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Quando un festival si trasforma in un lavoro mastodontico

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Vista aerea dell'imponente arena dove si svolgerà lo spettacolo della Fête des Vignerons. © Keystone/ Valentin Flauraud

Organizzare la Fête des Vignerons, la tradizionale festa della cultura della vigna che si svolge ogni 20 anni circa a Vevey, non è impresa da poco. Il variopinto spettacolo, che dovrebbe attirare un milione di spettatori, si è trasformato nel corso dei decenni in una gigantesca manifestazione, che pone enormi sfide.

Una sorta di gigantesca navicella spaziale scesa dal cielo, un’arena con 20’000 posti a sedere, occupa la quasi totalità della piazza del mercato della città sulle rive del Lemano. Decorato in rosso, giallo, verde e marrone, il teatro all’aperto è l’elemento più visibile della Fête des Vignerons.

Dal 18 luglio all’11 agosto, sono attese circa un milione di persone. Dai suoi umili inizi nel XVII e XVIII secolo, quando le tradizioni viticole del Lavaux e dello Chablais erano celebrate con una parata annuale, la festa privata organizzata dalla Confrérie des Vignerons si è trasformata in un evento di tre settimane, che mescola canto, danza e teatro tradizionali.

Lo spettacolo quotidiano di due ore di Daniele Finzi Pasca, il coreografo di origine ticinese che ha curato le cerimonie olimpiche di Sochi e Torino, mette in scena oltre 7’000 attori, cantanti e musicisti, per lo più del posto e quasi tutti volontari. Dopo la rappresentazione nell’arena, lo spettacolo prosegue nelle strade e nei bar della città, invasi dai figuranti vestiti coi loro costumi tradizionali.

Sempre più complesso

Organizzare questa festa non è per nulla a buon mercato. Nel corso degli anni l’evento è diventato sempre più grande e il budget pure. Quest’anno costerà 100 milioni di franchi, quasi il doppio rispetto alla precedente edizione del 1999.

“Il festival è sempre stato gigantesco. Nel XVIII e XIX secolo il cantiere durava sei mesi. Quest’anno ci sono pure voluti sei mesi, ma la complessità è aumentata”, spiega Frédéric Hohl, direttore esecutivo del festival.

La spirale dei costi è dovuta in parte alle tecniche di produzione più sofisticate.

“Nel 1999 c’era un solo palcoscenico. Oggi ne abbiamo cinque in un’unica arena – indica Hohl. Questo significa cinque configurazioni diverse di luci e suoni e un numero cinque volte superiore di tecnici”.

L’arena è costata 13 milioni di franchi, mentre luci e impianto acustico 12 milioni

In tutto lo stadio sono disseminati otto tralicci dotati di 400 altoparlanti. L’arena ha anche il più grande schermo – o meglio pavimento – LED al mondo, un sistema interattivo di quasi 1’000 metri quadrati su cui è possibile proiettare delle immagini. A titolo di paragoni, quelli utilizzati al Super Bowl o all’Eurovision Song Contest sono cinque volte più piccoli.

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Il pavimento LED dove saranno proiettate le immagini. © Keystone/ Valentin Flauraud

Costi ambientali

Quest’anno, gli organizzatori sono inoltre stati confrontati con le accresciute esigenze ambientali. Circa il 95% del materiale utilizzato durante il festival è riciclabile, oppure può essere rivenduto e riutilizzato. Altre misure speciali sono state adottate per preservare l’ecosistema del Lemano.

“Nel 1999 è stato sufficiente inviare una lettera al servizio cantonale delle acque per ottenere il permesso di costruire una terrazza sul lago”, ha spiegato al giornale 24Heures Daniel Willi, direttore dei lavori di costruzione. “Questa volta abbiamo dovuto sottoporre il progetto a un’inchiesta pubblica e effettuare uno studio di impatto ambientale. Per questo dei sub hanno dovuto osservare la fauna e la flora acquatica”.

