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I turbamenti degli operatori funebri nella crisi del coronavirus

chiesa storica con una facciata rossa sul cui lato destro c è un affresco iconografico di San Paolo sulla destra
Nessuna cerimonia religiosa può essere celebrata in Ticino in tempo di crisi di coronavirus: le severe disposizioni sanitarie di lotta contro la pandemia di Covid-19 nel cantone italofono, dall'11 marzo 2020, comprendono anche il divieto di funerali in chiese, templi e altri luoghi di culto. swissinfo.ch

La morte fa parte della loro quotidianità. Ma anche per loro preparare le salme delle persone decedute di Covid-19 è una sfida fuori dal comune. E, soprattutto, accompagnare le famiglie dei defunti è un'esperienza che segna profondamente gli operatori funebri.

“In 33 anni di attività non ho mai vissuto una situazione così triste. È l’aspetto peggiore di tutto questo contesto. Mi fa venire la pelle d’oca”, afferma Eros Bruschi, settantenne titolare dell’omonima società di onoranze funebriCollegamento esterno, che ci riceve nei suoi uffici a Bellinzona, il capoluogo Ticino, ossia il cantone della Svizzera che ha la maggior incidenza di morti di coronavirus proporzionalmente al numero di abitanti.

Uomo in piedi davanti a numerose bare immagazzinate
Nel magazzino dell’impresa di onoranze funebri di Eros Bruschi ci sono un centinaio di bare di scorta. swissinfo.ch

Più ancora delle sue parole, colpisce la mestizia del suo sguardo e della sua voce, quando Eros Bruschi ci narra come a farlo rabbrividire sia il dolore che pietrifica i familiari delle persone decedute di Covid-19 al momento del commiato.

Scene che s’imprimono nella mente e spezzano il cuore

Un pugno di parenti stretti che, a causa delle misure sanitarie di lotta contro la pandemia, non hanno più potuto vedere la persona amata dopo il ricovero in ospedale, né da viva né da morta, e che si ritrovano di fronte a una bara sigillata e disinfettata, dalla quale devono tenere le debite distanze, così come le devono tenere tra loro. Durante la breve cerimonia, alla quale possono partecipare al massimo cinque persone, restano immobili, chiusi in una muta sofferenza. Poi, al termine di quel fugace momento di raccoglimento, se ne vanno, ognuno nella propria direzione, senza potersi abbracciare, senza nemmeno potersi scambiare una stretta di mano, racconta Eros Bruschi.

“Sono scene che ti provocano una sensazione indescrivibile, che ti stravolgono interiormente”, aggiunge l’impresario di pompe funebri, con voce fievole, quasi come se stesse parlando a sé stesso. Quelle scene a cui ha assistito ripetutamente lo hanno scosso “a tal punto, che mi sono persino chiesto se magari non fosse stato meglio per i familiari non fare alcuna cerimonia”.

Uomo a mezzo busto.
Dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, in Ticino si è registrato circa il doppio di decessi rispetto alla media degli ultimi anni nello stesso periodo. “Un giorno, io e mio padre siamo stati al crematorio di Bellinzona per dieci servizi funebri consecutivi”, ci confida Igor Bruschi. Eros Bruschi SA

Diversa la reazione di suo figlio Igor, che è docente di informatica ma lavora anche nell’azienda paterna, con il quale ci intratteniamo in seguito, separatamente. Pure lui evoca senza esitazione il dolore struggente di quelle famiglie, quando gli chiediamo quale sia stata la componente peggiore che ha dovuto affrontare in questa pandemia.

Ma al contrario di suo padre, Igor Bruschi ci confida che in quei momenti lui si è detto: “Per fortuna hanno avuto almeno questa possibilità di congedarsi dal loro caro. Ho pensato che se fossi stato io in quella situazione, per me sarebbe stato importante poter dare almeno un ultimo saluto a un mio congiunto”.

Lo streaming come palliativo

“Vivere un lutto è già di per sé doloroso, ma se si è circondati da parenti, amici e conoscenti si trova conforto. In queste circostanze, invece, si viene privati anche di quel rito di consolazione”, dichiara Emiliano Delmenico, direttore dell’azienda funerariaCollegamento esterno di famiglia e presidente dell’Associazione ticinese degli impresari di onoranze funebri, raggiunto telefonicamente.

Le persone che si sono ritrovate in questa situazione, nonostante l’enorme sofferenza, hanno capito la necessità di rispettare le misure sanitarie: “hanno dimostrato una grande capacità di adattamento e molto coraggio”, rileva Emiliano Delmenico.

