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I primi a vedere opportunità di investimento in pazienti difficili da raggiungere in Africa

medico in africa
La Banca mondiale stima che 48 Paesi in Africa avranno bisogno di almeno 12,5 miliardi di dolalri per vaccinare il 70% della loro popolazione. Anadolu Agency

Donatori e investitori hanno versato parecchio denaro per lo sviluppo di farmaci e vaccini contro la Covid-19. Ma per distribuirli alle persone nelle regioni più povere mancano i finanziamenti. Alcuni investitori vogliono cambiare questa situazione.

A differenza di molte altre malattie, esiste un vaccino efficace contro la Covid-19, grazie in gran parte ai miliardi di dollari riversati a piccole aziende biotecnologiche e a grandi compagnie farmaceutiche. Ma con solo circa l’1% della sua popolazione completamente vaccinata, l’Africa è confrontata con un’impennata di casi di coronavirus e con la diffusione della variante Delta altamente contagiosa.

La Covid-19 ha rivelato l’insufficienza del finanziamento disponibile per i sistemi sanitari di base, le infrastrutture e gli sforzi logistici che assicurano che i vaccini e altri farmaci raggiungano le persone nei Paesi in via di sviluppo.

“Abbiamo lasciato la popolazione vulnerabile in Africa senza protezione vaccinale in un contesto in cui i sistemi sanitari sono già deboli”, ha detto Mike Ryan del Programma emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità durante una recente conferenza stampa.

Il meccanismo globale di messa in comune dei vaccini noto come Covax mira a distribuire sufficienti dosi di vaccino al 20% della popolazione nei Paesi in via di sviluppo, ma non basta per rispondere a tutti i bisogni. La Banca mondiale stima che 48 Paesi in Africa avranno bisogno di almeno 12,5 miliardi di dollari (11,6 miliardi di franchi) per vaccinare il 70% della loro popolazione. Circa 3 miliardi di dollariCollegamento esterno sono per la catena di approvvigionamento, la conservazione al freddo e la consegna. In un Paese come la Repubblica Democratica del Congo, il costo stimato è cinque volte il budget sanitario pro capite stanziato dal governo.

Globalmente, secondo i dati della Fondazione Kenup, i governi hanno speso 93 miliardi di euro per sviluppare vaccini e terapie contro la Covid-19 tra l’inizio della pandemia e gennaio 2021. Circa il 95%Collegamento esterno è andato alle aziende produttrici di vaccini.

“È importante assicurare la fornitura di vaccini, ma se c’è una carenza di operatori sanitari e di infrastrutture per consegnarli, allora non si raggiungerà l’obiettivo prefissato”, avverte Maya Ziswiler, responsabile della finanza sociale alla UBS Optimus Foundation.

“Queste possono essere barriere all’accesso più significative della disponibilità dei vaccini”, afferma Ziswiler, che ha lavorato per molti anni al Fondo globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, con sede a Ginevra.

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L’anello mancante

Maximilian Martin dirige il settore dedicato alla filantropia e alla finanza innovativa presso la banca privata svizzera Lombard Odier. Il dirigente considera la necessità di finanziamento del sistema sanitario come un problema che può essere risolto in parte attraverso l’innovazione e i mercati finanziari. Il concetto non è nuovo, con la cosiddetta “prima generazione” di meccanismi di finanziamento innovativi che ha raggiunto buoni risultati.

Sia il Fondo globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, istituito nel 2002 per espandere in modo significativo l’accesso ai farmaci per le tre grandi malattie, che l’alleanza per i vaccini GAVI, ne sono un esempio. Entrambi sono stati creati a partire dall’idea di condivisione delle risorse e della domanda dei Paesi, al fine di garantire gli acquisti dai produttori, facendo scendere i prezzi. Più di vent’anni dopo, l’idea è anche alla base dell’impegno anticipato di mercato (AMC) Covax della GAVI.

Ma finora, tali meccanismi hanno faticato ad affermarsi nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base e delle infrastrutture per rendere, non solo i vaccini, ma anche altri medicinali, disponibili per i più poveri.

Ci sono “grandi programmi e meccanismi filantropici per fermare la poliomelite e altre malattie con farmaci gratuiti o a basso prezzo, ma investire nella fornitura di assistenza sanitaria di base per affrontare le malattie trasmissibili e non trasmissibili è più difficile”, afferma a SWI swissinfo.ch Florian Kemmerich, socio amministratore della società di investimenti Bamboo Capital, con sede a Ginevra.

“Tutti gli sforzi fatti per sconfiggere questa pandemia sono sorprendenti. Ma purtroppo non risolvono il problema sistemico dello scarso accesso all’assistenza sanitaria”, rileva.

