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Un fondo per risolvere la crisi degli antibiotici

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Ogni anno circa 700'000 muoiono nel mondo a causa della resistenza antimicrobica. © Keystone / Gaetan Bally

Più di 20 società farmaceutiche hanno creato un fondo di 1 miliardo di dollari (940 milioni di franchi) per favorire lo sviluppo e la ricerca di nuovi antibiotici. Alcuni critici dicono che servono misure più incisive per risolvere i problemi di fondo del settore.

È la prima volta che le compagnie farmaceutiche, tra cui le multinazionali svizzere Novartis e Roche, creano un fondo internazionale per risolvere un problema di salute pubblica. Lanciato di recente, l’Antimicrobial (AMR) Action FundCollegamento esterno si è posto l’obiettivo di finanziare lo sviluppo dai 2 ai 4 nuovi antibiotici entro il 2030.

“È un’iniziativa storica e unica di oltre 20 aziende farmaceutiche mondiali per affrontare una grave crisi sanitaria pubblica”, ha indicato Thomas Cueni della Federazione internazionale delle associazioni e dei produttori farmaceutici (IEPMA) con sede a Ginevra. Il direttore della IEPMA è stato uno degli artefici di questo progetto internazionale.

L’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici ha contribuito all’insorgere di resistenze, riducendo quindi l’efficacia dei farmaci. Stando all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), circa 700’000 persone muoiono ogni anno a causa di una resistenza antimicrobica, una cifra destinata a raggiungere i 10 milioni di morti all’anno entro il 2050 se non si riuscirà a sviluppare nuovi antibiotici e a invertire questa tendenza.

Il lancio del fondo giunge in un momento molto particolare e sottolinea la gravità della situazione dovuta alla pandemia provocata dal nuovo coronavirus. A causa dei lunghi periodi di degenza in ospedale dei pazienti affetti da COVID-19 si registra un aumento dell’uso di antibiotici.

Durante la conferenza stampa di lancio del fondo, il direttore generale dell’OMS Tedros GhebreyesusCollegamento esterno ha definito la resistenza agli antibiotici un “lento tsunami che rischia di cancellare un secolo di progressi medici”.

Il momento dell’annuncio non è stato scelto casualmente. Durante la pandemia, le case farmaceutiche sono state accusate dagli uni di non aver fatto abbastanza per lottare contro le malattie infettive, mentre dagli altri sono state elogiate per i loro sforzi nello sviluppo di vaccini e trattamenti contro il virus. Va ricordato che le ragioni del problema sono note da tempo e risiedono nel modello economico delle aziende multinazionali basato sui profitti. Per questo motivo, la loro ricerca si concentra soprattutto sulla produzione di farmaci destinati ai mercati redditizi.

“Questo è un nuovo modello di collaborazione pubblica-privata che utilizza soldi del settore privato per affrontare sfide della salute pubblica sotto la guida del settore pubblico”, ha detto GhebreyesusCollegamento esterno. Dal canto suo, Thomas Cueni ha sottolineato che le aziende non perseguono fini economici con questo nuovo fondo.

Giocare a fare l’investitore

Il fondo è un importante passo avanti per le autorità sanitarie di tutto il mondo. Da anni si discute a livello locale e globale come aumentare i fondi destinati alla lotta contro le resistenze agli antibiotici. Questa iniziativa dà la possibilità ai produttori di farmaci di vestire i panni degli investitori o dei donatori in un settore della ricerca non molto ambito. In questo modo offrono l’opportunità a piccole compagnie e aziende attive nel ramo delle biotecnologie di lanciarsi nello sviluppo di un nuovo prodotto con il sostegno delle multinazionali.

Diverse importanti case farmaceutiche, tra cui la Novartis e la Allergan, con sede a Basilea, hanno interrotto completamente la ricerca di nuovi antibiotici e l’anno scorso due start-up sono fallite. “È incredibilmente difficile trovare un farmaco efficace contro le resistenze batteriche”, ha ricordato il CEO di Novartis Vasant Narasimhan durante la conferenza stampa.

