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2018, grande annata per l’orologeria svizzera

Keystone

Le esportazioni di orologi svizzeri sono cresciute del 6,3%, a oltre 21 miliardi di franchi, nel 2018. Questo aumento è dovuto principalmente ai mercati asiatici e dovrebbe continuare quest'anno, nonostante le incertezze che pesano sull'economia cinese.

L’orologeria è la terza industria d’esportazione della Svizzera dopo i prodotti farmaceutici e le macchine utensili. Vende all’estero quasi il 95% della sua produzione, soprattutto sui mercati asiatici. 

Le esportazioni verso Hong Kong sono salite del 19,1%, raggiungendo 3 miliardi di franchi, mentre quelle verso la Cina hanno registrato una crescita dell’11,7%, attestandosi a 1,7 miliardi: secondo i dati pubblicati martedì dalla Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH)Collegamento esterno, l’anno scorso gli orologiai svizzeri hanno approfittato della forte domanda dall’Estremo Oriente per conseguire il quinto miglior risultato annuale della loro storia.

Alcuni specialisti ritengono che, tenendo conto anche degli acquisti effettuati dai turisti all’estero, un orologio “Swiss Made” su due viene venduto nel mondo a cittadini cinesi.

Secondo Jean-Daniel Pasche, presidente della FH, questa tendenza è destinata a proseguire. “Nonostante la crescita più lenta e i rischi associati alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, la classe media cinese è sempre più folta e il suo fascino per gli orologi svizzeri rimane intatto”, dichiara Pasche a swissinfo.ch. 

L’Italia è il nono mercato d’esportazione per gli orologi svizzeri. L’anno scorso, però, le vendite in Italia hanno subito una contrazione del 14,3%, per stabilirsi a 1,01 miliardi di franchi.

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Per quanto riguarda l’anno in corso, il presidente della FH è “cautamente ottimista”. Le esportazioni dovrebbero continuare a crescere, ma a un ritmo che dipenderà da diversi fattori geopolitici: tra questi, la Brexit, ma anche l’aumento del nazionalismo e del protezionismo in diversi paesi del mondo.

È il caso in particolare del Brasile, dove l’arrivo al potere di Jair Bolsonaro crea grande incertezza. “In questo contesto, è essenziale ancorare il libero scambio negli accordi bilaterali. Speriamo che le discussioni con i paesi del Mercosur [Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay] portino presto alla conclusione di un tale accordo”, sottolinea Jean-Daniel Pasche.

Il presidente della FH si rallegra anche dell’accordo di libero scambio concluso alla fine del 2018 con l’Indonesia. Accoglie inoltre con favore la volontà del governo svizzero di riaprire le discussioni per un accordo analogo con gli Stati Uniti.

3000 posti di lavoro in più

La buona salute dell’industria orologiera svizzera si riflette anche nel numero di collaboratori del settore. In un anno sono stati creati circa 3000 impieghi nelle quasi 700 aziende attive nella produzione di orologi svizzeri, secondo le stime fornite dall’organizzazione dei datori di lavoro dell’industria orologieraCollegamento esterno (CPIH) a swissinfo.ch.

“Ci si aspettava un aumento dell’occupazione nel settore dell’orologeria, ma la sua ampiezza ci ha sorpreso. Questo è tanto più impressionante in quanto il personale temporaneo non è incluso nel nostro censimento”, dice Ludovic Voillat, portavoce di CPIH.

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Un aumento di quasi il 4%, che praticamente compensa le perdite registrate dal 2015 al 2018. Con 57’800 posti di lavoro, gli effettivi sfiorano il record del 2014 (quasi 60’000 posti di lavoro), anno di riferimento assoluto per l’orologeria svizzera dal suo riorientamento verso il settore del lusso all’inizio a partire dagli anni 2000.

“Questo dimostra che gli orologiai hanno fiducia nel futuro, nonostante le incertezze che pesano sull’economia globale”, afferma Ludovic Voillat.

Il personale orologiero, sempre più qualificato, non soffre della crescente automazione osservata negli ultimi anni nel settore, osserva il rappresentante di CPIH. “Le aziende orologiere hanno più che mai bisogno di un know-how manuale. Assumendo dipendenti a tempo indeterminato, si assicurano di poter disporre delle competenze necessarie all’interno dell’azienda”, osserva.

Cifre record per il commercio estero svizzero

Lo scorso anno il commercio estero della Svizzera non ha risentito delle incertezze economiche globali. Le esportazioni svizzere sono aumentate del 5,8%, la più forte crescita dal 2010, raggiungendo il record di 233,1 miliardi di franchi. Le importazioni si sono pure accresciute, salendo dell’8,6% a 201,8 miliardi di franchi.

Il 2018 si è così concluso con un’eccedenza commerciale di 31,3 miliardi di franchi, in calo di 3,49 miliardi rispetto al 2017, ha reso noto martedì l’Amministrazione federale delle dogane (AFD)Collegamento esterno.

Traduzione di Armando Mombelli

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