Nel 2017, l’OMS ha stimato che la metà della popolazione mondiale non aveva accesso ai servizi sanitari essenziali e 100 milioni di persone sono stati spinti in condizioni di estrema povertà a causa delle spese sanitarie. Gli esperti dicono che la pandemia ha peggiorato la situazione.

Idee di nuova generazione

Una delle sfide nell’attrarre gli investitori è la complessità della collaborazione con i governi.

Il Meccanismo di finanziamento globale (Global Financing Facility, GFF), condotto dalla Banca mondiale, sta lavorando per rendere più sicuri gli investimenti e attrarre così più denaro per l’assistenza di base a donne e bambini. Sneha Kanneganti, responsabile della mobilitazione del settore privato presso il GFF, dice che molti investitori potrebbero essere scoraggiati dai rischi politici e finanziari in certi Paesi.

“Per rendere gestibile il rischio, dobbiamo solo trovare le strutture giuste che forniscono agli investitori gli incentivi che desiderano”, dice a SWI swissinfo.ch.

Alcuni investitori stanno cercando di fare proprio questo, riprogettando gli strumenti finanziari tradizionali.

Qualche anno fa, la UBS Optimus Foundation ha concesso un “prestito a impatto” di 400’000 dollari a Hewatele, una start-up dell’Africa orientale che produce ossigeno. Il prestito era legato a chiari obiettivi d’impatto legati alla fornitura di bombole di ossigeno a cliniche nuove e remote. Con la crisi del coronavirus, la fondazione ha aumentato il finanziamento in modo che l’azienda potesse ampliare il suo raggio d’azione.

La fondazione ha anche sviluppato la prima obbligazione a impatto in materia di sviluppo sanitario per ridurre la mortalità infantile e delle madri in una regione dell’India. Se gli obiettivi sociali sono raggiunti, gli investitori vengono rimborsati interamente con l’aggiunta di un tasso di rendimento interno dell’8%.

Allo stesso modo, Lombard Odier ha lavorato con il Comitato Internazionale della Croce Rossa, anch’esso con sede a Ginevra, per creare un’obbligazione a impatto umanitario per costruire e gestire tre centri di riabilitazione in Africa. Gli investitori privati anticipano il denaro e vengono rimborsati dai donatori se vengono raggiunti gli obiettivi sociali. Finora ha ricevuto dagli investitori 22 milioni di euro.

Bamboo Capital e il partenariato per la lotta alla tubercolosi Stop TB hanno appena lanciato HEAL, un fondo di 75 milioni di dollari per investire sia nello sviluppo che nella diffusione di tecnologie mediche. Il suo obiettivo è di combattere le malattie e di modernizzare l’assistenza di base comunitaria. Bamboo e StopTB sono ora alla ricerca di investitori di riferimento, ad esempio dei donatori, che possano stimolare gli investitori privati riducendo i rischi finanziari.

Attirare i grandi investitori

Una categoria che ha molto interesse in questo processo è quella delle aziende farmaceutiche stesse, dal momento che l’Africa sta diventando un mercato sempre più attraente.

“Le aziende dovrebbero sostenere il sistema sanitario come precondizione per sostenere la domanda e sperimentare modi innovativi per fornire i loro beni e servizi”, afferma Maya Ziswiler di UBS. Molte grandi aziende farmaceutiche hanno già attività per rafforzare i sistemi sanitari, ma spesso come progetti filantropici e non come investimenti sostenibili e incrementabili.

Florian Kemmerich afferma che Bamboo ha avuto dei colloqui con le aziende farmaceutiche, ma sembra difficile che mettano a disposizione i 15 milioni di franchi svizzeri di capitale necessario per sviluppare i programmi di accesso alle cure sanitarie.

E perché non concepire degli strumenti di finanziamento per incentivare queste aziende? Maximilian Martin di Lombard Odier non pensa che sia un’idea irrealizzabile. Le obbligazioni verdi sono già utilizzate per raccogliere denaro sui mercati del debito per aiutare le aziende a finanziare progetti di energia pulita.

“Da una prospettiva finanziaria, sarebbe interessante riunire le 50 aziende leader in tutto il mondo che hanno competenze sanitarie, esperienza nella catena di approvvigionamento o conoscenza del prodotto e pensare di sviluppare strumenti finanziari che incentivino ciascuno, come azienda individuale, a contribuire al bene comune”, sostiene Martin.

“Se non si hanno medicamenti è difficile aiutare il paziente, ma non si tratta solo di vendere un certo numero di farmaci”.

Traduzione dall’inglese: Mattia Lento

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