La Sandoz, una società del gruppo Novartis specializzata nei farmaci generici, è tra le principali produttrici di antibiotici. Per ora, la società non intende però lanciarsi nella ricerca di nuovi farmaci. Di recente la Roche, multinazionale pure con sede a Basilea, ha indicato che, dopo averla abbandonata da anni, è ritornata ad investire nella ricerca e nello sviluppo di antibiotici e nella diagnostica.

Stando a un rapporto della ONG Pew, pubblicato in aprile, le piccole società sono attualmente responsabili dello sviluppo di quasi la totalità dei nuovi antibiotici (95%). Gli autori dello studio ricordano che circa il 75 per cento di queste compagnie non commercializza ancora un proprio prodotto sul mercato con cui generare entrate. Anche alcune start-up svizzere, tra cui Bioversys, Polyphor, Basiliea e Actelion, sono impegnate nella ricerca e nello sviluppo di antibioticiCollegamento esterno e potrebbero ora beneficiare del fondo.

“Tutti sanno che le maggiori società farmaceutiche non intendono investire negli antibiotici per ragioni economiche. Ora si sentono in obbligo di fare comunque la loro parte. Abbiamo bisogno di nuovi antibiotici e c’è una crescente preoccupazione che le piccole e medie aziende falliscano nel tentativo di produrre nuovi farmaci”, sostiene Marc Gitzinger, direttore di Bioversys. La start-up biotecnologica con sede a Basilea si occupa dello sviluppo di un antibiotico per combattere le infezioni causate dai batteri Gram-negativi.

Soluzione d’emergenza

Da una parte Gitzinger è contento del lancio del fondo a cui aziende come la sua potranno fare capo, dall’altra il direttore della Bioversys ritiene che sul lungo termine siano necessarie riforme nel settore industriale per incentivare le ricerche nel campo degli antibiotici. “Questo fondo sta colmando una lacuna tra le PMI e gli sviluppatori di farmaci, ma non sarà la soluzione. La soluzione è un prezzo adeguato degli antibiotici”.

Thomas Cueni spiega che la vendita di antibiotici non copre i costi della ricerca e dello sviluppo. “Proprio ora, la cosa peggiore che può succedere a qualcuno che investe negli antibiotici è di avere successo perché perderebbe più soldi di quanti ne ha investiti nella ricerca”.

Se da una parte tutti concordano sul fatto che il modello economico legato agli antibiotici non funziona, dall’altra manca un accordo su come renderlo redditizio. Sono state lanciate alcune idee, per esempio quella che si ispira all’abbonamento NetflixCollegamento esterno. Questo approccio viene sperimentato nel Regno Unito. Le autorità pagano le compagnie in anticipo in cambio dell’accesso agli antibiotici.

Un modello che però non assicura l’accesso a livello globale dei nuovi farmaci. Il direttore generale dell’OMS Ghebreyesus ha assicurato che tutti avranno la possibilità di acquistare e usare i nuovi antibiotici sviluppati grazie all’iniziativa del nuovo fondo. È un aspetto fondamentale per Manica Balasegaram, direttrice del Partenariato globale per la ricerca e lo sviluppo di antibiotici (GARDP). L’organizzazione si impegna per la fabbricazione di nuovi antibiotici e lo sviluppo di sostanze esistenti ad azione antibiotica sino alla loro immissione sul mercato, anche su quello dei Paesi a basso reddito.

Balasegram è preoccupata della difficoltà di trovare fondi per promuovere lo sviluppo e la ricerca di antibiotici, una mancanza di finanziamenti che definisce “valle della morte”. Per Michael Altorfer, direttore dell’Associazione svizzera delle biotecnologie, il problema risiede altrove, ossia nel fatto che i governi e le autorità sanitarie globali – in maniera particolare l’OMS – non riconoscono il vero valore economico degli antibiotici. “Fintanto che l’OMS comunicherà che gli antibiotici devono essere a buon mercato per permettere a tutti, anche alla popolazione dei Paesi in via di sviluppo, di accedervi, nessuno vorrà investire nella ricerca e nello sviluppo”.

Traduzione dall’inglese: Luca Beti

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