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Fiat Lux: evviva il buio!

Vista su Chiasso da Morbio (foto tratta dal libro) Wieviel Licht braucht der Mensch, um leben zu können, und wieviel Dunkelheit?

Inquinamento luminoso e riscoperta del buio: un libro fa riflettere sull'impatto che la luce artificiale ha sulla nostra percezione della notte.

Uno studio interdisciplinare frutto di un’ampia ricerca cui hanno partecipato storici, sociologi, geografi e architetti.

Negli ultimi anni l’illuminazione artificiale esterna è diventata così invadente da far parlare di inquinamento luminoso, quello che impedisce di vedere il cielo stellato, stravolge il bioritmo degli animali notturni, di molte piante, e probabilmente disturba anche il nostro sonno.

«L’oscurità abita nella terra. Fuoriesce e vi ritorna come un profondo sospiro», citazione di Andrzej Stasiuk, che si trova nel volume intitolato «Di quanta luce ha bisogno l’uomo per vivere e di quanta oscurità?»

La notte, si potrebbe dire seguendo la metafora di Stasiuk, ha il fiato corto in Europa, e perfino sulle Alpi, perché la terra è troppo illuminata, in una specie di giorno perenne.

Il libro non offre solo spunti poetici (che anzi potevano essere molti di più, visto che la notte è da sempre fonte di ispirazione), ma presenta anche saggi storici, foto, testimonianze personali, e riflessioni sociologiche su come la nostra percezione dei paesaggi notturni, almeno a queste latitudini, sia spesso artificiale, proprio come le luci.

Far trapelare la notte

L’approccio interdisciplinare rende particolarmente interessante il volume, nato da una collaborazione tra l’Università della Svizzera italiana e l’Accademia di Architettura di Mendrisio.

Ricerche approfondite, ma formato piuttosto breve degli articoli, una veste grafica gradevole, testi scorrevoli, in tedesco e in italiano. Foto che vanno a caccia della notte, nelle vallate, o sul ciglio dell’autostrada, restituendo scorci di cieli di montagna, e orizzonti slavati al neon.

Lo storico Marco Marcacci, uno degli otto autori, tra cui anche il celebre architetto Peter Zumthor, si sofferma in particolare sull’illuminazione pubblica nella Svizzera italiana.

«Se la luce elettrica era arrivata in quasi tutte le case in Ticino già alla vigilia della seconda guerra mondiale», scrive lo storico, «l’illuminazione pubblica ha invece conosciuto un’intensificazione spettacolare soltanto dopo il 1950», dovuta in primo luogo ai fari di strade e autostrade. La civiltà dell’auto insomma.

In scena i palazzi, in ombra gli scempi edilizi

In un cantone che vive di turismo, come il Ticino, anche l’illuminazione decorativa, gli effetti speciali sulle facciate, nei centri storici, sui lungolaghi e nei grandi alberghi, fa sì che la notte sia sempre più chiara.

Effetto scenico sui palazzi: la luce fa risaltare le bellezze architettoniche, ma spinge nell’ombra gli scempi edilizi, che in tanti punti hanno rovinato anche il paesaggio a sud delle Alpi. I «mostri», nel caso dell’urbanistica, non rispuntano dunque al calar della notte, ma al sorgere dell’alba.

L’articolo di Marcacci ci ricorda anche che una delle fonti più recenti d’inquinamento luminoso è l’illuminazione pubblicitaria e quella dei centri commerciali e delle stazioni di servizio. Ma anche lo sport e gli svaghi non conoscono più orari. Ed ecco dunque stadi e piste da sci che si illuminano a giorno in piena notte.

Negli altri saggi si parla, tra l’altro, di decorazioni natalizie, di foto satellitari, ma anche della «nube» arancione di dispersione luminosa che dai centri urbani, Milano e la Lombardia, si espande fino alle Alpi svizzere.

La questione posta dal titolo continua ad aleggiare, senza risposta: se la luce elettrica è una conquista della modernità, quanta luce (e quanta modernità) ci serve davvero?

Domanda provocatoria che deve far riflettere anche a livello più profondo. In un’epoca come la nostra in cui, in mancanza di ideali più scintillanti, emergono qua e là tentazioni oscurantiste, etiche, politiche e religiose.

Ci serve forse un po’ meno luce (artificiale) fuori e un po’ più di luce dentro?

swissinfo, Raffaella Rossello

L’inquinamento luminoso in Svizzera è basso nella zona del Gottardo, nella Svizzera centrale e nei Grigioni, nel sud-est del paese.

È più forte nelle aree industriali e più popolate, come Zurigo.

Titolo del volume: “Di quanta luce ha bisogno l’uomo per vivere e di quanta oscurità?”

Autori: Peter Zumthor, Ivan Beer, Jon Mathieu, Marco Marcacci, Ruth Hungerbühler, Luca Morici, Stefan Wunderle, Katia Maus.

Una pubblicazione dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, e dell’Istituto di Storia delle Alpi.

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