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Formigoni condannato a sei anni di carcere

Roberto Formigoni in una foto d'archivio ANSA

L'ex governatore della Lombardia e senatore di Nuovo centro destra (Ncd) Roberto Formigoni è stato condannato a Milano a 6 anni di carcere, per corruzione, nell'ambito del processo sul caso Maugeri. È stato prosciolto invece dall'accusa di associazione per delinquere.

Roberto Formigoni è dunque stato condannato. 6 anni di carcere per lui. Inoltre è stato interdetto per 6 anni dai pubblici uffici.

“Ritengo ingiusta la sentenza e la impugnerò, convinto che la mia piena innocenza sarà alfine riconosciuta”.

Confiscati poi beni per 6,6 milioni di euro, tra quadri, quote di proprietà di sette abitazionì (da San Remo a Lecco fino ad Arzachena in Sardegna), di due box, di un terreno, di un ufficio e di un ‘negoziò a Lecco, oltre a tre auto e conti correnti.

Maugeri e San Raffaele

Secondo l’accusa, dalle casse della Fondazione Maugeri sarebbero usciti, tra il 1997 e il 2011, circa 61 milioni di euro e dalle casse del San Raffaele (altro filone del processo), tra il 2005 e il 2006, altri nove milioni. Soldi che sarebbero confluiti sui conti e sulle società di Daccò e Simone, presunti collettori delle tangenti, i quali poi avrebbero garantito circa otto milioni di euro in benefit di lusso a Formigoni. E lui in cambio, avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele con atti di Giunta, garantendo rimborsi indebiti (circa 200 milioni per la Maugeri). L’ex governatore lombardo sarebbe stato il “capo” di un “gruppo criminale”che avrebbe “sperperato 70 milioni di euro di denaro pubblico e una corruzione sistemica durata 10 anni. 

Condannati anche Pierangelo Daccò e Antonio Simone

I presunti collettori delle tangenti, Pierangelo Daccò e l’ex assessore regionale, Antonio Simone sono stati condannati a 9 anni e due mesi il primo e a 8 anni e 8 mesi il secondo.

In totale, i giudici hanno disposto confische a carico di Formigoni, del faccendiere Pierangelo Daccò, dell’ex assessore lombardo Antonio Simone, dell’ex direttore amministrativo Costantino Passerino e dell’imprenditore Carlo Farina per quasi 70 milioni di euro. 

La stessa cifra che i pm contestavano come uscita, attraverso false consulenze, dalle casse della Fondazione Maugeri (61 milioni) e del San Raffaele (9 milioni), soldi in parte serviti, secondo l’accusa, per corrompere Formigoni. 

Con la sentenza i giudici hanno decretato a carico di Formigoni anche la incapacità “di contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni”, mentre hanno stabilito che i due reati di corruzione contestati e per cui è stato condannato decorrono “dal settembre 2006” e sono state “escluse le vicende di Tradate, Camaldoli e Dardanoni”.

“Ricorreremo in appello”

“Non condividiamo la sentenza e presenteremo ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni: ci preme sottolineare che è caduta l’accusa di associazione per delinquere sulla quale poggiava l’impianto accusatorio, che rivela un certo carattere di montatura”. Così l’avvocato Luigi Stortoni, uno dei difensori di Roberto Formigoni. “Andremo davanti alla Corte d’Appello – ha concluso – sono convinto che un clima rasserenato dal tempo consentirà di valutare la realtà dei fatti e anche questa condanna per corruzione verrà superata”.

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