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Cosa rischiano i sei militi svizzeri che hanno fatto il saluto nazista?

Il saluto nazista non è di per sé punibile in Svizzera: lo ha stabilito il Tribunale federale in una sentenza del 2014. akg-images

Sei reclute sono state fotografate mentre fanno il saluto nazista davanti a una svastica: non è la prima volta che l’esercito svizzero si trova confrontato con casi di estremismo di destra. La giustizia militare ha aperto un procedimento, ma in Svizzera fare il saluto nazista non rappresenta di per sé un reato. 

A rendere pubblico il caso è stato il domenicale Sonntagsblick, dieci giorni fa: sei giovani si sono fatti fotografare mentre facevano il saluto nazista, allineati di fronte a una svastica disegnata nella neve. Stando alle informazioni della giustizia militare, l’immagine sarebbe stata scattata su una piazza d’armi nel canton Berna. Semplice provocazione o espressione di simpatie neonaziste?

A differenza dei paesi vicini, in Svizzera esprimere pubblicamente le proprie convinzioni facendo il saluto nazista non è perseguibile penalmente. È quanto ha stabilito il Tribunale federale nel 2014, sottolineando che il gesto può essere considerato un reato solo se l’autore intende promuovere apertamente un’ideologia razzista, spingendo il pubblico ad aderire alle sue posizioni.

Le ragioni del gesto tuttora sconosciute

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Non si sa ancora nulla della motivazione dei sei giovani. Arrestati la scorsa settimana, sono stati liberati martedì sera. e reintegrati nell’esercito. 

Oltre ad incorrere in misure disciplinari,i giovani potrebbero anche finire in tribunale dato che la giustizia militare ha aperto un procedimento nei loro confronti. In caso di violazione della norma anti razzismo rischiano fino a tre anni di carcere.

Nel caso specifico, potrebbe esserci violazione dell’articolo 261bis del codice penale, “se i soldati hanno inscenato l’atto per poi utilizzare l’immagine come materiale di propaganda”, afferma Gerhard Fiolka, professore di diritto penale all’università di Friburgo. La fotografia dovrebbe poi essere stata diffusa pubblicamente dagli stessi autori.  “Non è il caso, ad esempio se qualcuno manda una foto a un amico di cui si fida e questo la pubblica attraverso una terza persona”, prosegue Fiolka.

Trenta casi di estremismo l’anno

Non è la prima volta che l’esercito svizzero è confrontato con situazioni analoghe. Il portavoce Mirco Baumann sottolinea che l’esercito non tollera nessuna forma di estremismo. “Prima di cominciare la scuola reclute, i militi vengono sottoposti a un esame della personalità. Quello svizzero è però un esercito di milizia e riflette dunque la nostra società”.

Per identificare il più presto possibile le persone con tendenze estremiste, 15 anni fa l’esercito ha introdotto un servizio specializzatoCollegamento esterno. Tra i suoi compiti figura la formazione e la sensibilizzazione dei quadri. L’ufficio funge anche da antenna alla quale segnalare eventuali casi sospetti.

Nel 2015 il servizio ha ricevuto 34 segnalazioni e interrogazioni legate all’estremismo. Per ogni dieci segnalazioni, sei riguardavano l’estremismo di destra, tre l’estremismo di matrice jihadista e una l’estremismo di sinistra.

Prevenire il razzismo

Giovedì si terrà un incontro a Berna tra i rappresentanti dell’esercito e della Commissione federale contro il razzismo (CFR). Non si tratta tuttavia di criticare l’esercito, sottolinea la presidente della CFR Martine Brunschwig Graf. L’obiettivo è invece di prendere spunto da questi ultimi avvenimenti per chiarire in che modo l’esercito agisce contro l’estremismo e il razzismo e quali misure preventive vengono prese. 


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