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«La campagna elettorale non si vincerà su Internet, non ancora»

Alle federali del 2011, i Verdi liberali avevano potuto trarre profitto dal fattore immagine: una forza nuova e fresca. Sapranno riconfermarsi nel 2015? Keystone

Quali sono le ricette per trasformare una campagna elettorale in un successo? Intervista al politologo ed esperto di comunicazione Mark Balsiger, che ha recentemente pubblicato una guida per evitare ai candidati di «volare alla cieca».

S’intitola «Wahlkampf statt BlindflugCollegamento esterno» (Campagna elettorale anziché volo cieco) ed è destinato non solo a chi intende lanciarsi nell’arena politica ma anche a tutti coloro che si interessano alla cosa pubblica. Nel suo libro, Balsiger illustra 26 fattori e 85 consigli su cosa fare e cosa evitare durante una campagna.

swissinfo.ch: Ha aperto la sua agenzia di comunicazione nel 2002. Rispetto ad allora, quali fattori sono cambiati nelle campagne elettorali?

Mark Balsiger: Nel 2002 Internet non giocava ancora nessun ruolo. Nel frattempo questo strumento è stato scoperto ed utilizzato con competenze ed esiti diversi. Vi sono persone che lo usano bene, altre che lo fanno con una certa riluttanza, altre ancora che lo rifiutano.

Ciò che è certo, è che in Svizzera la campagna elettorale non si vincerà su Internet. Nel 2007, alcuni ‘geeks’ affermavano che in quell’anno di elezioni federali vi sarebbe stato il grande sfondamento di Internet. Nel 2011 e quest’anno si è sentita la stessa cosa. Questo sfondamento però non arriva. Vi è invece uno sviluppo strisciante.

“Tra il 2020 e il 2025, quando i digital natives saranno la maggioranza, chi vorrà fare campagna senza essere presente su Internet andrà incontro al fiasco”.

Penso che tra gli anni 2020 e 2025, quando i cosiddetti ‘digital natives’ saranno la maggioranza, allora questo cambiamento sarà molto più accentuato. Allora, chi vorrà fare una campagna elettorale senza essere presente su Internet andrà incontro al fiasco.

swissinfo.ch: Vi sono anche fattori che in questi anni sono scomparsi?

M.B.: No. Anche l’affermazione che Internet sostituirà qualcosa che esiste è sbagliata. Internet è semplicemente andato ad aggiungersi a un portfolio che esiste da decenni.

swissinfo.ch: Nel suo libro menziona 26 fattori per una campagna elettorale di successo. Può compilare una hit-parade?

M.B.: Certo. Ho rappresentato tutti questi fattori su una piramide. Quelli che compongono il primo livello della piramide sono i più importanti. Sono elementi che probabilmente tutti conoscono: candidatura per un partito stabilito, immagine del partito, esperienza politica, network, posto sulla lista…

Quattro anni fa, ad esempio, il Partito borghese democratico (PBD) e i Verdi liberali (PVL) hanno potuto approfittare a fondo di uno di questi fattori, ossia l’immagine del partito. Erano due partiti appena nati, freschi. Molti elettori si sono detti ‘ok, proviamo, diamo il nostro voto a questi due partiti’.

Il politologo Mark Balsiger. border-crossing.ch/remo-eisner.ch

swissinfo.ch: Pensa che questi due partiti potranno approfittare ancora di questo fattore alle prossime elezioni federali?

M.B.: Non credo. Il PBD ha probabilmente già raggiunto l’apice. Questo partito non può contare su una nicchia d’elettorato. Un anno fa, alle ultime elezioni cantonali a Berna, dove dispone del bacino elettorale più importante, il PBD ha perso un terzo dei suffragi. Più di recente, a Basilea Campagna è pure uscito sconfitto.