Le severe restrizioniCollegamento esterno numeriche per le cerimonie funebri, in Ticino, sono applicate per tutti i defunti, non solo per chi è morto di Covid-19. La differenza è che la bara di chi non è deceduto di coronavirus può essere lasciata aperta. “L’esposizione della salma è però molto limitata. Di solito qualche ora per consentire ai parenti e agli amici di rendere l’estremo saluto al defunto. Nella camera mortuaria non possono entrare più di un paio di persone alla volta”, precisa Eros Bruschi.

Qualche impresa di pompe funebri, come quella del Gruppo Delmenico, ha anche cercato di offrire una sorta di alternativa per sopperire un po’ alla mancanza del funerale tradizionale: la trasmissione in diretta streaming, per consentire a un ampio numero di parenti e amici di partecipare virtualmente alla cerimonia. Pur non considerandola una soluzione ottimale, gli impresari in questione sperano di poter fornire così un piccolo aiuto.

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Incognite destabilizzanti

Anche i timori di contagio tramite i corpi delle persone decedute di Covid-19 non hanno lasciato indifferenti gli operatori funebri. Soprattutto all’inizio, regnava una grande incertezza sulla trasmissione dell’infezione e non c’erano disposizioni specifiche, ci spiegano i nostri interlocutori.

“A certe nostre domande, le autorità non sapevano darci risposte”, ricorda Eros Bruschi. Intanto, davanti agli occhi dei ticinesi c’erano le immagini del dramma che si stava consumando nella confinante Italia e questo alimentava le paure.

“Alcuni colleghi hanno anche detto che forse sarebbe stato meglio non più fare funerali”, rivela Emiliano Delmenico. Ed Eros Bruschi ci dice che due suoi dipendenti non hanno voluto occuparsi dei defunti di Covid-19, per timore di contagi.

Egli stesso riconosce di essersi sentito insicuro in certi momenti. “Quando c’è bisogno si va sul campo e non ci si pensa. Ma la sera, basta magari un po’ di tosse per avere qualche dubbio. In più c’è la famiglia che si preoccupa. Mia moglie mi chiedeva in continuazione se fossi sicuro di non essermi esposto a pericoli”. Anche suo figlio Igor non nasconde di essersi preoccupato, soprattutto per il papà, che lavorava molto. Durante questa pandemia, la sua impresa ha effettuato più del doppio dei servizi funebri rispetto alla media.

Protocollo rigoroso

Le imprese di onoranze funebri, di concerto con le autorità del cantone italofono, hanno perciò adottato regole severe, per tutelare la salute, sia dei familiari dei defunti che degli operatori funebri. Questi ultimi si proteggono indossando apposite tute con cappuccio, guanti, mascherine e occhiali. I corpi vengono chiusi rapidamente in appositi sacchi e le bare siliconate e disinfettate anche esternamente.

Le autorità cantonali avevano persino pensato d’imporre la cremazione, ci dicono Emiliano Delmenico ed Eros Bruschi. Ma gli impresari di onoranze funebri le hanno convinte a non fare un simile passo, tenuto conto delle raccomandazioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica, secondo cui ciò non è necessario. “Sarebbe stata una forzatura. Il problema sanitario avrebbe rischiato di diventare anche un problema politico-religioso”, sottolinea Delmenico. Infatti, benché la stragrande maggioranza dei defunti in Ticino anche in tempi normali sia cremato, non tutti l’accettano.

Federalismo e funerali

Le raccomandazioniCollegamento esterno dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) consentono di comporre la salma in una bara aperta, a condizione che, tramite transennamenti o un vetro, non possa essere toccata. “Le persone decedute non trasmettono il nuovo coronavirus, ma sulla salma possono essere ancora presenti liquidi infettivi. Pertanto deve essere trattata con cautela”, scrive l’UFSP.

Le salme di persone morte a causa del coronavirus “possono essere inumate o cremate. Anche un’imbalsamazione è possibile”.

Tumulazioni e cerimonie funebri sono possibili soltanto nella stretta cerchia familiare, con al massimo 20 persone, che “devono osservare strettamente le regole di igiene e di comportamentoCollegamento esterno“.

I cantoni possono applicare disposizioni più severe, come ha appunto fatto il Ticino. Nel cantone sudalpino, nell’ambito del graduale allentamento delle restrizioni per cercare di impedire i contagi di Covid-19, dal 27 aprile ha esteso l’autorizzazione della partecipazione alle cerimonie funebri dalla “stretta cerchia familiare” alla “cerchia familiare”. Il numero di partecipanti è ora legato allo spazio disponibile nel centro funerario: una persona ogni quattro metri quadrati.

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