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Contratto da record con l’India per la Pilatus

Pilatus ha già fornito circa 900 velivoli PC-7 ad una trentina di paesi Pilatus Aircraft Ltd

Pilatus ha raggiunto un accordo per l’esportazione in India di 75 aerei d'addestramento militari PC-7 del valore di oltre 500 milioni di franchi. Si tratta del più grande contratto concluso finora dal costruttore di aerei svizzero.

La società di Stans, nel canton Nidvaldo, ha inoltre annunciato giovedì di essere giunta nella fase finale delle trattative per un accordo sulla fornitura di 55 aerei PC-21 all’Arabia Saudita. Questo contratto è negoziato assieme al gruppo della difesa britannico BAE Systems.

Pilatus, che impiega 1’441 persone, di cui 1’302 a Stans, ha già venduto finora 900 velivoli PC-7 ad una trentina di forze aeree di tutto il mondo. Nel 2011 ha conseguito un fatturato record di 781 milioni di franchi, in crescita del 14% rispetto al 2010.

Contratto da primato

L’accordo con l’India, che comprende anche la fornitura di sistemi per l’addestramento al suolo e la manutenzione degli aerei, è il più grande concluso finora da Pilatus, dopo quello raggiunto nel novembre 2009 con gli Emirati Arabi Uniti per la vendita di 25 velivoli PC-21 al prezzo di 500 milioni di franchi.

Le consegne dei velivoli dovrebbero iniziare alla fine del 2012. Il contratto prevede inoltre la possibile fornitura successiva di altri 30 aerei del tipo PC-7.

Nei negoziati con l’India, il produttore svizzero è riuscito ad avere la meglio nei confronti di diverse società rivali, tra cui l’americana Beechcraft T-6 Texan II e la sud-coreana KT-1, che figuravano nella rosa finale degli offerenti dopo due anni di trattative con i rappresentanti indiani.

Lacune nella formazione

L’India è il più grande importatore di armi del mondo e sta spendendo miliardi di dollari per acquistare velivoli caccia e portaerei, allo scopo di modernizzare la propria forza aerea e marina, e guadagnare peso internazionale.

Secondo alcuni esperti, l’accordo raggiunto con Pilatus dovrebbe permettere di colmare delle lacune nel programma di formazione dell’Indian Air Force, la quarta più grande al mondo con un effettivo di 170’000 persone e 1’500 gli aeromobili che operano da oltre 60 basi. Per assicurare la formazione le forze aeree indiane necessitano infatti di circa 200 istruttori.

Le autorità indiane sono state costrette a cercare nuovi velivoli da addestramento di base, dopo aver deciso di bloccare al suolo la loro flotta Hindustan Aeronautics, dotata di velivoli HPT-32 Deepak, in seguito a 17 incidenti.

Licenza accordata

La licenza di esportazione di velivoli all’India era stata approvata già all’inizio del 2011 dal gruppo interdipartimentale di controllo delle esportazioni, che comprende rappresentanti della Segretaria di Stato dell’economia (Seco) e dei ministeri degli esteri e della difesa.

Dal momento che i PC-7 forniti all’India non saranno dotati di armi e, in base al contratto, dovranno essere utilizzati esclusivamente per attività di formazione, secondo le autorità elvetiche non sono da considerare materiale bellico e non rientrano nel quadro della legge che disciplina le esportazioni di armi.

“Ogni decisione in quest’ambito è difficile, ma in questo caso vi è stato un consenso generale per sostenere l’accordo”, indica Jürgen Böhler, responsabile della divisione export della Seco, dopo l’annuncio della conclusione del contratto da parte di Pilatus.

“Tutte le esportazioni vengono esaminate in base a precisi criteri. Verifichiamo ad esempio se vi è un embargo in atto o se il materiale esportato rischia di venir impiegato in modo improprio”, aggiunge Jürgen Böhler.

Riserve dei pacifisti

Pilatus è stata al centro di diverse controversie in passato. Alcuni dei suoi prodotti sono da sempre classificati come beni a duplice uso, il che significa che possono servire sia a scopi civili che militari.

A detta del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSSE), gli aerei Pilatus sono più solidi dei velivoli usati generalmente per attività di formazione e possono quindi venir dotati facilmente di armi.

Secondo il gruppo pacifista, i PC7 sono già stati modificati a più riprese e utilizzati in diversi conflitti armati per lottare contro forze ribelli. Dal 1970, sarebbero stati impiegati in Myanmar, Guatemala, Messico, Cile, Bolivia, Nigeria, Iraq e Ciad.

La violenza armata nella regione del Kashmir, contesa da India e Pakistan, nonché le tensioni in corso negli stati indiani di Assam e Manipur nel nord-est  e di Andhra Pradesh nel sud-est, suscitano delle riserve contro le esportazioni, ritiene il GSSE.

A suo avviso, la Svizzera rischia di essere considerata come un paese che contribuisce ad accumulare materiale militare nella regione, ciò che potrebbe screditare la sua immagine di promotore della pace e difensore dei diritti umani.

Alcuni esperti dubitano però che i PC-7 saranno utilizzati in operazioni di sicurezza in queste regioni, dal momento che finora l’Indian Air Force ha svolto un ruolo molto limitato in tale ambito e ha soprattutto bisogno di velivoli di addestramento per i suoi piloti militari.

Il volume del traffico mondiale di armi nel periodo 2007-2011 è cresciuto del 24% rispetto al quadriennio precedente.

Il 44% del materiale bellico è stato importato dall’Asia e dall’Oceania, il 19% dall’Europa, il 17% dal Medio Oriente, l’11% dall’America e il 9% dall’Africa.

I cinque principali paesi importatori si trovano in Asia: India (10% delle importazioni mondiali di armi), Corea del Sud (6%), Pakistan (5%), Cina (5%) e Singapore (4%).

(Fonte: Stockholm International Peace Research Institute, 19 marzo 2011).

Il primo scandalo legato all’esportazione di materiale bellico svizzero risale alla guerra civile in Nigeria. Nel 1968 si è saputo che aerei del Comitato internazionale della Croce Rossa erano stati colpiti da missili fabbricati in Svizzera.

Dieci anni più tardi è emerso che gli aerei da addestramento PC-7 costruiti da Pilatus potevano essere facilmente modificati per il trasporto di bombe. Questi velivoli sarebbero stati utilizzati dalla CIA durante operazioni in Laos, Myanmar, Guatemala, Messico, Cile, Bolivia e Nigeria.

Più di recente, prodotti della azienda aeronautica svizzera sono stati individuati in Iraq, Africa del Sud e Darfur.

Nel 1972 un gruppo di pacifisti ha lanciato la prima di tre iniziative per vietare l’esportazione di materiale bellico dalla Svizzera. Tutte le iniziative, compresa quella del 2009 accettata soltanto dal 32% dei votanti, sono state respinte.

L’esportazione di materiale di guerra è tornata al centro della cronaca nel luglio 2011, quando alcune munizioni inizialmente vendute al Qatar sono state ritrovate in Libia, in violazione dell’accordo sull’esportazione.

Traduzione dall’inglese di Armando Mombelli

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