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Le donne temono ripercussioni sul lavoro a causa della maternità

Due genitori che spingono una carrozzella
Keystone

È ancora relativamente esteso il desiderio di maternità e paternità in Svizzera ma la realtà spesso diverge dalle intenzioni.

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Dall’indagineCollegamento esterno quinquennale sulle famiglie pubblicata dall’Ufficio federale di statistica (UST) emerge infatti che il 60% delle donne e degli uomini tra i 20 e i 29 anni aspira ad avere due figli ma l’auspicio si realizza solo per il 40% di loro, spesso a causa di vincoli professionali.

Questo avviene in particolare per le donne con formazione superiore (università, scuola universitaria professionale o alta scuola pedagogica), il 30% delle quali restano senza prole. Tale quota risulta invece nettamente inferiore tra le donne con un livello di istruzione più basso o senza formazione post-obbligatoria, a conferma del fatto che, sottolinea nello studio l’UST, il dilemma tra vita professionale e familiare è uno dei motivi per cui le laureate hanno più raramente figli: tre quarti di esse temono infatti che la nascita di un figlio ostacolerebbe le loro prospettive di carriera, contro il 37% degli uomini. Il servizio del TG.

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Ma vi sono anche altri fattori che condizionano questo fenomeno, tra cui ha un rilievo non trascurabile la custodia dei bambini. Complessivamente in Svizzera più di due terzi delle economie domestiche con figli di meno di 13 anni si avvalgono di una forma di sorveglianza dei bambini complementare alla famiglia, che per buona parte (42%) viene effettuata in forme non retribuite (parenti o conoscenti). Tra le altre forme di sorveglianza prevalgono nettamente quelle onerose (37%), come asili nido e doposcuola mentre hanno un rilievo trascurabile altre opzioni come mamme diurne (6%) e ragazze alla pari o baby-sitter (5%). Il resto delle economie domestiche utilizza una combinazione delle due soluzioni (gratuita e a pagamento).

L’indagine mette in luce anche variazioni di tipo regionale-culturale: nella Svizzera romanda, quasi la metà delle famiglie ricorre a un asilo nido o a una struttura parascolastica. Nella Svizzera tedesca e in quella italiana questa quota è nettamente inferiore – si attesta rispettivamente a quasi un terzo e quasi un quarto – e a prevalere è la custodia non remunerata di nonni o conoscenti (nel 43% dei casi a nord del Gottardo e nel 48% a sud delle Alpi). 

Anche l’urbanizzazione costituisce un fattore che condiziona le scelte delle famiglie, che si avvalgono per il 60% dei casi ad asili nido o a strutture parascolastiche nei grandi centri, a fronte di una percentuale assai inferiore (24%) che si registra nelle zone rurali.

Un ultimo dato significativo che viene fotografato dalla ricerca riguarda l’evoluzione dell’opinione pubblica sulle donne lavoratrici. Rispetto alla rilevazione del biennio 1994-1995, quando sei uomini su dieci (61%) ritenevano che un figlio in età prescolastica soffrisse se la madre esercitava una professione, nel 2018 la quota è calata a meno di quattro uomini su dieci (36%). La percentuale di donne favorevoli a questa tesi è passata dalla metà (49%) a un quarto (27%). Tuttavia, anche oggi gli uomini mantengono un atteggiamento più scettico nei confronti delle madri di figli piccoli che svolgono un’attività professionale.

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