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Evasione fiscale: la Germania agisce

Un migliaio tra clienti e collaboratori del Credit Suisse sono oggetto di indagini in Germania Keystone

La procura di Düsseldorf ha avviato indagini contro 1'100 clienti e dipendenti di Credit Suisse, mentre nel Baden-Württemberg sono state effettuate perquisizioni domiciliari.

Le autorità tedesche stanno intensificando i controlli nei confronti di presunti evasori fiscali con conti in Svizzera, ha indicato venerdì il Ministero delle finanze del Baden-Württemberg, precisando che sono state effettuate alcune perquisizioni sulla base dei dati bancari acquistati dal Land Nord-Reno Vestfalia.

Gli inquirenti stanno segnatamente indagando su 1’100 presunti evasori fiscali e i loro complici, clienti e dipendenti di Credit Suisse.

Il patrimonio complessivo non dichiarato al fisco tedesco ammonterebbe a 1,2 miliardi di euro, ha precisato il procuratore responsabile, confermando una notizia della Frankfurter Rundschau.

Contattata dall’Agenzia telegrafica svizzera, la banca elvetica non ha dal canto suo voluto rilasciare dichiarazioni.

I dati della discordia

Il 30 gennaio 2010 la Frankfurter Allgemeine Zeitung aveva rivelato che un anonimo informatore ha offerto a Berlino i dati di evasori tedeschi con conti in banche svizzere. Il 1° febbraio, la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva manifestato la volontà del governo tedesco a trattare con l’informatore: «Se i dati sono rilevanti, dobbiamo fare il possibile per entrare in possesso».

Le autorità svizzere avevano veementemente protestato contro questa intenzione, richiamandosi allo stato di diritto. Ciononostante, il 2 febbraio il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble aveva annunciato che «in linea di principio la decisione è presa».

Pareri opposti

Secondo Mark Pieth, professore di diritto penale all’Università di Basilea, la strategia di Berlino è paragonabile a quella della Cina, quando Pechino aveva appoggiato i pirati informatici che si erano introdotti nei sistemi del Dipartimento statunitense dell’economia. L’accademico, interpellato da swissinfo.ch, aveva definito «profondamente scorretto» il tentativo di risolvere il problema dell’evasione fiscale ricorrendo a una sorta di baratto.

Secondo il ministro tedesco delle finanze Hans Eichel, invece, è proprio la Confederazione a minare la fiducia da parte della Germania, proteggendo gli evasori fiscali tedeschi. Anche Peter Hänni – professore di diritto pubblico all’Università di Friburgo – ha fatto presente che per la Svizzera è azzardato invocare lo Stato di diritto, considerando il comportamento delle stesse banche elvetiche.

Dalle parole ai fatti

Il Land del Baden-Württemberg aveva rinunciato all’acquisto dei dati, giudicando l’operazione poco corretta dal profilo legale. Diversa invece la strategia adottata dal Nordreno-Vestfalia, che è entrato in possesso di un dischetto contenente dati bancari relativi 1’500 presunti evasori fiscali con conti nella Confederazione.

La procura di Düsseldorf non ha fornito alcuna indicazione sul prezzo della transazione. Il ministro delle finanze Helmut Linssen aveva parlato di una richiesta di 2,5 milioni di euro da parte dell’anonimo autore del furto.

Il 3 marzo, il governo tedesco ha poi comunicato la decisone di acquistare un altro CD con i dati di circa un milione di presunti evasori fiscali con un conto bancario in Svizzera.

swissinfo.ch e agenzie

Durante tutto il 2009 la Svizzera è stata ripetutamente presa di mira da diversi Stati che chiedono a Berna di fornire assistenza amministrativa per smascherare gli evasori fiscali.

L’inizio della crociata ha coinciso con la crisi finanziaria mondiale che ha scavato buchi enormi nei budget di molti Stati.

Su pressione del G-20, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nell’aprile 2009 ha inserito la Svizzera sulla cosiddetta “lista grigia” dei paesi non cooperativi.

La Confederazione è stata stralciata da quell’elenco in settembre, dopo aver sottoscritto varie convenzioni di doppia imposizione rinegoziate secondo gli standard OCSE in materia di scambio d’informazioni e di assistenza amministrativa in caso d’evasione fiscale.

Verso la fine del 2009, la pressione è però nuovamente aumentata (caso HSBC, scudo fiscale italiano, dati offerti alla Germania).

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