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Dicembre 2018: vista sul cantiere sul lago. © Keystone / Jean-christophe Bott

Per sostenere l’enorme terrazza sul lago che sorge di fianco all’arena, sono stati infissi sul fondale 260 pali di legno, utilizzando una tecnica speciale per evitare di disturbare i pesci.

I massi sottomarini sono stati spostati e registrati uno ad uno, per essere rimessi nello stesso posto una volta il festival terminato. Il costo complessivo di queste misure ambientali è di circa 2-3 milioni di franchi.

Misure di sicurezza più importanti

La complessità dell’organizzazione del festival si è riflessa nelle lunghe e difficili trattative tra la Confrérie e le autorità di Vevey lo scorso anno. Finalmente è stato concluso un accordo in base al quale la corporazione si è impegnata a pagare 3 milioni per l’affitto della piazza del mercato, l’uso di altri beni e servizi pubblici e per compensare le imprese locali. Inoltre, deve investire massicciamente in misure di sicurezza.

“Le aspettative delle autorità locali e degli specialisti della sicurezza sono di gran lunga superiori rispetto a 20 anni fa, in particolare visti gli attacchi terroristici. C’è stato un totale cambiamento di paradigma, che rende il tutto più costoso”, spiega François Margot, l’abbé-presidente della Confrérie.

A queste spese vanno poi sommati tutta una serie di altri costi, ad esempio l’assunzione di ingegneri, il noleggio di 1’000 wc mobili o ancora la fabbricazione di 6’000 costumi, prodotti in Italia.

Meno volontari, più professionisti

Una voce di bilancio sotto controllo è quella legata ai costi del personale. Questi sono stati ridotti al minimo, poiché la maggior parte dei 10’000 lavoratori e partecipanti allo spettacolo sono volontari non retribuiti. Sono la linfa vitale del festival. Tuttavia, trovare aiutanti con le competenze giuste è stata una sfida.

Il festival ha ancora un forte richiamo tra la popolazione locale, ma gli organizzatori hanno constatato che rispetto al passato la gente è meno disponibile a dare una mano. E le aziende locali sono meno disposte a lasciare che i loro dipendenti si prendano del tempo libero per aiutare.

“Nel 1999, Nestlé [la multinazionale ha la sua sede a Vevey, ndr.] e alcune banche locali avevano concesso ai manager un pomeriggio libero alla settimana per lavorare per il festival. È stato il loro contributo. In 20 anni, però, le politiche sono cambiate”, afferma Sabine Carruzzo, segretaria generale della Confrérie.

“Tutto è diventato molto più professionale. Molti lavori che prima erano svolti da volontari, sono stati affidati a professionisti, non da ultimo perché oggi le persone hanno meno tempo”

Vittima del proprio successo

Per finanziare il festival e per cercare di guadagnare sei milioni di franchi al fine di consentire alla confraternita di continuare ad esistere nei prossimi 20 anni, gli organizzatori hanno aggiunto una settimana di spettacoli e hanno messo in vendita 110’000 biglietti in più per coprire i costi aggiuntivi. Gli sponsor, come Nestlé o la compagnia aerea Swiss, copriranno circa il 20% della fattura totale.

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Aereo della Swiss decorato coi motivi della Fête des Vignerons. Confrérie des Vignerons

Gli organizzatori hanno fatto molta pubblicità, in particolare nella Svizzera tedesca e all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, in Francia e in Germania.

“Se presentassimo il nostro business plan a qualsiasi finanziere, ci direbbe ‘no, no, non fatelo, siete pazzi'”, conclude ridendo Frédéric Hohl.

La Fête des Vignerons si svolge dal 18 luglio all’11 agosto. I biglietti per lo spettacolo (sono previste 20 rappresentazioni) costano da 79 a 359 franchi. Vi partecipano 5’500 attori, 900 cantanti e 240 musicisti.

Il festival dispone di un budget di 100 milioni. Sono attese ogni giorno circa 40’000 persone; 19’500 spettatori nell’arena, 10’000 volontari e altri 10’000 curiosi. Nel 2016 la Fête des Vignerons è entrata a far parte del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

Traduzione di Daniele Mariani

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