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Proteste per l’assenza di italofoni nel cda della Posta

Sede della Posta
Alla Posta si continuerà a non parlare italiano? © Keystone / Urs Flueeler

Nella Berna federale potrebbe consumarsi un piccolo sgarbo nei confronti della minoranza italofona. Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano Corriere del Ticino il governo si appresterebbe a perpetuare la mancanza di un rappresentante della Svizzera italiana nel consiglio di amministrazione della Posta.

I consiglieri federali si appresterebbero nelle prossime ore a nominare un rappresentante Germanofono e di fronte a questa prospettiva i parlamentari ticinesi a Berna hanno protestato prendendo posizione contro l’orientamento che si profila da parte dell’esecutivo.

Dal 2018 non si parla italiano nello strategico organo amministrativo dell’ex regia federale e neanche la nomina recente di Corrado Pardini, indicato dai sindacati, aveva sanato la questione: l’ex parlamentare bernese parla l’italiano ma secondo diversi deputati non rappresenta la Svizzera italiana.

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Il Consiglio federale, ricorda una nota della delegazione ticinese, aveva spiegato che Pardini avrebbe occupato un seggio destinato a un rappresentante del personale e aveva però assicurato il suo impegno a favore di una composizione adeguata dal profilo delle comunità linguistiche per le nomine future.

La deputazione si aspetta ora che il Governo rispetti le disposizioni che ha emanato nel 2013 “per assicurare un’equa rappresentanza delle lingue all’interno degli organi di direzione superiori delle aziende e degli stabilimenti vicini alla Confederazione”, e sottolinea che la Svizzera italiana è tuttora esclusa anche dal Consiglio di amministrazione di Swisscom.

Naturalmente il criterio linguistico non è l’unico ad essere considerato in questo genere di decisioni per le quali subentrano fattori di diversa natura. Resta il fatto che in uno Stato federale l’equa rappresentanza delle varie regioni e culture non deve essere trascurato.

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