Prospettive svizzere in 10 lingue

Farmaco Alzheimer: ricadute forse miliardarie in Svizzera

Dai laboratori di Biogen - e dell'Università di Zurigo - è uscito un farmaco potenzialmente in grado di incidere notevolmente sul sistema sanitario. KEYSTONE/AP Biogen/DAVID A. WHITE sda-ats

(Keystone-ATS) L’università di Zurigo potrebbe incassare qualcosa come 100 milioni di dollari all’anno se il nuovo farmaco contro l’Alzheimer promosso dalla società americana Biogen dovesse rivelarsi un successo.

Lo afferma il Tages-Anzeiger, che mette però anche in luce come nel contempo il medicinale potrebbe tradursi in un enorme onere per il sistema sanitario elvetico.

Il via libera deciso lunedì dalla FDA, l’autorità americana di controllo dei medicamenti, al preparato Aducanumab sta non solo alimentando le speranze di chi deve far fronte al grave disturbo neurocognitivo: sta avendo anche un profondo impatto sul mercato farmaceutico, con evidenti ricadute anche sulle borse. La pioggia di soldi che molti si attendono potrebbe interessare anche la Svizzera, perché il principio attivo del medicinale è anche frutto del lavoro di ricercatori dell’università di Zurigo.

L’ateneo detiene tuttora un importante brevetto del principio attivo, mentre i ricercatori interessati, Roger Nitsch e Christoph Hock, hanno optato per uno spin-off, cioè una società autonoma di commercializzazione, che si chiama Neurimmune e che ha sede a Schlieren (ZH). Un modo di procedere usuale, che viene sostenuto da apposite società: in un questo caso da Unitectra, che lavora per le università di Zurigo, Basilea e Berna.

Gli istituti formativi in questione hanno precise linee guida relative alla partecipazione all’eventuale successo commerciale di un prodotto. “Le università sono finanziate con denaro pubblico, quindi lottiamo anche affinché qualcosa torni agli atenei in caso di successo”, afferma il numero uno di Unitectra, Adrian Sigrist, citato dal Tages-Anzeiger.

Concretamente la scuola riceve una percentuale sulle vendite del futuro prodotto. “La quota dipende dallo stadio di sviluppo del progetto al momento del brevetto”, spiega Sigrist. Se è prevedibile che sarà necessario molto lavoro prima che il prodotto sarà pronto per il mercato il tasso sarà più basso che – ad esempio – per un software già completo.

Nel caso dei farmaci, la strada dalla ricerca di base al prodotto finito è lunga. Il regolamento dell’Università di Zurigo stabilisce che nel caso di tecnologie che richiedono un alto livello di investimento dopo la licenza la quota di partecipazione ai ricavi è di “circa il 2%”. Nel caso dell’Aducanumab si può supporre che venga applicata una cifra simile.

Quanto grandi saranno i guadagni dipende da quanto costerà effettivamente il farmaco e da quanto successo avrà. Il produttore americano Biogen chiede 56’000 dollari per il suo prodotto, per una terapia di un anno. L’importo sta causando indignazione negli Stati Uniti: secondo l’organizzazione di consumatori Public Citizen la FDA “ha preso una delle peggiori decisioni di sempre”. Non è infatti chiaro se la nuova sostanza possa effettivamente aiutare i malati. I risultati degli studi di approvazione sono stati inconcludenti e un piccolo effetto è stato notato solo nei pazienti della fase iniziale della malattia. Ciò nonostante la FDA ha ora approvato l’Aducanumab per tutti i pazienti di Alzheimer.

Come noto non è nemmeno ancora chiaro cosa provochi veramente la patologia: le cause potrebbero essere diverse. Aducanumab mira solo a una possibile e controversa spiegazione, la cosiddetta ipotesi amiloide. Esiste però anche un’altra ipotesi, cioè che l’Alzheimer – dal nome dello psichiatra tedesco che per primo, nel 1901, diagnosticò la malattia – sia una patologia vascolare.

L’approvazione della FDA è peraltro ancora subordinata a una condizione: Biogen deve condurre un altro studio per provare l’effetto, ma l’azienda ha nove anni di tempo per farlo. Nel frattempo il dibattito sul prezzo è lanciato, soprattutto considerando che – stando al quotidiano zurighese – gli esperti della salute si aspettavano un costo compreso fra 2500 e 8300 dollari e persino gli analisti finanziari (più interessanti ai guadagni delle case farmaceutiche) scommettevo su una fascia di prezzo più contenuta di quella richiesta da Biogen, fra 10’000 e 25’000 dollari.

Doctors for America, un’organizzazione di medici americani che lotta per l’accesso all’assistenza sanitaria a prezzi accessibili, parla di un “incubo diventato realtà”. Secondo l’associazione i pazienti si vedono costretti a pagare un prezzo esorbitante per un farmaco la cui efficacia non è stata provata.

Voci critiche si levano anche in Svizzera. Interpellata dal Tages-Anzeiger Helsana spiega che il trattamento concernerebbe molti pazienti che potrebbero ricevere il farmaco per anni. Questo potrebbe tradursi molto rapidamente in un enorme onere finanziario per il sistema sanitario. “Alla luce della discutibile prova dell’efficacia ci si chiede perché la comunità debba sostenere finanziariamente il rischio e non debba farlo, per esempio, il produttore stesso”, indica al giornale Mathias Früh, economista sanitario presso il grande assicuratore.

Le stime sul fatturato che potrebbe generare il farmaco variano molto, ma gli importi in gioco sono colossali. Si va da 5-6 miliardi di dollari a 112 miliardi, se sarà somministrato a un terzo dei circa 6 milioni di pazienti Alzheimer negli Stati Uniti. Anche prendendo come base la stima prudenziale di 5 miliardi, l’università di Zurigo incasserebbe una somma notevole: in base alla regola del 2% si tratterebbe di circa 100 milioni di dollari all’anno, per un brevetto che durerebbe sino al 2028.

l proventi che le università incassano dai brevetti variano parecchio. Secondo Unitectra, le università di Basilea, Berna e Zurigo hanno guadagnato circa 100 milioni di franchi negli ultimi 20 anni. Poiché i farmaci raramente arrivano alla maturità del mercato il caso dell’Aducanumab potrebbe rivelarsi come una vincita al lotto.

Interpellata dal Tages-Anzeiger, l’università di Zurigo (UZH) non prende posizione sui possibili ricavi del farmaco, limitandosi ad affermare che Aducanumab è un rallegrante esempio di un trasferimento della ricerca universitaria all’applicazione pratica. “Mostra che le innovazioni UZH hanno una grande utilità per la società”, ha osservato una portavoce.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR