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Enriqueta Favez, una dottoressa travestita da medico

L'affascinante storia Enriqueta Favez è oggetto di un libro.

Nel 19esimo secolo, a Baracoa (isola di Cuba), era attivo un medico svizzero molto apprezzato e rispettato dalla popolazione: grande fu la sorpresa quando si scoprì che il dottore... era una dottoressa.

Enriqueta Favez ha praticato la medicina e persino servito nell’esercito napoleonico, prima che la sua reale identità fosse scoperta. La straordinaria vicenda è ora diventata oggetto di un libro.

Intitolata «Vestita da uomo» («Por andar vestida de hombre»), l’opera è stata scritta dallo storico cubano Julio Cesar Gonzáles Pagés e pubblicata anche grazie al sostegno della Direzione svizzera dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

«L’opera racconta la storia di una signora elvetica che ha dovuto fingere di essere un uomo per poter diventare dottore: alle donne, infatti, non era consentito studiare medicina. Enriqueta Favez è riuscita a superare questa frontiera», racconta a swissinfo Gonzáles Pagés.

Delle origini di Enriqueta non si conosce molto, a parte il fatto che pare sia nata in una famiglia borghese di Losanna, attorno al 1791. All’età di 15 anni, sposò un soldato francese dell’esercito napolenico. Secondo Gonzáles Pagés, la ragazza intendeva così guadagnarsi i favori del proprio tutore, un zio con il grado di colonnello.

Tre anni dopo, Enriqueta rimase vedova e perse pure la giovane figlia. Si trasferì in seguito a Parigi per studiare medicina, anche se le circostanze di questa decisione restano tuttora un mistero; sembra comunque che la donna avesse il beneplacito dello zio.

Vestiti maschili

«Si presentò in ambiti maschili e disse di essere un ufficiale dell’esercito, utilizzando il grado del defunto marito», spiega Annemarie Sancar della DSC, autrice della prefazione al volume.

In questa veste, Enriqueta lavorò come chirurgo militare all’epoca delle guerre napoleoniche, prima di essere catturata in Spagna dalle truppe di Wellington. Rimasta sola – lo zio morì in terra spagnola –, decise di partire per cominciare una nuova vita altrove.

Enriqueta giunse così a Baracoa, località situata nella zona sudorientale dell’isola di Cuba. La città, soffocata dal clima tropicale e spesso colpita dalle incursioni dei pirati, non costituiva certamente un insediamento semplice.

Con il nome di Enrique Favez, Enriqueta non si perse d’animo e conquistò subito la fiducia di numerosi clienti, tra cui molti poveri, a cui insegnò anche a leggere e scrivere. E proprio a Baracoa, la protagonista del libro si innamorò di Juana, una giovane donna del luogo, e la sposò.

Matrimonio e processo

«Juana era al corrente della reale identità di Enriqueta. Tuttavia, non sappiamo se quella tra le due donne fosse una relazione omosessuale o se si trattasse soltanto di una soluzione per offrire sostegno finanziario a Juana, di condizione modesta», afferma Sancar.

Qualche tempo dopo il matrimonio, la popolazione cominciò a nutrire sospetti circa il vero sesso del dottor Favez. Enriqueta venne dunque arrestata, e al processo dovette confrontarsi alla rabbia dell’élite cattolica, maschile e conservatrice.

«In un certo senso», aggiunge Sancer, «Enriqueta aveva offeso il conservatorismo cattolico: una donna nei panni di un uomo costituisce un atto rivoluzionario». In un primo tempo l’imputata cercò di negare, ma poi – dopo un degradante esame e in seguito alle prove fornite da Juana – fu costretta ad ammettere la verità.

New Orleans

Enriqueta venne quindi imprigionata all’Avana, prima di essere mandata, all’età di 33 anni, presso i suoi famigliari negli Stati Uniti. Una volta giunta a destinazione, i parenti – disposti ad aiutarla e decisi a tenere nascosto il suo vero cognome – riuscirono a farla ammettere in un convento.

Nei panni di suor Magdalena, continuò dunque a operare come medico e a prestare le sue capacità al favore dei meno abbienti, diventando anche missionaria in Messico. Enriqueta morì all’età di 65, nel 1865. Gonzáles Pagés è riuscito a individuare la sua tomba a New Orleans, poco prima che fosse distrutta dall’uragano Katrina.

Secondo lo storico, pur se risalente a diversi anni or sono, la vicenda è tuttora attuale: «A Cuba vi è ancora discriminazione nei confronti delle donne e degli omosessuali, e l’accesso a certe professioni per le donne rimane molto difficile».

Una domanda fondamentale resta comunque senza risposta: Enriqueta si sentiva veramente uomo, oppure si trattò di una scelta necessaria per poter lavorare come medico? Sancar ritiene impossibile trovare una risposta. «Questa donna», dice, «non dovette soltanto lottare a favore dei poveri e celare la propria identità, ma anche combattere contro sé stessa. Proprio per questo, forse, è diventata così forte».

swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Il libro «Por andar vestida de hombre» («Vestita da uomo») sarà pubblicato nel 2008 in spagnolo; la DSC spera che l’opera sia poi tradotta anche in altre lingue.

Julio Cesar Gonzáles Pagés è professore assistente presso la facoltà di filosofia dell’Università dell’Avana; per realizzare il volume sono stati necessari circa dieci anni di ricerche. In futuro, vi potrebbe essere pure una trasposizione cinematrografica.

A Cuba, la DSC sostiene vari progetti legati alla storia della discriminazione sessuale.

Il dottor «James» Miranda Barry si laureò in medicina alla «Medical School» di Edimburgo nel 1812 e diventò un brillante chirurgo dell’esecito, fino a ottenere il titolo di «Inspector General of Hospitals», una tra le massime onorificenze della medicina militare. La sua vera identità sessuale fu scoperta soltanto dopo la morte.

Mary Edwards Walker (1832-1919) è stata la prima donna americana a diventare medico militare e a ricevere la medaglia d’onore per il suo impegno, segnatamente durante la guerra civile, a favore dei malati e dei feriti. Ha inoltre difeso strenuamente i diritti delle donne.

La russa Nadezhda Prokofevna Suslova è una delle prime donna europee ad aver ricevuto il titolo di medico, all’Università di Zurigo nel 1867.

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