia le stesse società al centro anche dell’inchiesta aperta in Sardegna.

Sia da Cagliari che da Brescia, il caso è arrivato fino in Svizzera. Contattato, l’Ufficio federale di giustizia (UFG) afferma che nell’agosto 2018 la Confederazione ha ricevuto una domanda di assistenza giudiziaria relativa alle società Saras Trading e Petraco. La richiesta è stata delegata al Ministero pubblico della Confederazione, che conferma di aver ricevuto due richieste, una dal Tribunale di Cagliari e l’altra dal Tribunale di Brescia. La Procura federale precisa che finora non è stato avviato alcun procedimento penale in questo contesto.


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