La situazione è un po’ diversa per i Verdi liberali. Rispetto al PBD, questo partito è presente in praticamente tutti i cantoni e ha un grande potenziale nelle regioni urbane. Finora è riuscito ad attirare voti sia da sinistra sia dal centro-destra e ad occupare una nicchia importante d’elettorato. È il partito che ha avuto più successo nelle elezioni cantonali di questi ultimi anni.

Tuttavia, per i Verdi liberali sarebbe stato molto importante mantenere la loro posizione forte nel cantone Zurigo, culla del partito. Alle elezioni cantonali [svoltesi il 12 aprile] non ci sono riusciti. Di fatto si tratta della prima vera sconfitta ad elezioni parlamentari subita dai Verdi liberali dal 2004, anno della loro fondazione. Per questa ragione e visto il risultato della loro iniziativa che chiedeva di sostituire l’IVA con una tassa sull’energia, spazzata via nelle urne in marzo, i Verdi liberali si trovano con le spalle al muro. L’incantesimo è svanito e dovranno fare di tutto per non sprofondare in occasione delle federali di ottobre. Non bisogna dimenticare che sei dei loro 12 consiglieri nazionali [i membri della Camera bassa del parlamento federale] sono stati eletti grazie ai resti nei calcoli della ripartizione dei seggi. Se questa volta la bilancia dovesse pendere nell’altro senso, il gruppo PVL ne uscirebbe dimezzato.

La questione dell’immagine è importante però anche per i partiti storici. Da 25 anni il Partito popolare democratico e il Partito liberale radicale sono in costante regressione. Nella sua testa, un elettore si chiede perché dovrebbe votare per dei perdenti cronici.

swissinfo.ch: E gli altri fattori?

M.B.: Al secondo livello della piramide, che ho elaborato sulla base di un questionario inviato a 1’500 candidati, si trovano fattori propri a ogni candidato. Ad esempio il sostegno di cui gode in seno a diverse organizzazioni, le sue ambizioni, la sua personalità, il tempo che è disposto a consacrare alla campagna o ancora il denaro a disposizione. Sono tutti fattori difficilmente influenzabili.

Altri sviluppi

Per contro i candidati possono lavorare sul terzo livello della piramide, quelli che ho chiamato i ‘fattori imballaggio’. È a questo livello che si gioca la campagna elettorale in Svizzera. Sono fattori come l’immagine di sé che si vuole trasmettere, la presenza nei media, la prossimità con gli elettori o ancora il profilo online.

swissinfo.ch: Qual è il suo giudizio della presenza online dei candidati? E cosa consiglia a chi vuole essere presente sui social media?

M.B.: Alcuni candidati utilizzano questi canali in modo professionale, ma sono una piccola minoranza. Molti invece li usano come canali unidirezionali, come se fossero dei manifesti piuttosto che dei canali interattivi e pensano che con un minimo dispendio di tempo e di energie possono avere un impatto. Non vi è niente di più sbagliato. I social media richiedono invece tempo.

Per avere successo sui social media, vi sono cinque punti essenziali: bisogna essere interattivi, spiritosi, autentici, assidui e interessanti.

Poi do sempre altri due consigli: tutto ciò che si dice bisogna anche poterlo dire il mattino in un megafono alla stazione di Zurigo e non si deve mai pubblicare qualcosa se si ha un’alcolemia superiore allo 0,5 per mille…

swissinfo.ch: Recentemente per finanziare la loro campagna per le elezioni nel canton Zurigo, due candidati, tra cui il consigliere di Stato ecologista uscente Martin Graf, hanno utilizzato il ‘crowdfunding’. Cosa ne pensa?

M.B.: Elezione individuale e ‘crowdfunding’ sono a mio avviso incompatibili. Martin Graf guadagna più di 300’000 franchi all’anno e lancia un appello di raccolta fondi. Personalmente non verserei un centesimo.

swissinfo.ch: Quanto è importante il fattore denaro?

M.B.: È sicuramente importante. Non penso però che in Svizzera sia possibile acquistare un seggio, contrariamente a quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti, dove le posizioni chiave sono occupate solo da milionari.

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