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Una decisione politica che condanna gli studenti

Il 20 febbraio 2014 gli studenti hanno inscenato un funerale simbolico dei programmi Erasmus+ e Horizon 2020 sulla piazza federale di Berna. Keystone

L’annuncio dell’esclusione della Svizzera dal programma europeo di scambio universitario Erasmus+ è un colpo duro per gli studenti svizzeri. Il governo svizzero potrebbe comunque assicurare la loro mobilità europea anche in futuro autofinanziando le borse di studio.

«È triste pensare che alcuni miei compagni si sono iscritti a Erasmus per l’anno prossimo e che, se le cose restano così, non potranno partire, precludendosi un’esperienza preziosa e importante per la loro formazione», afferma sulle pagine del Corriere del Ticino Laura Dick, studentessa all’Università di Friburgo. 

«Inizialmente – prosegue – ero quasi incredula. Ora che la decisione sembra definitiva, penso sia ingiusto che siano gli studenti a pagare per l’esito del voto».

«Per me, per migliaia di studenti svizzeri, il voto del 9 febbraio è una mannaia. le fa eco su Le Temps Alice Bottarelli, studentessa all’Università di Losanna. La sua lama, senza preavviso, ha lacerato i nostri progetti sul nascere».

Per Alice Bottarelli, che sarebbe dovuta partire in settembre alla volta di Parigi, a pagarne le conseguenze non sono soltanto gli studenti, ma pure gli stagisti, gli impiegati che seguono una formazione continua, i professori e i ricercatori. «Non possiamo rimanere performanti, all’apice della ricerca e dell’educazione, senza questi scambi», avverte.

Definendosi «scioccata, ma non sorpresa», l’Unione degli studenti svizzeri (UNES) sostiene che l’esclusione da Erasmus «sancisce la morte della dimensione internazionale del paesaggio svizzero della formazione», si legge in un comunicato. L’UNES chiede pertanto alle autorità svizzere ed europee di fare tutto il possibile per ristabilire la situazione.

Svizzera fuori da Erasmus

L’annuncio dell’esclusione della Svizzera da Erasmus+, così come da Horizon 2020 (ricerca scientifica), è giunto mercoledì durante il dibattito sulle relazioni tra Svizzera e Ue al parlamento europeo a Strasburgo. «Durante l’anno accademico 2014-2015, la Svizzera non parteciperà al programma di scambio studentesco Erasmus», ha detto il commissario europeo per l’occupazione Laszlo Andor.

Formalmente, la Svizzera non è più considerata come un “paese associato” dell’accordo, bensì come “paese terzo”. Ciò significa che gli studenti svizzeri non potranno beneficiare di borse per recarsi in Europa. Lo stesso vale per quegli europei che intendono studiare in Svizzera. Tra il 2010 e il 2013, sono stati circa 10’000 gli studenti svizzeri ad aver beneficiato del dispositivo Erasmus.

La decisione è una conseguenza del voto svizzero sull’iniziativa denominata “Contro l’immigrazione di massa”. Accettata dal 56% degli elettori, l’iniziativa fissa dei contingenti migratori e di fatto rimette in discussione l’accordo sulla libera circolazione delle persone, uno dei pilastri della relazione tra Berna e Bruxelles.

Alcuni giorni dopo il voto, Berna ha informato Zagabria di non poter firmare il protocollo di estensione della libera circolazione alla Croazia nella forma parafata. Considerando questa intesa collegata agli accordi Erasmus+ e Horizon 2020, la Commissione europea li aveva sospesi. Ieri, come detto, la comunicazione ufficiale dell’esclusione della Svizzera.

Soluzioni transitorie

«L’Ue mostra i suoi muscoli», commenta sul Tages-Anzeiger Antonio Loprieno, rettore dell’Università di Basilea e presidente della Conferenza dei rettori svizzeri. Ciononostante, Antonio Loprenio consiglia a tutti gli studenti di candidarsi per uno scambio di un semestre.

Il governo svizzero, scrive il Tages-Anzeiger, potrebbe infatti finanziare lo scambio dei suoi studenti utilizzando i soldi che il parlamento ha promesso per Erasmus+. Secondo il quotidiano di Zurigo, il ministro dell’economia Johann Schneider-Amman avrebbe già confermato quest’opzione. Non si sa però quando sarà comunicata ufficialmente.

«La situazione è assolutamente aperta», ha detto all’Agenzia telegrafica svizzera Therese Steffen Gerber, della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI), precisando che la palla è nel campo della politica. L’amministrazione ha fatto delle «riflessioni» su possibili scenari dopo la fine di Erasmus+, ma non ne rivela i contenuti, ha aggiunto.

«Ci stiamo dando da fare per trovare una soluzione di transizione», ha indicato Gaétan Lagger, consulente scientifico presso il SEFRI. Il suo auspicio è che la Svizzera possa di nuovo partecipare ad Erasmus nel 2015.

La situazione potrebbe comunque evolvere ulteriormente nelle prossime settimane. Il governo elvetico intende in effetti risolvere al più presto la questione dell’estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia. Un incontro tra rappresentanti svizzeri ed europei è previsto per inizio aprile.

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